In questi giorni ricorre la quarta triste ricorrenza mensile dell’alluvione che ha colpito le province di Ravenna, Forlì-Cesena, Bologna e Rimini causando straripamenti ed esondazioni di corsi d’acqua e frane, danni contro i quali i danneggiati hanno potuto fare ben poco per rimettere in sicurezza abitazioni, aziende ed infrastrutture senza l’intervento dei fondi statali.

All’oggi infatti nessuna erogazione finanziaria ha confermato le promesse di “sostegno” da parte dello Stato dopo le prime visite di solidarietà (Mattarella, Von Der Leyen, Meloni), al pari di ciò che ne è emerso dai primi “tavoli” d’incontro romani dove i referenti locali romagnoli hanno “relazionato” dell’accaduto catastrofale e dell’urgenza di aiuto da parte di Roma a famiglie, imprese ed enti regionali per la messa in sicurezza dei beni.

Malgrado la nomina del commissario Figliuolo, a fungere da “garante” governativo per il trasferimento dei fondi statali alla gente danneggiata, nessun quattrino si è visto arrivare malgrado l’impegno di Regione e Comuni a finanziare opere idrauliche di prima necessità come la messa in sicurezza di strade, argini e corsi d’acqua.

I mesi di promesse da parte governativa nei fatti hanno confermato il trend ovvero che l’unica parola d’ordine in questi quattro mesi è stata quella di “rassicurare”, con la prospettiva che i quattrini (che servono ora) verranno sì erogati ma non come vorrebbero i referenti locali, Regione Emilia-Romagna, province, amministrazioni locali, finanche i Comitati cittadini.

Tempo fa qualcuno disse che “a pensar male si fa peccato ma a volte ci si azzecca”, un dubbio di tanti che è diventata certezza in merito l’anomala dinamica delle rassicurazioni che si è evoluta da maggio a settembre in un nulla di fatto da parte di un esecutivo di centrodestra che (forse) sta giustificando questi “mezzi” per raggiungere un “fine”, facile da immaginare perché è appena dietro l’angolo, ossia quello inerente i prossimi turni elettorali di europee ed amministrative.

Un disegno questo che ha ben poco di solidarietà e tanto di opportunismo politico e nasce dalla constatazione che Comuni e Province prima o poi esauriranno le risorse (proprie) per interventi d’urgenza, e che a finire di pagare le ditte che stanno lavorando per imprese e famiglie sarà qualcun altro che, anche se di colore diverso, disporrà di fondi (e forza elettorale) tali a garantire risorse immediate per il prosieguo finanziario dei lavori in opera diventando così prezioso amico ed anche (forse) “vicino” elettoralmente per eventuali risarcimenti futuri.

Sono ancora troppo attuali le polemiche di post-alluvione sugli “addebiti” da parte dei cittadini alle amministrazioni locali di centrosinistra in merito pulizia dei fiumi-casse di espansione fantasma-lottizzazioni in aree destinate al verde, che a ragion di qualcuno sono diventate concausa degli allagamenti, per non evocare uno degli spettri conseguente a ciò ossia quello della “disaffezione” elettorale soprattutto di quella dell’area centrista (e cattolica) del Pd, andata fuori asse dacchè il baricentro della Schlein si è spostato a sinistra, che si è così orientata verso quella più “progressista” dello schieramento di centrodestra.

I giudizi sui fatti e misfatti di mal-governo locale in pre-alluvione quanto i ritardi di oggi dell’esecutivo nazionale in post-alluvione verranno prima o poi al pettine delle (in)capacità di entrambi di ottenere risultati in termini di bene comune, un qualcosa che sembra essere stato da loro dimenticato mentre in sostanza ai governanti (tutti) si era chiesto, votandoli, di organizzare in modo trasparente ed onesto ciò che sarebbe stato necessario.

Ragion per cui credo che i guai conseguenti tanto la misure di prevenzione sul territorio (che non ci sono state) quanto quelli dei “ristori” e lo stanziamento dei fondi statali promessi dell’esecutivo (non pervenuti) porteranno all’ulteriore riscossa del partito di maggioranza relativa italiano ossia quello dell’astensione che rimane l’unico vero pericolo per la nostra democrazia, più dei nostalgici del duce che non se ne sono mai andati, perché chi non vota è perchè non si sente rappresentato e vive una democrazia “recitativa” ma non come ideale, finendo prima o poi tanto per banalizzare i diritti della gente quanto santificare solo le leadership di maggioranza qualunque esse siano.

(Giuseppe Vassura)