“Una vita come tante” (Sellerio editore), romanzo di Hanya Yanagihara, è un vero e proprio viaggio attraverso le infinite sfumature che una vita può assumere. Se poi di vite ne vengono attraversate quattro, quelle di Jude, Willem, Malcolm e JB, allora il viaggio diventa ancora più intenso e intriso di esperienze tanto simili quanto opposte tra loro.

Ambientato a New York e pubblicato nel 2015, da una parte vede JB, l’eccentrico e a volte meschino artista afro americano intento a sbarcare il lunario attraverso le sue opere. In contrapposizione c’è Jude, un ragazzo che tenta in qualsiasi modo di nascondersi agli occhi degli altri e che sembra potersi spezzare da un momento all’altro anche per via delle sue svariate problematiche fisiche. Poi ci sono Willem, con il grande sogno di diventare un attore e Malcolm, ancora incerto sulla strada da percorrere nonostante la grande passione per l’architettura.

Fin dalle prime pagine risulta chiara l’intenzione dell’autrice di creare una sorta di rapporto intimo con ognuno dei protagonisti. La lentezza con cui scorre la maggior parte del romanzo risulta necessaria proprio per questo: Yanaghihara vuole accompagnare il lettore per mano permettendogli di calarsi completamente all’interno del racconto, finendo per immaginarsi come quinto membro della variegata compagnia.

Ed è proprio a fronte di questa totale immersione che prima di avventurarvi tra le 1000 pagine (e più) di quest’opera letteraria, è necessaria un’avvertenza: il libro porta avanti le vicende di quattro protagonisti, ma l’attenzione dell’autrice è rivolta su uno di loro in particolare. Quella di Jude è una storia che risulta disturbata e complessa fin da subito, anche se sarà solamente dopo svariate centinaia di pagine che verranno svelati retroscena per i quali, spesso, vi risulterà necessario interrompere la lettura per mandare giù quel nodo in gola carico di pianto misto a disgusto e orrore. Perciò se per qualsiasi ragione non credete di essere pronti per affrontare questo viaggio, ripiegate su qualcosa di più leggero. Potrete sempre riprendere in mano questo romanzo in un secondo momento.

E ne varrà decisamente la pena.

(Daniele Ferri)