Venezia, 6 settembre 2023. Arriva in gara a Venezia 80 il penultimo film della nutrita schiera italiana, quello di Matteo Garrone. A quattro anni da “Pinocchio” ecco “Io capitano”, sul viaggio avventuroso di due giovani senegalesi, Seydou e Moussa, interpretati dai due non attori Seydou Sarr e Moustapha Fall, che lasciano la loro patria africana per raggiungere l’Europa. Un’odissea attraverso i pericoli del deserto, le nefandezze dei centri di detenzione in Libia e i rischi del mare Mediterraneo per arrivare in Italia e trovare fortuna.

Credits mostra del cinema di Venezia

È una storia lineare, con un principio, un’evoluzione ed una fine, un’avventura che si vive ed emoziona tutta, in forma quasi di fiaba, come non è facile vederne al Lido, dove il gusto prevalente è l’ibridazione di generi, gli scarti spazio temporali e la coesistenza tra realtà e sogno. Anche qui ci sono un paio di momenti onirici del protagonista, funzionali ad altrettanti momenti critici della storia, dove la salvezza si trova solo superando la realtà. Dopo avere lasciato Dakar insieme all’amico, infatti, le disavventure a cui va incontro sono così estreme, che il giovane Seydou, in uno dei momenti di maggiore difficoltà fisica e psicologica, nella prigione libica, immagina di potere tornare in volo a casa e vedere la sua mamma. Immagina anche di potere fare volare una delle tante vittime innocenti che trova sul suo cammino. Insieme all’amico conoscerà l’orrore umano ma anche la compassione e l’altruismo.

Una pellicola che narra anche un contemporaneo racconto di formazione, che riguarda un rappresentante di un popolo giovane, in cerca di chance di vita migliori, che pensa di trovare in un Occidente visto solo attraverso il telefonino, tra musica e calcio, un sogno da perseguire con innocente ostinazione, con coraggio, per autodeterminarsi e provare ad essere liberi. Il regista, che ha girato il film in lingua wolof e francese, spiega: “Questo è un film che abbiamo costruito insieme a chi ha fatto veramente quel viaggio”. Alla critica è piaciuto unanimemente. Un bel film.

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Arriva in concorso anche il film della regista afroamericana, la prima a partecipare al concorso veneziano, Ava DuVernay, che nella sua carriera ha raccontato il razzismo (“Selma”). Con “Origin” racconta l’intreccio tra la drammatica vita privata e la genesi della realizzazione di un’opera, “Caste: The origins of our discontents” della scrittrice Isabel Wilkerson, prima afroamericana a vincere il premio Pulitzer. La regista fa sua e mette in pratica nel film, in una sorta di saggio filmato, la tesi del libro: lo sterminio nazista degli ebrei, la segregazione razziale negli Stati Uniti e quella dei dalit in India hanno una radice comune: sono il risultato di un sistema premeditato di caste e non c’entrano col colore della pelle.

Il film ha più piani narrativi che si intersecano: da una parte i tormenti, le indecisioni della scrittrice protagonista interpretata da Aunjaune Ellis, i suoi viaggi per raccogliere la documentazione, alternati alla sua drammatica vita privata, piena di lutti e su un altro piano vengono filmati alcuni eventi storici (un linciaggio, una coppia mista ebrea ariana sotto il nazismo, una riunione tra nazisti e americani per copiare il sistema della segregazione razziale da applicare agli ebrei ed altri), che corroborano la tesi alla base del libro e del film. La scrittrice troverà la forza per reagire alle avversità e il suo libro diventerà un autentico best seller, un saggio per comprendere i meccanismi che generano le strutture gerarchiche delle società. I critici non hanno riconosciuto allo stesso modo l’intenzione della regista e alcuni lo hanno trovato didascalico, altri dilatato troppo nella parte melodrammatica della vita privata della Wilkerson. Più riuscita la parte a tesi, con gli esempi pratici di ciò che il saggio spiega.

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E’ passato invece Fuori concorso il film “Daaaaalì”, che racconta di una giovane giornalista francese che incontra ripetutamente Salvador Dalí per un documentario che non inizia mai a girare. Lo firma il regista francese Quentin Dupieux, autore di commedie eccentriche come “Mandibule”.

(Caterina Grazioli)