Il 4 luglio 2023 la Corte Costituzionale italiana ha emesso una nuova decisione sul tema della “immunità statale” che probabilmente porterà a conclusione il procedimento tra Germania e Italia attualmente pendente davanti alla Corte internazionale di giustizia riguardante i risarcimenti dovuti dalla Germania ai deportati durante la Seconda Guerra Mondiale e alle famiglie delle vittime dei crimini nazisti, inclusi crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Sopravvissuti al campo di concentramento di Mauthausen-Ebensee
(Foto By Lt. Arnold E. Samuelson – Public Domain da Wikimedia)

Tra più di un mese sarà l’otto settembre, che marca gli ottanta anni dall’armistizio che portò all’invasione nazista dell’Italia e conseguenti stragi, eccidi e deportazioni. Moltissimi familiari di quelle vittime non sono mai stati risarciti: ci sarà giustizia per loro?

La richiesta di riparazioni per le atrocità commesse durante la Seconda Guerra Mondiale è una questione che sta a cuore a molti i cui parenti sono stati deportati, sottoposti a torture e maltrattamenti o uccisi per mano delle truppe fasciste e naziste a causa della loro religione, disabilità, minoranza etnica o opinioni politiche.

La storia dei risarcimenti

Il trattato di pace del 1947 aveva imposto all’Italia la rinuncia a qualsiasi richiesta di indennizzo nei confronti della Germania per i danni subiti nel corso della guerra. A seguito di negoziati bilaterali e pressione internazionale, però, nel 1961 furono siglati gli Accordi di Bonn del 1961, a seguito dei quali la Germania ha versato all’Italia una somma forfettaria di 40 milioni di marchi come riparazione di guerra. In cambio, l’Italia si impegnava a mantenere indenne la Repubblica Federale Tedesca da ogni eventuale futura azione o pretesa legale per ulteriori risarcimenti.

L’accesso al risarcimento di Bonn, però, fu parecchio limitato a causa delle clausole molto restrittive e i beneficiari degli indennizzi furono 12.673. Per questo, nel 2004, la Corte di Cassazione italiana affermava che i risarcimenti erano stati insufficienti e famiglie ed eredi delle vittime potevano legittimamente usufruire delle vie legali per chiedere rimborsi direttamente dallo stato tedesco. Da quel momento, i procedimenti civili con richieste di risarcimento si sono moltiplicati.

Come è ovvio, la Germania non accolse questo sviluppo con favore. Non solo violava gli accordi Bonn, ma era anche contrario al principio dell’immunità dello Stato, un concetto di diritto internazionale che mira a proteggerne la sovranità sottraendolo alla giurisdizione di altri Stati: l’immunità protegge lo Stato da procedimenti di fronte ai tribunali di altri Stati e dall’esecuzione forzata e pignoramento dei suoi beni e averi.

Nel 2014, tuttavia, la Corte Costituzionale italiana ribaltava quella sentenza, dichiarando che tale interpretazione si scontrava con i principi costituzionali italiani che affermano il diritto fondamentale degli individui a ricevere giustizia, specialmente quando si tratta di danni derivanti da “atrocità” e gravi violazioni dei diritti umani e della dignità umana che trascendono gli interessi dei singoli Stati.

Da allora si sono moltiplicate le procedure risarcitorie i sequestri di beni dello Stato tedesco in Italia, quali terreni, alberghi e crediti commerciali. Inoltre, vi sono stati anche casi non collegati alla Seconda Guerra Mondiale intentati contro altri paesi, come il procedimento contro la Serbia per crimini commessi contro italiani nel conflitto Yugoslavo.

Ad esempio, per risarcire gli eredi di due vittime di arresto, deportazione e detenzione in un campo di concentramento, il Tribunale esecutivo di Roma ha iniziato il pignoramento degli edifici dell’Istituto tedesco di cultura, dell’Istituto storico tedesco e della Chiesa evangelica luterana: ovviamente, la Germania ha chiesto di impedire l’asta delle loro proprietà, iniziando un nuovo procedimento presso la Corte di giustizia internazionale nel 2022.

L’allora presidente del Consiglio Mario Draghi, bilanciando le buone relazioni diplomatiche con la Germania ed il giusto riconoscimento alle vittime del diritto al risarcimento, ha quindi istituito un fondo per i risarcimenti per i crimini di guerra e contro l’umanità commessi dalle forze armate del Terzo Reich sul territorio italiano o contro cittadini italiani tra il 1° settembre 1939 e l’8 maggio 1945.

L’Italia si impegnava a risarcire le vittime direttamente al posto della Germania. Vittime ed eredi dovevano accertare il proprio diritto al risarcimento tramite una causa civile in tribunale, e successivamente fare richiesta al fondo per la liquidazione, invece che iniziare un procedimento esecutivo su beni tedeschi. I procedimenti esecutivi pendenti contro la Germania venivano immediatamente dichiarati estinti.

Entro il 1° dicembre 2022 avrebbe dovuto essere adottato un decreto ministeriale che delineasse la procedura per accedere al fondo, ma è stato rinviato a causa dell’avvento del nuovo governo, che chiaramente ha priorità differenti. Su sollecitazione dei parenti delle vittime, il Tribunale di Roma ha impugnato la legittimità costituzionale della legge istituente il fondo dinanzi alla Corte Costituzionale italiana.

La situazione odierna

Il 28 giugno 2023, il Governo italiano ha finalmente emanato il decreto ministeriale attuativo recante le modalità di accesso al fondo. Lo stesso giorno era anche il termine ultimo per presentare richiesta al tribunale civile di merito per accertare il diritto al risarcimento.

La Corte Costituzionale si è pronunciata sulla questione il 4 luglio 2023 ed ha ritenuto la legge conforme alla Costituzione. La Corte, tuttavia, ha omesso di considerare cruciali elementi che rischiano di pregiudicare l’effettivo accesso alla giustizia, tra cui la mancanza di informazioni e la confusione generale, la prolungata inerzia del governo sul decreto ministeriale che spiega come accedere al fondo, ed i termini eccessivamente restrittivi.

In definitiva, con questa decisione la Germania sarà, di fatto, ritenuta immune dal pagamento di ulteriori risarcimenti per i crimini della Seconda Guerra Mondiale; tuttavia, la Corte ha ribadito che gli Stati stranieri non godono dell’immunità quando si tratta di crimini internazionali di tale gravità da ledere il rispetto della dignità e dei diritti umani.
In punta di diritto, l’esistenza del fondo riconosce il diritto alle vittime e alle loro famiglie di ricevere un giusto risarcimento. In fatto, però, il risarcimento verrà dai fondi italiani, e non dal sequestro di beni tedeschi. Inoltre, è dubbio che in molti siano venuti a conoscenza di questa possibilità entro i termini, ormai scaduti, per iniziare il procedimento.

C’è da chiedersi quanto si possa effettivamente parlare di giustizia per le vittime del nazifascismo, parecchie delle quali sono anche dei nostri territori.

(Andrea Maria Pelliconi e Marco Pelliconi)