Il quarto album in studio del rapper americano Travis Scott, “Utopia“, è atterrato tra noi il 28 luglio. E tra controversie legate al lancio, tracce esplosive e collaborazioni con artisti giganteschi questo nuovo progetto vi farà orbitare intorno al pianeta Scottiano per parecchio tempo.

Controversie legate al lancio

L’artista aveva deciso di stupire nuovamente tutti i suoi fan (e non) con un lancio dall’aria quasi mistica: si sarebbe esibito dalle Piramidi di Giza, in Egitto. Lo scenario che avrebbe donato alla propria immagine un’aura quasi sacra.

Però qualcosa è andato storto.

Il Sindacato dei musicisti d’Egitto, pochi giorni prima dell’uscita dell’album, ha dichiarato che “a causa d’informazioni su particolari rituali eseguiti dalla stella durante la sua esibizione, che contraddicono i nostri autentici valori e tradizioni sociali, il presidente e il consiglio di amministrazione del Sindacato hanno deciso di annullare la licenza rilasciata per ospitare l’esibizione”.

Pronta la reazione dell’entourage dell’artista, che dopo qualche settimana ha trovato una soluzione e la nuova meta è stata Roma, il Circo Massimo dove si è esibito il 7 agosto scorso. Uno scenario ancora migliore per consacrare il proprio regno.

Il contenuto di “Utopia”

In una scena hip-hop in cui è sempre più comune l’omologazione degli artisti in nome del Dio Denaro, c’è ancora un’artista che pretende di portare avanti il proprio stile e i propri suoni. Scott riesce a mantenere gli standard al quale ci ha abituati semplicemente esprimendo sé stesso.

Le tracce rispecchiano l’anima del rapper americano: la finta pacatezza di “Thank God”, che sembra iniziare quasi sotto-ritmo, per trasformarsi in un concentrato di potenza e arroganza. Oppure l’insieme dei suoni che compongono “Modern Jam”, canzone che fin da subito mette in chiaro l’intento di voler provocare l’irrefrenabile desiderio di muoversi, qualsiasi cosa comporti.

E poi quella che forse tra tutte rappresenta lo stile Scottiano; “My eyes”. In questo singolo l’artista inizia quasi sussurrando al microfono, per poi stravolgere stile, genere e flow in un folle ritmo completamente opposto, in classico stile Cactus Jack.

Numerosi featuring

È sempre difficile riuscire a mantenere integro un album quando si inseriscono tante collaborazioni (più di 18) con artisti di un certo calibro. Spesso si rischia di essere schiacciati dal peso delle loro personalità, così ingombranti da togliere spazio all’ideatore originale del progetto. Per nostra fortuna, non è questo il destino di Utopia. Anche sotto questo aspetto, Scott riesce a confermarsi bilanciando alla perfezione collaborazioni con artisti di massiccia caratura come Drake, Beyonce o The Weekend, senza snaturare le proprie intenzioni.

(Daniele Ferri)