“Spett.le Cantine Ermes,
dall’esito dell’incontro del 28 u.s. (giugno ndr) e dall’esame delle minute delle ipotesi contrattuali da Voi elaborate, non possiamo esimerci dal segnalare le seguenti criticità che, ove non superate, rendono difficile il proseguimento dell’interlocuzione.

La forma del contratto di conto lavorazione, per quanto riguarda la vendemmia 2023, appare non compatibile con le regole della composizione negoziata della crisi d’impresa e con lo stesso piano presentato a suo tempo da Cavim, che prevede la cessazione dell’attività d’impresa in forma diretta. L’accordo, fra l’altro, non consentirebbe di ottenere l’autorizzazione prevista dall’art 22 comma 1 letttera d) del D.L.vo 14/2019, anche e soprattutto nel V.s interesse.

A prescindere da quanto sopra, non è stata prevista, nella minuta del contratto di conto lavorazione, una clausola che manlevi in modo adeguato CAVIM dai rischi derivanti dalla eventuale impossibilità sopravvenuta di svolgere l’attività di lavorazione delle uve nella propria struttura.

Il tempo per la definizione dell’operazione, con l’acquisto da parte Vs. Dell’azienda (ovvero dopo il 32 12 2025) non è compatibile con la necessità di Cavim di formulare ai propri creditori una proposta di pagamento con tempistiche adeguate.

Allo stato, anche in ragione del tempo previsto per il suo completamento, non vi sono elementi che consentano alla governance di Cavim, e poi all’esperto di formulare un giudizio di fattibilità dell’intera operazione, con particolare riferimento alla effettiva possibilità di verificazione dell’accollo del debito bancario residuo, da Voi posto quale condizione dirimente”.

Con questa lettera indirizzata alla Cantine Ermes, il presidente tronca ogni trattativa con la coop (perché Ermes è tale) che ad oggi aveva fatto la miglior proposta, che aveva ricevuto il gradimento della maggioranza dei soci e che, cosa non meno rilevante, si era fatta carico di garantire l’occupazione degli addetti.

Al di là dei punti contestati, un elemento incuriosisce. Albertazzi cita la governance e l’Esperto senza, però, far riferimento a momenti ufficiali: quando e in che occasione la governance è arrivata a questa conclusione? Esiste un atto ufficiale che certifichi tutto questo?

Ma la vicenda Cavim da tempo ci ha detto che lì esiste un’interpretazione del concetto di cooperazione molto particolare e giriamo volentieri questa domanda a Confcooperative. E la vendemmia 2023? Sta arrivando la nuova vendemmia, possono i soci conferire l’uva altrove dal momento che lo stallo aziendale li mette in difficoltà? Lo abbiamo chiesto a un esperto e di seguito la sua risposta.

I soci CAVIM sono liberi. Ai sensi dell’art.1460 C.C. (eccezione di inadempimento) i soci Cavim possono rifiutare di eseguire la propria prestazione, cioè il conferimento dell’anno 2023, senza subire penali, legittimamente poiché giustificati dal grave inadempimento della Cavim che a tutt’oggi non ha provveduto al pagamento del conferimento del 2022 ed al saldo del conferimento del 2021.

(m.z.)