E’ bene che si sappia: la colpa è dell’Opec (Organizzazione paesi esportatori di grezzi petroliferi). Certo che quando si conosce con certezza l’indirizzo del colpevole si è già fatto un bel passo avanti.
Peccato che, a conti fatti, per quanto riguarda l’incidenza del costo del grezzo sul prezzo finale dei carburanti all’erogatore al dettaglio si debba constatare l’insignificanza assoluta: l’elenco dei costi aggiuntivi sarebbe così estesa e complessa da consigliare il sonno.
Fin dai tempi nei quali ci si soffermava ad osservare un’auto in transito è apparso estremamente chiaro ai governanti di tutto il mondo che il carburante necessario al motore a scoppio rappresentava una splendida base di appoggio per tasse di ogni ordine e grado da incassare in quasi totale assenza di colpa.
Poi, con il passare degli anni, l’auto ha assunto non solo l’aspetto del divertimento o dell’elemento distintivo ma sempre più quello di un componente decisamente irrinunciabile nella qualità della vita di tutti noi. Il numero dei mezzi in circolazione si è moltiplicato e con essi l’ammontare dell’inevitabile imposta riscossa.
Qua e là, tra le righe dei cattivi e cattivissimi, si è potuto anche leggere che l’ammontare dell’irrinunciabile imposta abbia rappresentato uno dei principali ostacoli allo sviluppo del trasporto su ferrovia …
Interessanti poi le parole del ministro di turno, nell’affermare che tali soldi ci servono e che saranno fondamentali nell’attivare forme di sgravi nelle buste paghe del prossimo anno.
Per chi avesse difficoltà di lettura e di comprensione, il significato di tali parole risiede nel “ti prendo ora che poi ti rendo”: la vera ed unica formula di produzione di ricchezza nell’attualità.
Incapaci, da sempre e sotto qualsivoglia stendardo politico, di affrontare con serietà una più equa suddivisione della ricchezza, di individuare e colpire l’enorme fenomeno dell’evasione e di colpire con mano pesante le rendite parassitarie e improduttive, ci si deve così accontentare di intonare la vecchia canzoncina che un po’ tutti abbiamo intonato nella nostra giovane età (vedi titolo).
Ovviamente, inevitabile conseguenza, poiché innegabilmente esiste un divario sociale di possesso ricchezza che si può definire, con estrema pacatezza, decisamente esuberante, si è dovuto comunque intervenire nel distribuire ricchezza: distribuzione che, in assenza di aumento di produzione della medesima, determina inevitabilmente accumulo di debito: un po’ come se ciascuno di noi persevera nello spendere molto più di quanto guadagna.
Andiamo quindi a cuor leggero alla pompa di benzina per il rituale del rifornimento, anticipiamo quanto ci verrà reso nel prossimo anno. E non crediate, possessori di auto elettriche o hybrid di trovarvi fuori dalla mischia: osservando attentamente il costo della bolletta dell’energia ci si ritrova esattamente tartassati da una miriade di balzelli in grado di surclassare, e di molto, il reale costo del prodotto fornito.
Prudenza anche con i cuori in alto: al momento la creazione di energia dipende ancora dall’utilizzo di combustibili fossili in alta percentuale.
Ritroviamoci quindi nella piazza centrale della nostra città e produciamoci nell’antico gesto del prenderci per mano intonando l’allegra tiritera del giro tondo: il tempo del cambiamento, quello vero, è ancora lontano dal venire e questo riguarda tutti gli attuali orientamenti politici.
Qualche dubbio al riguardo? Ricordate le calorose strette di mano, i sorrisi di intesa e le mani sulle spalle che più volte abbiamo potuto osservare durante gli incontri tra Bonaccini e la Meloni. Andate una volta nelle belle terre della nostra Romagna, consumate un po’ di carburante e andate a vedere cosa è successo alle antiche strade delle nostre vallate appenniniche poi, una volta tanto, riflettete: davvero crediamo ancora nei miracoli?
(Mauro Magnani)
Ed allora almeno giochiamo a “merda”…