Nel nostro ultimo articolo avevamo parlato di caos calmo e invece nell’ultimo consiglio prima dell’assemblea sono entrati in azione circuiti fuori controllo.
Per cominciare il presidente Albertazzi ha dichiarato la sua intenzione di dimettersi, ma i due saggi che più gli sono vicini lo hanno convinto a soprassedere (almeno per ora, possiamo ipotizzare).
E’ stato affrontato il tema della liberatoria per i soci che intendono conferire le uve in altre cantine (visto che Cavim non li paga da due anni) ma lo scivolo ipotizzato a più d’uno pare macchinoso e forse fatto apposta per non facilitare l’uscita.
Poi è arrivata la sorpresa, Cantine Poletti, che ha fatto sapere di essere ancora interessato all’affare, ha messo sul piatto, secondo le voci interne (ma non ci sono lettere ufficiali), la cifra di 2 milioni e 800.000 euro che costituisce un record. Di tutte le offerte ricevute da Cavim questa è la più bassa, forse effetto collaterale della lettera di Albertazzi che aveva chiuso ad ogni trattativa con Ermes. Poi anche Agrintesa era uscita di scena e sul campo è rimasto solo Poletti che quindi ha gioco facile a muoversi al ribasso.
Ma le novità non finiscono qui. E’ spuntata fuori un’idea nuova, fare l’assemblea prevista (per lunedì) ma senza arrivare al voto e lasciare il pallino al Consiglio di amministrazione.
E ancora una domanda che cooperativa è mai questa, perché Confcooperative non dice nulla (e visto che siamo a Imola) non sarebbe fuori luogo il punto di vista dell’Alleanza delle cooperative?
La dott Bacchini non tace di fronte a tanto scempio e scrivendo a tutti i soci nuovamente li avverte:
“Vi segnalo anche che è vostro preciso diritto sancito dalla Statuto vigente nonchè dal Codice Civile di indirizzare gli amministratori nelle vostre scelte che saranno obbligati a seguire.
Quindi le condizioni di affitto e vendita della vostra azienda le scegliete voi e non gli amministratori e men che meno i consulenti, per cui vi invito a fare molta attenzione a quanto vi verrà chiesto di votare durante l’assemblea… Gli atti che comportano una rilevante modifica dell’oggetto sociale compiuti in assenza di una delibera assembleare autorizzativa integrano una violazione della previsione di cui all’art. 2479, comma 2, n. 5 c.c. e risultano annullabili, senza che rilevi lo stato soggettivo del terzo contraente… Io sono stata nominata da voi e devo tutelare i vostri interessi e segnalarvi se il Cda pone in essere azioni non in linea con i vostri indirizzi e diritti.”
Questa amara vicenda finirà per far male a tutto il movimento cooperativo.
(m.z.)