Troppo semplice liquidare la questione del “default” di presenze alla vita delle comunità parrocchiali italiane adducendo unicamente le colpe a chi oggigiorno fa (male) il prete perché non ha avuto esempi e riferimenti a lui vicini in merito la passione spirituale ed il rigore intellettuale.
E’ però vero che chi vive e guida le diocesi al giorno d’oggi è stato spesso orfano di teologi e storici illuminati e a volte non è sempre in grado di assicurare un lavoro rigoroso sul cammino del Vangelo nei tempi, papa Ratzinger fece “carriera” anche grazie al grande teologo svizzero Hans Kung al pari dell’importanza concettuale di un autore come Eric Przywara per papa Bergoglio , ma la verità di questa “caduta libera” sembra essere d’altro genere.
Il futuro multireligioso, da una parte di stampo islamico e dall’altra di carattere ortodosso, è stato “intramezzato” da una miriade di minoranze etniche locali (avventisti, luterani, battisti, ecc.) che nei decenni diventati secoli ha eroso quote di “appeal” soprattutto a discapito dei cristiani di fede cattolica, senza dimenticare la gran parte di credenti di altre chiese (testimoni Geova, buddisti, mormoni, hindu, ecc.) dall’alto valore simbolico che hanno causato loro defezioni e conseguenze pratiche non trascurabili, prima fra tutte l’accesso all’otto per mille.
Stranamente più “spaventati” di altri osservanti di culto, il mondo cattolico ha man mano finito per chiudersi temendo il futuro incerto (anziché combatterlo) scegliendo di non abbandonare il porto sicuro, sebbene ormai deserto, anziché “aprirsi” (anche) al confronto con le altre fedi.
Da qui le messe domenicali che negli anni sono diventate un raduno di capelli grigi e occhiali da vista al pari delle defezioni da parte di quei genitori di ragazzi che frequentavano gli oratori per i catechismi che, sconcertati dal calore del gruppo (che non c’era più), dalla socialità che latitava e dalle iniziative e programmi (sociali e ludici) che non più non osavano.
Un mondo cattolico così ingessato alla base, che non fa politica e alle prese con paure sul suo futuro (anche economico), ha ritenuto indicare perciò in quella “sottocasa” la scelta per certi versi meno imbarazzante per ovviare ai guai, ossia l’indicazione ad impegnarsi (anche) di “cose pubbliche” da parte dei suoi due più grossi schieramenti: quello più “conservatore” composto da Comunione e Liberazione e Opus Dei e il “progressista” di Azione Cattolica e Agesci, a far (anche) politica in tempi dilaniati dai fondamentalismi, con un’Europa sempre più laica ed indifferente, e semmai per far tornare il sereno sugli scandali come quello della pedofilia, il Vatilix e gestioni finanziarie poco chiare.
Nel lessico teologico si è soliti citare la fede come un cammino e una corsa in avanti mentre una opinione più laica ritiene sia altrettanto utile volgere a volte lo sguardo anche al passato ed in ciò qualche paragone è necessario farlo per capire come una comunità anche piccola possa crescere bene anche al di là degli steccati della politica.
Ad esempio grazie alla banalità del calcio praticato nei campetti parrocchiali, all’oggi scomparsi, che è sempre stata (come lo sarebbe tuttora) una buona idea per aiutare ragazzi e ragazze a stare assieme, a soffrire, a vincere e a perdere fuori e dentro lo spogliatoio, al pari di quanto sarebbe utile poter leggere ancor oggi testi religiosi o quel po’ di tutto che si poteva trovare dentro le anguste biblioteche delle sagrestia di qualche decennio fa, pure queste scomparse, che al pari di quelle pochissime che ci sono oggi forgiano mente e carattere nel rispetto a stare con gli altri anche se nel silenzio della lettura, ed in fondo a capire il senso della vita.
Non è forse più tempo e credo nemmeno servirebbe coraggio per affrontare “beghe da frati” a suon di “bolle” dove si pronunciavano scomuniche e persecuzioni, ma il carburante che sta usando il mondo cattolico a dare gas per (almeno) interrompere l’emorragia di fede che lo riguarda è quello sbagliato, come d’altronde i freddi numeri sentenziano.
L’identikid è impietoso, un bagno di lacrime e sangue che vede il totale dei “fedeli” in Italia fatto per un terzo di “non credenti” (33%), con la percentuale dei cattolici “praticanti e partecipanti” ridotto ad un misero 17% contro il 59% di quelli “saltuari” o che “non praticano” il culto oppure di “altri culti”, numeri questi da capogiro che accusano responsabili e muovono responsabilità a tutti i livelli ad operarsi per invertire ben presto la rotta, questo se si vorrà meritarselo un miracolo da parte dell’uomo che da 2023 anni è ancora la più grande “celebrità” della terra.
(Giuseppe Vassura)