Al Gianicolo a Roma tra le tombe ed i monumenti dei garibaldini e dei caduti in difesa della Repubblica Romana del 1849 si trova anche quello di una donna che ebbe a che fare con Imola.

Colomba Antonietti (Bastia Umbra, 19 ottobre 1826 – Roma, 13 giugno 1849) è stata una patriota italiana. Figlia del fornaio Michele e di Diana Trabalza, giovanissima si trasferì con la famiglia a Foligno dove conobbe il conte Luigi Porzi, nato nel 1822 da un’antica e nobile famiglia di Imola, cadetto delle truppe pontificie, con cui condivideva il cortile di casa.

Busto di Colomba Antonietti al Gianicolo (foto da Wikipedia)

Colomba e Luigi, un amore contrastato come Giulietta e Romeo

Colomba era alta, snella, con denti bianchi e regolari, occhi e capelli nerissimi, ricciuti e ribelli a qualsiasi acconciatura. I due si incontrarono più volte scambiandosi una promessa di matrimonio, ma il diverso ceto cui le due famiglie appartenevano suscitava l’ostilità verso tale unione: si vedevano dalla finestra, proprio come i Montecchi e Capuleti. Scoppiò uno scandalo in seguito al quale il giovane fu trasferito a Senigallia, ma il provvedimento non riuscì ad impedire le nozze che si tennero nella Chiesa della Misericordia di Foligno all’una di notte del 13 dicembre 1846: erano assenti tutti i parenti degli sposi con l’eccezione del fratello di lei, Feliciano.

I novelli sposi partirono alla volta di Bologna, ove abitava la madre di Porzi, ma dopo due mesi si trasferirono a Roma dov’era di stanza il battaglione di Luigi, promosso tenente: qui egli fu arrestato per avere contratto matrimonio senza la necessaria autorizzazione e rinchiuso a Castel Sant’Angelo con lo stipendio dimezzato.

Colomba, una guerriera vestita da uomo

Il periodo di prigionia contribuì a sviluppare nel giovane e in Colomba l’odio per l’oppressione e si avvicinarono alla causa dell’indipendenza nazionale, di cui danno testimonianza le lettere che la giovane scriveva alla sua famiglia. Allo scoppio della Prima Guerra di Indipendenza Porzi lasciò il servizio pontificio e corse volontario al nord, mentre Colomba, tagliati i bellissimi capelli neri, si vestì da uomo e da soldato, si arruolò e combatté in Lombardia e in Veneto al fianco del marito.

Parimenti, quando la Repubblica di Mazzini cadde, Garibaldi e le sue camicie rosse fuggirono da Roma, Anita si tagliò i lunghi capelli, si vestì da uomo e partì a cavallo a fianco del suo amore. Famoso è pure il brano di Tolkien che ne “Il signore degli anelli” racconta della principessa Eowyn che combatte travestita da uomo, ma quella di Colomba fu realtà. Poi partirono alla volta di Roma al comando di Luciano Manara per contribuire alla sua difesa ed il 19 maggio 1849 Luigi e Colomba parteciparono con Garibaldi alla battaglia di Velletri per fermare l’esercito borbonico di Ferdinando II.

I bersaglieri sfilarono sotto gli occhi del Generale, accolti da grida entusiastiche di Viva i nostri bersaglieri! a cui quelli rispondevano Evviva Garibaldi!

Luigi e Colomba erano tra questi valorosi bersaglieri e lei meritò l’elogio dello stesso Garibaldi: fu vista combattere a fianco del marito con coraggio e rincuorare i soldati.

Conquistata la città di Velletri, i garibaldini parteciparono alla difesa della Repubblica Romana e Colomba si impegnò nel soccorso dei feriti pur continuando a combattere; nell’assedio di Porta San Pancrazio morì sotto il fuoco dell’artiglieria francese, in difesa della Repubblica Romana, colpita in pieno da una palla di cannone il 13 giugno: spirò pochi istanti dopo tra le braccia del marito.

Quadro di Girolamo Induno, “Morte di Colomba Antonietti” (da Wikipedia)

La sera successiva Luciano Manara e lo svedese Hofstetter, giunti in città per la cena, si imbatterono nel convoglio funebre: “La bara era coperta di corone di rose bianche e dalla sciarpa tricolore. La musica militare suonava l’inno funebre dei martiri d’Italia ‘Chi per la patria muor vissuto è assai’… I due ufficiali salutarono commossi il feretro della loro eroica compagna d’armi, a cui tutta Roma rendeva il suo ammirato omaggio.”

Fu sepolta dapprima nella Chiesa di San Carlo ai Catinari, dove era cappellano don Ugo Bassi; nel 1941 le sue spoglie furono traslate presso il Mausoleo Ossario Garibaldino sul Gianicolo, che accoglie i caduti nelle battaglie per Roma Capitale e per l’Unità d’Italia (1849–1870).

