Tra le tante scene che hanno reso famoso Gianni Rivera – che il 18 agosto compie 80 anni – due restano impresse nella memoria.

La prima esula dai suoi tocchi leggeri e incredibili al pallone: era il 6 maggio del 1979. Il Milan si apprestava a vincere il suo decimo scudetto, quello della stella. A San Siro quel giorno c’erano 80 mila persone. Un mare rossonero che riempiva gli spalti. E stava anche dove non avrebbe dovuto essere: il secondo anello era stato dichiarato inagibile perché pericolante. Impossibile giocare in quelle condizioni. Gli appelli a sgombrare il settore erano caduti nel vuoto. Fu allora che Rivera si piazzò in mezzo al campo con un microfono e, come il pifferaio magico di Hamelin, chiese ai tifosi di spostarsi. Fu così che il golden boy rossonero segnò il suo ultimo gol: al fischio finale avrebbe lasciato il calcio giocato.

Immagini di Gianni Rivera (foto tratte da Wikipedia)

La seconda è una delle sue tante giocate che faceva con una naturalezza da far sembrare “normali”.

Stadio Azteca di Città del Messico: 17 giugno 1970, semifinale mondiale Italia – Germania, quella che verrà ricordata come la “Partita del secolo”.

Secondo tempo supplementare, a pochi minuti dalla fine l’Italia vince 3 a 2.

I tedeschi occidentali al 110′ trovano il pareggio: calcio d’angolo, “torre” di testa di Seeler per Müller che prolunga in tuffo, trovando uno spiraglio tra Rivera e il palo. Albertosi, il nostro portiere, ne dice “quattro” a Rivera, che prende il pallone e lo porta nel cerchio di centrocampo per riprendere la gara. Sembra quasi voler fare tutto da solo, per rimediare all’incomprensione di poco prima, poi lancia Boninsegna sulla sinistra e corre in area, riceve il passaggio all’altezza del dischetto del rigore e segna un goal capolavoro: 4 a 3 e Italia in finale.

Se è vero che il suo gol con la Germania viene spesso usato come uno spot sul calcio, è anche vero che le polemiche che lo riguardarono non furono poche. A partire da quei sei minuti che il CT azzurro Valcareggi gli “concesse” in finale col Brasile.

Quando chiuse con il calcio giocato, nel 1979 il presidente del Milan Felice Colombo volle Rivera come vice.

L’arrivo dell’era Berlusconi, nel 1986, cambiò tutto. Il Cavaliere aveva altro in mente. E Gianni capì subito che anche le bandiere, a volte, vengono ammainate. Abbandonò il calcio e si appassionò alla politica: arrivò in Parlamento portandosi dietro una valanga di voti. Con l’Ulivo di Romano Prodi, ricoprì l’incarico di sottosegretario alla Difesa, fino al 2001. E’ stato parlamentare europeo dal 2005 al 2008.

Una frase di Diego Abatantuono è emblematica della considerazione dei tifosi milanisti per Rivera: “Diventai milanista perché da piccolo trovai un giorno per terra il portafoglio di mio nonno. Lo aprii e vidi le foto ingiallite di Padre Pio e Gianni Rivera, che io non conoscevo, non sapevo chi fossero. Lo chiesi a mio nonno e lui mi spiegò: uno fa i miracoli, l’altro è un popolare frate pugliese”.

Buon compleanno Gianni: il tuo calcio un po’ ci manca!

(Tiziano Conti)