Dopo aver intervistato il presidente nazionale di Legacoop, Simone Gamberini, abbiamo deciso di fare il punto con in presidente di uno dei pilastri della cooperazione italiana, quella Legacoop Produzione, Lavoro & Servizi guidata da Gianmaria Balducci.
“E’ il settore che ha brillato di più, se guardiamo i risultati economici”. Comincia così la nostra chiacchierata e aggiunge subito “Anche inaspettatamente perché sappiamo tutti che il 2022 è stato l’anno caratterizzato dai forti rincari dei prodotti energetici a cui sono seguiti gli aumenti delle più importanti materie prime, ma, con un pizzico di orgoglio, il nostro comparto ha mostrato una grande capacita di resilienza ed è riuscito a mantere un forte equilibrio su lato dei prezzi e dei servizi forniti ed è riuscito in questa impresa di tenere i conti in ordine in un anno critico sì ma anche caratterizzato da una domanda decisamente alta, di prodotti e servizi. Se a questo aggiungiamo un serio rigore sul versante dei budget capiamo perché siamo arrivati ad una chiusura d’anno decisamente positiva.”
Da cosa è possibile dedurre il buon andamento economico del settore?
“Dalla contribuzione al fondo Coopfond (il 3% degli utili) che è aumentato in modo significativo, mentre per quel che riguarda il comparto del consumo vediamo che ha fatto più fatica perché ha risentito dell’inflazione e della scelta di non ribaltare completamente sui prodotti i costi sostenuti a protezione dei consumatori e al fine di evitare una frenata troppo brusca dei consumi e un impatto pesante per le famiglie.”
E al momento cosa vede?
“C’è un po’ di preoccupazione diffusa su due aspetti in particolare. L’inflazione che sta ancora colpendo in modo duro, può creare problemi a chi è esposto a livello finanziario; ne consegue che ci vuole una grande attenzione alla cassa , ai conti in ordine, qualche volta anche a discapito dello sviluppo. Si tratta di un problema molto sentito nel settore edile dove ci sono aziende che si trovano con crediti da superbonus incagliati; per fortuna le nostre aziende non hanno lavorato molto con questa modalità. Oggi l’esposizione verso le banche costa molto cara, e stiamo parlando di un comparto che prevede margini molto risicati”.
E il secondo aspetto?
“Abbiamo, proprio collegata con la forte dinamica inflattiva, una frenata generalizzata dei consumi e anche degli investmenti a medio e lungo termine. Gli ordinativi in tanti settori tendono a calare (mentre in quello edile prevediamo per i prossimi due, tre anni fasi di sviluppo che si collega molto al Pnrr che sta arrivando anche nei comuni e alle prevedibili ricostruzioni post alluvione (anzi aggiungo che vediamo l’arrivo di aziende estere che vedono nel settore spazi di manovra anche perché ci sono più lavori che aziende in grado di farli) e se non ci sono forti elementi di novità possiamo vedere un 2024 in recessione.
E’ una fase, per arrivare a sintesi, nella quale noi abbiamo invitato alla prudenza e a scelte molto oculate perché al primo posto c’è la salvaguarda dell’impresa. E ci auguriamo che l’uso dei tassi di interessi in crescita (per frenare l’inflazione) non ci porti sullo scivolo della frenata economica più generale.
(m.z)