Anche se nel nostro Paese non sempre accade, nelle consultazioni elettorali uno dei fattori politico-costitutivi della nostra società occidentale è quello dell’effetto della vittoria di uno schieramento politico sull’altro, che relega e costringe i membri del “gruppo” vinto a comportarsi a vantaggio dei vincitori.
Questo fenomeno è stato caratteristico non solo di società primitive, ma anche di grandi civiltà come quella classica e medievale dove questo “vivere a spese del nemico” è stata una realtà tramandata ai giorni nostri e che a volte si è ramificata in rapporti di non belligeranza politica premurosamente tenuta sempre al di fuori dei rumours dei media.
Come a dire che la somma di relazioni e comunicati finalizzati al “consolidamento” della vittoria del gruppo diventato maggioranza non sempre viene messa a “tributo” dei vinti anzi, in particolari situazioni, per meglio gestire uno scacchiere mal gestito e mal gestibile, la strategia politica necessaria non può fare a meno che (ri) mettere al centro il valore dell’amicizia, per quanto effimera possa questa essere in talune situazioni.
Senza esagerare sull’assioma di alcuni supporter che vede solo nel Meeting di Comunione e Liberazione in svolgimento a Rimini la panacea per tutti i mali global-social, già con l’imminente Festa dell’Unità nazionale in programma a Ravenna si vedrà se rianimare o meno l’asse Pd-grillini e soprattutto di far “virare” i bla-bla-bla fra Bonaccini e la Schlein, che sanno tanto di resa dei conti, verso qualcosa d’altro in ottica più buonista.
L’autunno è alle porte col suo carico di problematiche economiche legate all’export in affanno, all’ inflazione e all’insicurezza sul lavoro soprattutto su manifatturiero ed edil-costruzioni, che segnalano la pericolosa conseguenza di ciò, ovvero il calo dei depositi bancari delle famiglie che si stanno “svenando” per tirare avanti fra rincari generalizzati, spese scolastiche, di riscaldamento e d’ambito alimentare.
A “scompigliare” il quadro politico quest’anno ci si è messa pure l’alluvione in mezza Emilia Romagna che ha generato polemiche in merito i ritardi su soccorsi e ristori che da “localizzate” si sono ben presto trasformate in “generalizzate” arrivando a scuotere i centri di potere romani finanche l’esecutivo a trazione Meloni reo di non aver fatto (e non fare) il dovuto, da qui i tanti i comuni di centro-sinistra e di centro-destra a lamentare ciò nell’ottica che poi alla fine la diatriba politica conta sì ma non quando alla fine si rischia di farla pagare ai cittadini.
Sugli scudi perciò quei sindaci che a prescindere dal colore politico hanno da subito ribadito che il Governo nazionale ha fatto poco rimborsando solo cifre ben al disotto delle reali spese anticipate dai cittadini che hanno avuto la casa distrutta e che con quattrini propri sono almeno potuti partire con i lavori, tanta però è ancora la gente che vive ancora fuori casa perché non ha così tanto denaro disponibile per anticipare i lavori, è da qui che è montata la rabbia ed è a favore di questa gente che già da tempo sarebbe dovuto intervenire lo Stato.
Ben venga perciò un’amicizia operativa come quella del sindaco “civico” di Bagnara di Romagna, eletto grazie ai voti della coalizione di centrodestra, e del sindaco Pd di Forlì-Cesena a far capire (e far sperare) che serve altro e che come sia meglio, a prescindere dalle discussioni contro ed i litigi di schieramento, non cadere nel rischio di confinarsi in gabbie ideologiche del “o di qua o di là” se poi si vuol fare veramente l’interesse dei propri compaesani a prescindere dalla “bandiera”, che siano essi mangiapreti, clericali, o cristiani così-così.
(Giuseppe Vassura)