Con questo scritto ci spostiamo a Lugo per narrare la storia di due interessanti personaggi.
Una via, più precisamente un vicoletto, è intitolato a Margherita Cattaneo (1883-1963), che ivi nacque e fu lasciata alla ruota degli esposti il 6 agosto con un piccolo corredo, nata dall’amore clandestino tra un ufficiale di stanza a Lugo e Angela Baldrati, la quale in un primo tempo la abbandonò.

Margherita ebbe una infanzia triste e travagliata, ma in un secondo momento la madre la ritrovò e la riconobbe quando aveva sei anni, infine nel 1907 lo fece anche il padre Carlo Cattaneo che l’anno seguente sposò la Baldrati.

Margherita aveva un’anima gentile e sensibile accompagnata da una spiccata intelligenza che la portò presto ad intraprendere l’insegnamento, con particolare dedizione ai fanciulli abbandonati o problematici.

Insegnò per tanti anni alle scuole “Giuseppe Garibaldi” ed è ricordata dagli alunni come “insegnante integerrima e premurosa, serena e affettuosa, con… amore per i ragazzi che le povere famiglie di un popolare quartiere, Rione Garibaldi, le affidavano nella certezza che la maestra Cattaneo li avrebbe istruiti ed educati secondo le vie amorose e premurose che le erano proprie”.

Margherita morì a Lugo il 10 aprile 1963 e gli ex alunni raccolsero le memorie in un libretto di ricordi conservato presso la biblioteca comunale Trisi: “Margherita Cattaneo, la nostra maestra”. Non solo, operarono affinché il Comune le intestasse un vicolo tradizionalmente indicato come “vicolo dei Cappuccini”, in prossimità giustappunto della chiesa dei Cappuccini e della scuola dove aveva insegnato per tanti decenni.

E Giulio Avveduti?

Fu pittore per circa ottant’anni “con un linguaggio suo proprio, soffuso di una lirica atmosfera tonale”: così si esprime la critica.

Giulio Avveduti (Foto tratta dal sito della Fondazione Cassa del Monte di Lugo)

Era nato a San Potito il 13 maggio 1889 in via Pero n. 59 da Ercole, all’epoca quarantunenne colono, e Luigia Guerrini, bagnacavallese, con vent’anni di meno del marito.
Fin dalla giovane età dimostrava una particolare disposizione alle arti. Iscrittosi nel 1903 alla Scuola comunale di disegno e plastica diretta da Domenico Visani, qualificato scultore e pittore che avrà notevole influenza sulla formazione del giovane, Avveduti frequentò anche lo studio del cotignolese Varoli, poi dal 1909 al 1912 l’Accademia di Belle Arti di Bologna seguendo le lezioni del prof. Augusto Majani; gli furono compagni Giorgio Morandi, Osvaldo Licini, Giacomo Vespignani e Giovanni Romagnoli.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale Avveduti fu chiamato alle armi ed inviato sul fronte del Carso; nel 1919, reduce dalla vita militare, ritornò a S. Potito per svolgere la sua attività di pittore e di insegnante alla Scuola d’arte di Fusignano, nella quale ebbe fino a settanta allievi.

Nel 1935 partecipò ad alcune mostre collettive a Roma e Bologna e nel 1956 gli venne affidato il restauro della decorazione pittorica nella Chiesa Parrocchiale di San Giacomo Maggiore in corso Mazzini a Lugo, nelle quali venne coadiuvato dal fusignanese Francesco “Chicco” Verlicchi (1915-2008). Negli anni seguenti prese partecipa a numerose mostre, fra le quali la “1ª Mostra nazionale degli artisti romagnoli” tenuta a Bologna nel 1957 e la mostra “Pittura in Romagna dalla seconda metà dell’Ottocento” tenuta a Ravenna nel 1974.

Muore a Lugo nel 1986, nella casa in cui da lungo tempo risiedeva con la moglie, la maestra Maria Savorini, dalla quale non ebbe figli, in via Gramsci n. 86.

Lo studio in vicolo Cattaneo vicino a Villa Malerbi

Il suo studio invece era al primo piano di un pro-servizio nella corte di villa Malerbi; vi si accedeva con scalinata esterna a ridosso dello storico vicolo oggi intitolato alla maestra Margherita Cattaneo, uno degli angoli più poetici e suggestivi di Lugo.

Studio di Giulio Avveduti (Foto tratta dal sito www.smbr.it)

Casa Malerbi oggi è in pieno centro, poco distante dalla Rocca; faceva parte del complesso denominato “Isola di S. Marco”, confinava col Pavaglione e con l’attuale Largo della Repubblica: qui il giovane Gioacchino Rossini dal 1802 al 1804 (quindi dai 10 ai 12 anni) profittò degli insegnamenti – clavicembalo e canto – di Giuseppe Malerbi, allora notissimo compositore. In quel periodo, infatti, la zona ad ovest di Corso Garibaldi – Orti di S. Domenico – e in quella ad est – Orti Brusi – era costituito da terreno agricolo e le abitazioni erano quasi totalmente assenti, ma fu luogo che ha visto artisti e gente famosa.

Casa Malerbi (foto tratta dal sito Storia e memoria Bassa Romagna)

Avveduti fu un uomo schivo e solitario, che non amava le parole; era un pittore dal “cromatismo gentile”, ma quasi sconosciuto fuori dalla nostra regione, nonostante alcune mostre alle quali partecipò: oltre a quelle già citate, altre a Bagnacavallo nel 1977 ed a Lugo, 1978, inoltre vinse tre medaglie d’oro a Bologna (1957) e a Roma nel 1958 e 1959.

Nel 1984, donò molte sue opere alla Cassa di Risparmio di Lugo parendogli l’istituzione più adatta alla conservazione del suo patrimonio pittorico: nel sito internet della relativa Fondazione Cassa di Risparmio si possono vedere diversi quadri del pittore.

Il catalogo relativo alla donazione contiene frasi profetiche: “Un pittore che difende un passato che se ne va” e “Il passato è una terra straniera”.

Dunque, la Cattaneo e l’Avveduti sono legati a questo singolare angolo storico di Lugo.

Per approfondire

  • Una scheda sulla Cattaneo si trova in: Bruna Bertini, Strade al femminile, Ed. Tempo al Libro, Faenza, 2022.

Relativamente all’Avveduti si segnala:

  • Giorgio Ruggeri, Il lungo viaggio di Giulio Avveduti, Cassa di Risparmio di Lugo, 1985; Giovanni Baldini – Sonia Guerrini – Marco Violi, Guida Alla chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo di Lugo, Imola, editrice Il Nuovo Diario Messaggero, 2019
  • Natura e sentimento nella pittura di Giulio Avveduti. (Lugo 1889-1986). Scoperte e ritrovamenti, Lugo, 18 dicembre 1999-23 gennaio 2000
  • Nel numero 233 del febbraio 2022 della rivista mensile Il Romagnolo si trova un interessante articolo dedicato all’Avveduti.

(Marco Pelliconi)