Questa storia viene raccontata come aneddoto ammonitore nei corsi tenuti ai piloti per addestrarli sulle norme di sicurezza.
Malburn “Buddy” McBroom era un capo dal comportamento dominante che intimidiva tutti i piloti di aerei che lavoravano con lui.
Il 28 dicembre 1978 Il volo United Airlines 173 di linea partito dall’aeroporto Internazionale John F. Kennedy, New York, si stava avvicinando per l’atterraggio all’aeroporto di Portland, Oregon, quando McBroom, che era il comandante, si accorse di un problema al carrello: volando in circolo ad alta quota, cercava di sistemare il meccanismo, si accesero le spie dei misuratori del livello di carburante. Ma i copiloti erano talmente terrorizzati dalla sua collera, che non dissero nulla anche quando il disastro era oramai imminente. L’aereo precipitò e dieci persone rimasero uccise.
Questo episodio, tratto dal libro di Daniel Goleman “L’intelligenza emotiva“, ci dimostra come fattori quali il morale basso, la paura dei dipendenti, l’arroganza dei superiori generino costi aggiuntivi, abbassando la produttività e aumentando la probabilità di errori e incidenti.
In tutte le organizzazioni il lavoro di squadra, la cooperazione, la possibilità di comunicare apertamente, la capacità di ascoltare e di esprimere il proprio pensiero sono elementi fondamentali che determinano sempre più la sopravvivenza e il successo di una azienda.
Il leader “guerriero” appartiene al secolo scorso, oggi il nuovo leader è più un “virtuoso delle capacità interpersonali”.
E, proprio per questo, una corretta comunicazione è fondamentale.
Il vero leader è anche buon comunicatore, perché ascolta, ha rispetto per il suo interlocutore e per il pubblico. Non si impone ma mantiene uno stile che, pur se assertivo, non indugia mai in comportamenti aggressivi, prevaricanti o impositivi.
La leadership non è esercizio di potere ma l’arte di persuadere le persone a lavorare per un obiettivo comune.
(Tiziano Conti)
Foto da Wikipedia di Jon Proctor