Passo dela Futa (Fi). Continuano fino al 20 agosto al Cimitero Futa Pass le repliche dello spettacolo “La Montagna Incantata” tratto dal capolavoro di Thomas Mann, prodotto da Archivio Zeta, associazione culturale di produzione indipendente di teatro e cinema, drammaturgia e regia Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni, partitura musicale Patrizio Barontini.

Si tratta della seconda parte di un progetto in tre puntate per un lungo appassionato viaggio in questo straordinario romanzo che continua a parlarci, dall’inizio del secolo scorso, con dolorosa ironia, di malattia e guerra.

“La Futa è da vent’anni la nostra montagna magica e per questo spettacolo diventa il Sanatorio internazionale Berghof dove vengono accolte le riflessioni di Hans Castorp e le inquietudini di tanti indimenticabili personaggi”, spiegano gli organizzatori.

La prima e la seconda parte sono due spettacoli indipendenti di due ore ciascuno circa. Chi non avesse ancora visto la prima parte può tranquillamente vedere la seconda. In biglietteria sarà comunque disponibile una sintesi della prima parte.

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Il progetto teatrale

“La Montagna Incantata” è un progetto triennale (2022/2024) dedicato al romanzo di Thomas Mann, uno dei più importanti romanzi tedeschi del ‘900, opera ‘mostro’, come la definisce Mann stesso, che ci precipita nell’incantamento di un sanatorio d’alta montagna agli inizi del secolo, un luogo dove il tempo viene sospeso per sette anni fino allo scoppio della prima guerra mondiale: una parabola costituita da un’ascensione nei territori della malattia e della cura e da una discesa agli inferi delle ‘terre basse’.

La montagna incantata è un anche un grande romanzo di formazione: il protagonista Hans Castorp, giovane ingegnere amburghese, entra in un mondo per lui nuovo, passa di stupore in stupore e inizia a farsi delle domande muovendosi in quel mondo d’alta montagna: arriva apparentemente sano e pian piano inizia ad ammalarsi. Ma nel frattempo impara da suo cugino Joachim, dai dibattiti tra forze avverse, dalle discussioni tra i due pedagoghi che si contendono il suo spirito – il sereno umanista italiano Settembrini, liberale e assertore del progresso umano, e Naphta, l’ascetico e violento gesuita di origine ebraica, comunista e dogmatico negatore dell’umanesimo progressista – impara dall’amore per Claudia e dalla personalità di Peeperkorn.

Thomas Mann con la sua sbalorditiva capacità narrativa guida il suo protagonista da una scoperta all’altra nei campi piú svariati: anatomia, fisiologia, patologia, farmacologia, botanica, radiologia, musica, psicologia, biologia, meteorologia, occultismo, filosofia, teologia, politica…finché, dopo sette anni di alta montagna, il ‘colpo di tuono’ del 1914 fa scomparire Hans alla nostra vista: non sappiamo quale sarà il destino di Hans Castorp avviato alla trincea, ma certo un’intera generazione viene inghiottita dalla grande guerra.

Il nostro lavoro propone un ribaltamento dello sguardo: con un senso di tragica ironia siamo a recitare questo grande poema della morte in una scenografia fatta di infinite lapidi della seconda guerra mondiale e questo spazio, che noi definiamo Teatro di Marte, diventa Davos-Platz, un grande sanatorio per tubercolotici, destinati per la maggior parte a morire di consunzione. Questa storia visionaria ci rende inquieti e rivela quanto sia sottile il confronto con l’attualità e quanto commovente la partecipazione al dolore per l’umanità sofferente.

Ma se per salvarsi è necessario passare attraverso la malattia, la cognizione della morte e la guerra allora questo poema degli inferi e della morte è in sostanza anche un’iniziazione, un inno alla vita.

Facendo leva sulla situazione straordinaria che stiamo vivendo vorremmo porre a noi stessi e al pubblico, a cento anni dalla pubblicazione di questo romanzo, le domande di Mann: che cos’è la malattia, come si vive in un mondo malato e in guerra? La domanda attualissima e vertiginosa di Mann è posta alla base del progetto in un momento tragico della nostra storia.

Questa drammaturgia sospesa e diffusa nelle diverse stazioni è allestita e recitata nei diversi straordinari spazi architettonici del cimitero, all’aperto, al tramonto, per gruppi di cittadini che si ritroveranno con il desiderio di attraversare queste domande sul nostro tempo, grazie ad un rito culturale collettivo.

Il triennio

Questo progetto è pensato per un triennio costellato da due importanti anniversari: nel 2023 infatti la nostra residenza artistica al Cimitero della Futa compirà vent’anni (2003/2023) e nel 2024 si celebrerà il centenario della pubblicazione del romanzo di Thomas Mann (1924/2024).

La montagna incantata

Drammaturgia e regia Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
Partitura musicale Patrizio Barontini

Con Diana Dardi (Signorina Engelhart, Superiora Von Mylendonk, Ellen Brand)
Gianluca Guidotti (Lodovico Settembrini)
Pouria Jashn Tirgan (Joachim Ziemssen)
Giuseppe Losacco (Leo Naphta)
Andrea Maffetti (consigliere aulico Behrens, Mynheer Peeperkorn)
Enrica Sangiovanni (Madame Clavdia Chauchat)
Giacomo Tamburini (Hans Castorp)
Francesco Canfailla (violoncello, orchestra del Berghof)
Omar Giorgio Makhloufi (voce del grammofono)

Invenzioni e tecnica Andrea Sangiovanni

Sartoria Les libellules Studio

Foto di scena Franco Guardascione

Segreteria organizzativa Greta Burchianti e Enrica Serrani

Informazioni: https://www.archiviozeta.eu/teatro/la-montagna-incantata/