Castel San Pietro Terme (Bo). La rinnovata Edicola delle acque sulfuree delle Terme di Castel San Pietro è stata inaugurata lo scorso 24 giugno, nell’ambito delle iniziative della Notte Celeste. Ora, Andrea Bertolini, curatore del progetto, ci racconta il percorso che permesso il recupero e la ristrutturazione dell’antico manufatto, con tante novità e alcune importanti scoperte.

L’origine dell’Edicola

L’origine dell’antica Edicola delle acque delle Terme di Castel San Pietro non è certa. Nel 1893 dal resoconto dell’assemblea dell’allora proprietà si desume che erano in costruzione i giardini e, dalla deliberazione di portare l’acqua marziale all’edicola mediante una nuova condotta, si può presumere che l’edicola doveva già essere stata realizzata.

Da una descrizione per una stima peritale del 1897 si ha conferma che, esternamente al fabbricato sopra descritto, vi era effettivamente “un’edicola di distribuzione delle acque Salse-Bromo-Iodica, Solforosa e Ferruginosa o Marziale, getti per lavaggio, protetta all’intorno da un vasto ed elegante padiglione. Il tutto era circondato da un pregevole giardino di recente impianto”.

Il progetto iniziale

Un manufatto che, grazie ai lavori pensati per la ristrutturazione del vecchio gazebo, è stato riscoperto e poi recuperato. “Il progetto iniziale prevedeva il restauro unicamente della parte metallica dell’edicola delle acque – racconta Bertolini -. Fortuna vuole che poco prima di iniziare i lavori ci siamo imbattuti in alcuni documenti che raccontavano di un accesso attraverso una botola ad uno spazio sotterraneo, avvenuto nei primi anni ‘80 del secolo scorso ad opera di Gilberto Giorgi, che aveva lo scopo di riportare alla luce i ‘Mascheroni’ di Cleto Tomba che lì si trovavano. Abbiamo scoperto la botola proprio accanto all’Edicola, in un punto visibile a tutti ma che nessuno in questi decenni aveva mai notato: si era sempre pensato che fosse un pozzetto elettrico e da anni non era stata aperta. Potete comprendere l’emozione quando, una volta aperta la botola e scesi nel sottosuolo, ci siamo trovati di fronte a uno spazio ipogeo di chiara forma ottagonale. Le Terme e Anusca hanno subito compreso la portata della cosa e si sono lanciati in quest’avventura, modificando il progetto iniziale, e chiaramente anche il budget messo a disposizione, per riportare alla luce quello che di fatto una volta sicuramente era visibile ai frequentatori delle Terme”.

La vecchia Edicola

Lo spazio ipogeo

Questo spazio scavato per circa un metro e settanta nel sottosuolo presenta sei nicchie, quattro delle quali hanno ancora, a circa 15-20 centimetri dal terreno, delle borchie metalliche che probabilmente un tempo erano collegate ai ‘Mascheroni’ di Cleto Tomba.

Un punto di fuoriuscita dell’acqua dell’Edicola originaria

Era da questi mascheroni che fuoriusciva l’acqua termale che veniva distribuita ai frequentatori delle Terme. In una nicchia c’è anche un lavandino subito sopra la borchia. Un lato dell’ottagono, privo di nicchie, si pensa che in origine ospitasse una scaletta metallica di accesso per le inservienti che poi risalendo allungavano oltre la balaustra le acque agli avventori.

Le cisterne

“Ma non è tutto, infatti, durante i lavori abbiamo rinvenuto delle altre botole che hanno messo in luce 3 cisterne in mattoni rivestite di vetro circostanti l’ottagono. Si tratta di depositi, costruiti oltre 100 anni fa, delle tre tipologie di acque – salsobromoiodica, sulfurea e ferruginosa o marziale, installati per avere una riserva nel caso, per qualche motivo, fosse venuto a cessare il flusso diretto. È stato così possibile ricostruire interamente il disegno originale del manufatto”.