L’elogio di Giuseppe Garibaldi che la ricordava simile alla sua Anita

Della sua tragica fine scrisse Garibaldi nelle sue “Memorie”, memore del suo amore per Anita e delle similitudini tra le due donne, entrambe coraggiose e tragicamente morte giovani nella medesima occasione di lotta per la repubblica e per la libertà: “La palla di cannone era andata a battere contro il muro e ricacciata indietro aveva spezzato le reni di un giovane soldato. Il giovane soldato posto nella barella aveva incrociato le mani, alzato gli occhi al cielo e reso l’ultimo respiro. Stavano per recarlo all’ambulanza quando un ufficiale si era gettato sul cadavere e l’aveva coperto di baci. Quell’ufficiale era Porzi. Il giovane soldato era Colomba Antonietti, sua moglie, che lo aveva seguito a Velletri e combattuto al suo fianco… Mi ricordò la mia povera Anita che era anch’essa si calma in mezzo al fuoco”.

I ricordi del marito Luigi Porzio

Il marito fuggì in Sudamerica: visse in Brasile, in Argentina ed in Uruguay, dove morì nel 1900 a Canas de Montevideo: nel mezzo secolo trascorso lontano dall’Italia non si risposò, l’amore per Colomba non poteva essere sostituito e fu soprattutto lui a narrarci questo amore nelle lettere che scrisse a suo nipote, ormai anziano e malato di cuore. Luigi ricordava la sua gioventù repubblicana e garibaldina, incarnando di fatto Ippolito Nievo che, al contrario, da giovane scrisse “Le confessioni di un italiano” fingendosi un vecchio che raccontava la sua vita avventurosa e patriottica: Ippolito scrisse fiction, Luigi la vera vita: purtroppo non riuscì mai a tornare in Italia.

Due mesi dopo la morte nei combattimenti romani, il poeta Luigi Mercantini, autore dell’Inno di Garibaldi, dedicò a Colomba Antonietti un’ode.

Della sua figura tracciarono ammirati ritratti diverse personalità e memorialisti del Risorgimento: tra gli altri, Colomba è stata citata da Alexandre Dumas, Francesco Domenico Guerrazzi e dal nostro conterraneo Felice Orsini.

Una frase di Giosuè Carducci recita “Non ricordate Colomba Antonietti sposa ventenne travolta morta dalle palle francesi, a piè delle mura di S. Pancrazio, mentre porgeva l’arme carica al marito?

In un’iscrizione a cura del professor Isidoro Del Lungo si legge: “Colomba Antonietti contessa Porzi eroina della crociata italiana per l’indipendenza e la libertà della patria il 13 giugno 1849 sulle mura di Roma combattendo accanto al marito esalava la pia forte anima nel grido Viva l’Italia che la sua Bastia vuole qui sotto l’effigie di lei in memoria degna perpetuato”.

Nella sua Bastia Umbra c’è un monumento costruito nel 1964 in piazza Cavour, di fronte alla sede municipale, inoltre le sono intitolate la scuola media cittadina ed una via presso la piazza principale della cittadina dove l’Antonietti visse la sua infanzia: una targa è posta in quella che fu la sua abitazione.

La targa a Bastia Umbra della casa natale

A Roma, come sopra scritto, il suo busto è fra le statue e monumenti dei patrioti sul Gianicolo e l’Istituto Tecnico per attività sociali venne fondato e intitolato all’eroina umbra nel 1932.

A Foligno nel Palazzo del Municipio (Sala consiliare) c’è un dipinto che ritrae Colomba Antonietti mentre combatte per la difesa di Roma, affresco a tempera di Mariano Piervittori; sempre a Foligno una pubblica via le è intitolata dal 1865, altre a Medole ed a Cagliari.

Il pane dedicato a Colomba

Il panificio Panella di via Merulana a Roma ha voluto rendere omaggio a questa eroina “fornarina” realizzando un pane speciale a lei dedicato in occasione dell’evento Cerealia 2015.

Per approfondire

Chi intendesse approfondire questa tragica, eroica ed interessante vicenda ha a disposizione vari riferimenti.
Cinzia Dal Maso, La vera storia di un’eroina di Roma, Edilazio, 2011; Claudia Minciotti Tsoukas, Colomba Antonietti. Un’esperienza di vita tra mito e realtà: 1826-1849, Bastia Umbra, Assessorato alla cultura, 1990; Giulia Galeotti, Lucetta Scaraffia, 101 donne che hanno fatto grande l’Italia, Newton Compton, Roma, 2011; Elena Doni, Rose bianche per un soldato. Colomba Antonietti, in AA. VV., Donne del Risorgimento, il Mulino, Bologna, 2011; Flaminia Camilletti, Storia di un’Italiana, Colomba Antonietti 1826-1849, Idrovolante Edizioni, 2019; Mirella Matteucci, Colomba Antonietti. Una storia d’amore e di guerra, Ristampa Edizioni, 2017.

(Marco Pelliconi e Lorena Minardi)