A morte l’orso! Viva l’orso! E’ un mercoledì il 5 aprile del 2023, quando un ragazzo della val di Sole viene aggredito sulla strada di montagna da un’orsa identificata come JJ4. E’ il primo morto della vicenda orsi in Trentino. E il 5 aprile 2023 è da rubricare come il giorno della nascita ufficiale delle tifoserie: pro e contro l’orso. E pensare che sono passati quasi tre decenni da quando il Parco naturale Adamello Brenta decise di introdurre sulle montagne trentine il plantigrado, che vanta una storia lunghissima, e pure travagliata, in questi luoghi. Nel Seicento, per dirne una, le comunità della stessa val di Sole istituirono taglie per chi portava il trofeo di orso. Pian piano l’animale si è estinto.
Sulle ultime uccisioni (anni Cinquanta e Sessanta del Novecento) si inanellano racconti epici da filò, quando i contadini si riunivano nelle stalle alla sera e, mentre le donne filavano, gli uomini chiacchieravano, che poi, se ci è concesso, è il passatempo preferito. Allora si ricorda il Nene della Val Daone (lembo sud-occidentale del Trentino, selvaggia finché arrivarono le dighe) che l’orso lo uccise imbracciando il fucile con l’unico braccio che possedeva, avendo perso l’altro durante la guerra.
Quando spuntava il terzo millennio nacque Life Ursus, il progetto di reintroduzione di un animale ex autoctono. Pochi (sì, pochi) si posero una domanda: se è scomparso ci sarà un motivo? E ancor meno aggiunsero: la montagna, oggi, è frequentata da turisti, quindi è antropizzata in maniera diversa rispetto al tempo in cui i residenti salivano per andare in malga o per tagliare le piante in cerca di legna. Oggi gli escursionisti, gli alpinisti, le famigliole in passeggiata, gli sportivi, vanno ovunque, restringendo l’habitat dell’orso. Ed è inevitabile che prima o poi le strade degli umani si incrocino con quelle degli orsi. Se poi si tratta di orse con i cuccioli… Giusto per concludere rapidamente la cronistoria, fu lanciato in quel tempo un sondaggio, che diede un risultato clamorosamente favorevole alla reintroduzione. E le televisioni, dopo che la Slovenia ci aveva dato i primi esemplari, mandarono gli inviati con troupe a cercare di imbattersi nei nuovi Yoghi e Bubu, che non erano ancora siglati con il piglio burocratico di JJ, M o MJ, ma si chiamavano romanticamente Masun, Jurka, Kirka, Daniza…
Con il passare degli anni l’orso ha fatto quel che sa fare qualsiasi essere: mangia, dorme, si muove d’estate, va in letargo d’inverno, fa cuccioli. E a forza di fare cuccioli il numero dei plantigradi in Trentino è aumentato a dismisura.
Il 5 aprile c’è lo spartiacque. Il ragazzo della val di Sole viene aggredito. Non entriamo nel merito delle versioni, perché qualsiasi sposassimo verremmo tacciati da una delle tifoserie di partigianeria. Una cosa è certa: ci hanno giocato tutti. Da una parte c’è il presidente della Giunta provinciale, che sente l’odore delle elezioni di ottobre, perciò un giorno sì e l’altro anche tuona (sotto forma di ordinanze) per l’uccisione dell’orsa assassina. Dall’altra ci sono gli animalisti, che ad ordinanza rispondono con ricorso al Tar per difendere la vita della povera orsa, chiusa in galera, nel recinto del Castellèr, dove è “detenuto” pure Papillon, quello che è riuscito ad evadere ben due volte. Ultimamente la Lav è riuscita ad ottenere dalla Romania e dal Ministero italiano l’autorizzazione ad esportare JJ4. E tu penseresti: è finalmente finita: il presidente della Provincia è spiazzato; non può più fare la voce grossa per dichiarare la sua volontà di togliere dalle spese l’animalaccio. E invece no. Il presidente continua a tenere il punto: niente esportazione, ma uccisione. Evidentemente è convinto che porti voti.
Le tifoserie urlanti affidano agli slogan (come tutte le tifoserie) i loro proclami. Viva l’orso, ammazza l’orso! E l’orso imperversa. La famiglia del ragazzo morto accusa la Provincia di inadempienze perché dopo tre mesi non è accaduto nulla: nessuno ha porto loro nemmeno le scuse. Ma cosa sarebbe dovuto accadere? Si badi, non è una domanda provocatoria. La sensazione è che ci si trovi di fronte all’impotenza. Non si sa nemmeno di preciso quanti orsi si scapicollano su e giù per le creste del Trentino occidentale. C’è chi dice cento e chi vicino ai duecento. Di sicuro la gestione è sfuggita di mano. Ma non è questa la sede per discussioni sul tema. Più stimolante sarebbe indagare sul rapporto uomo animale in tempi in cui non riusciamo ad avere un approccio equilibrato né con gli animali domestici, né con quelli selvatici. E nemmeno con gli altri bipedi, se proprio vogliamo dirla tutta. Affiorano alle labbra molte domande in uscita dai labirinti della nostra psiche. Possibile amare il cane tanto da portarselo a letto o odiarlo tanto da gettarlo dalla macchina in autostrada? Possibile amare l’orso a tal punto da trattarlo come un umano, o odiarlo tanto da volerlo morto ad ogni costo?
Senza voler fare una seduta di psicoterapia da area di servizio autostradale, alla fine, nell’un caso e nell’altro, trionfa il nostro egoismo. Che inevitabilmente umanizza orsi e cani, lupi e gatti.
(Giuliano Beltrami)
P.S. Sappiamo che molti dei nostri lettori vanno in Trentino e quindi può essere utile il link che proponiamo alla loro attenzione: https://www.visittrentino.info/it/esperienze/natura-benessere/natura-e-aree-protette