Una botola di accesso alle citerne

La struttura del gazebo, così come era visibile fino a qualche mese fa, è di epoca post bellica. “Dopo le distruzioni della guerra, venne realizzata la fontana di forma ottagonale sormontata da una scultura che rappresentava un angioletto, ma si trattava di un’opera di nessun valore artistico, nulla quindi in confronto a ciò che è emerso e che abbiamo riportato alla luce recuperando lo spazio originale dell’Ottocento. L’idea è, in futuro, di riposizionare nell’Edicola, se possibile, anche i Mascheroni di Cleto Tomba”.

Il rispetto della forma geometrica ottagonale

L’intervento di recupero è stato fatto anche rimarcando questa forma geometrica ottagonale originaria, “che ci ricorda tante opere architettoniche dall’epoca romana in poi. Per le pareti abbiamo deciso di realizzare solo una sabbiatura finissima per tentare di pulire quello che andava pulito, cercando di mantenere però l’originalità del luogo.

Abbiamo inoltre ripristinato una piccola porzione di muratura, poiché erano presenti laterizi incongrui rispetto all’epoca di costruzione; abbiamo lasciato traccia di questa ricostruzione tramite un solco sui giunti dei mattoni. La scelta che abbiamo fatto è stata quella di conservare le murature nella loro disomogeneità di colore, per mantenere viva la storia di questo luogo.

La vecchia copertura

La copertura e il pavimento

La copertura dell’edicola “è stata fatta con nuove lamiere verniciate a caldo, in quanto le vecchie erano rovinate e non più recuperabili, mentre abbiamo recuperato e ristrutturato tutta la struttura portante con le sue decorazioni, cambiando unicamente le colorazioni in modo che si intonassero con le cortecce e il fogliame del parco circostante”.

La nuova pavimentazione

Il fondo della nuova Edicola “è stato ricostruito con una geometria più ordinata, utilizzando tavelle di recupero, mentre per il pavimento del piano superiore si è optato per un materiale tipico degli spazi termali e degli spazi romani, nello specifico un travertino di Rapolano dal colore miele che, col tempo, subirà un processo di carbonatazione sbiancando, a richiamare l’origine aulica di queste forme geometriche”.

La distribuzione dell’acqua

Per quanto riguarda la distribuzione dell’acqua sulfurea ai visitatori, vista l’impossibilità di andare a ripristinare le bocche originali “abbiamo pensato a una sorta di totem realizzato anch’esso in travertino.

Stefano Iseppi, amministratore delgato di Terme Spa, prende l’acqua dal nuovo punto di erogazione

Da esso sgorgherà, in due punti, l’acqua sulfurea, uno sopra il livello del terreno e un altro punto di uscita è previsto invece dentro all’ottagono, raggiungibile scendendo le scale di accesso, il che rappresenta una novità anche rispetto al passato. Data l’impossibilità di riprodurre la balaustra di Salieri, si è optato per un oggetto contemporaneo al fine di rendere chiara la datazione di questo nuovo elemento metallico. La cosa importante è stata aver deciso di rendere lo spazio accessibile al pubblico e di riportare una bocca di erogazione all’interno dell’ottagono”.

La nuova illuminazione

Un consiglio: visitate questo luogo al tramonto o di sera per potere godere appieno anche della nuova illuminazione, “pensata in modo da sottolineare la geometria del complesso e la sua formalità. Abbiamo scelto corpi luce di diversa forma a seconda dell’effetto che volevamo riprodurre, ma tutti con la luce dello stesso colore per evitare qualsiasi effetto ludico, conservando quindi l’aurea della storia.

L’unico punto colorato sarà un segnale di luce blu sulla cuspide, che è il colore delle Terme e anche di Anusca, che sarà un punto di riferimento all’interno del parco anche nelle ore notturne”.

Le immagini dell’inaugurazione