Nuovo appuntamento con la rubrica di Daniele Barbieri “Frammenti umani nelle strade”. Questa volta siamo a Imola… oppure no.
Se volete fate i commenti e/o raccontate i “vostri” quotidiani frammenti ([email protected]).
IMOLA / VIA EMILIA
Davanti al negozio di ferramenta Parenti una giovane donna (sulla trentina?) fugge urlacchiando ma un gagliardo “cinquantino” masculo e barbuto coraggiosamente affronta e scalcia il nemico: un grillo. Nome scientifico: Grylloidea.
IMOLA / VIA CAVOUR
Tre astanti (in coda a un Bancomat).
Lei: «perchè Lui non è solo quello che finì in tv per… lo sai, no? Lui ha girato per il mondo in solidarietà: belle storie però non vuole scriverle».
Lui: «non è il mio mestiere, perchè dovrei raccontarle?»
L’altro (un po’ incazzato): «perchè le storie non possono morire, devono essere raccontate. Chissenefotte se scrivi male, imparerai. C’è tanta gente che sa scrivere benissimo e pubblica però non ha un cazzo da dire. E sarai meglio tu, no?».
IMOLA / VIA ALDROVANDI
Dopo la seconda alluvione emiliano-romagnola in pochi giorni, il circolo «Estro» dell’Arci si dette da fare: sul serio, sudando non a chiacchiere come tanti altri anche a Imola. E senza rubare uno spillo. E senza essere pagate/i: volontariato vero, umana solidarietà. Montagne di roba da catalogare prima, da dividere poi (senza avere lo spazio necessario) e poi smistare direttamente alle persone alluvionate, oppure attraverso la rete di Emergency (le istituzioni in questi casi sono pressochè introvabili; ed è meglio così, con le dovute eccezioni).
Scusate se il flash si allunga ma era per far capire il contesto. Fra tanti scatoloni – guanti, medicinali, pasta, merende per bambini, “indumenti raccolti a Udine”, riso, ceci e fagioli, “cose ancora da dividere”…. – verso il fondo del magazzino c’è un cartonato con scritto: «Abito molto elegante». Uno dei vecchietti volontari lo guarda e riguarda, poi non resiste: «ma lì dentro che c’è? Posso saperlo?». Ride e ride Samantha poi lo apre: un abito rosso lungo, abbastanza sexy, più tacchi a spillo. Finita la pausa “elegante” si torna a lavorare: sudore e forse Voltaren in arrivo. I commenti fateli da soli: possono essere malevoli o benevoli.
IMOLA / «LE POSTE» DI VIA ORSINI – 1
Osservando il faticoso lavoro di impiegate/i (ne servirebbe almeno il doppio, se ci fosse una decenza) alcuni pensieri partono. Tipo: “non è vero che le persone ucraine vengono trattate meglio delle altre straniere, mediamente oggi le hanno trattate male tutte allo stesso modo. In effetti nessun pregiudizio in via Orsini: maltrattano anche le persone italiane, nessun razzismo dunque”.
Tipo: “certo che se le persone straniere parlassero meglio l’italiano o se le Poste assumessero mediatori linguistic-culturali andrebbe meglio. Ma se intanto gli impiegati e le impiegate conoscessero un minimo di francese o inglese… sarebbe già una cosa buonina; sempre meglio dell’incomprensibile misto di burocratese – romagnolo con cui di solito accolgono. Forse le Poste hanno già fatto corsi di aggiornamento però: per assicurarsi che chi lavora lì non sorrida mai e abbia una costante faccia truce”.
IMOLA / “LE POSTE” DI VIA ORSINI – 2
Dopo una lunga attesa nella piccola ma immobile coda delle Poste quel giorno un vecchietto (vecchiaccio?) si sedette, anzi sdraiò con calma in terra: alzò braccia e gambe, come fanno i neonati, ed emise un audibile «uè-nghè». Facce impaurite e/o un po’ perplesse. Lentamente l’anziano si rialzò spiegando: «era solo una pacifica protesta». Sulla veridicità dell’episodio posso garantire: l’anziano ero (e sono) io.
IMOLA – STAZIONE DEI TRENI
Ogni volta che arrivo ai binari, penso a un breve flash meeeeraviglioso di qualche anno fa (con due anziani sconosciuti). Daaaai, un’altra volta vi racconto, pure se non è recente. Adesso chiudo e ci risentiamo fra 7 giorni.