Da un po’ di tempo a questa parte sulla nostra testata, leggilanotizia, pubblichiamo articoli sul difficile rapporto tra giovani e lavoro, sulla fuga dall’Italia e sul perché sono sempre più numerosi coloro che lasciano un lavoro sicuro per cambiare, semmai affrontando anche un salto nel buio. 

Parole dal mondo

Così quando Daniele mi ha raccontato la sua storia, e mi ha proposto di scrivere quello che presentiamo come un diario di viaggio, ma che nei fatti è uno sguardo dentro di sè, verso nuovi obiettivi e, soprattutto, verso una vita che vale la pena di vivere fino in fondo, ho accettato, pensando che nelle sue parole sia possibile trovare qualche risposta ai tanti perchè di questa irrequietezza che coinvolge sempre più persone  e giovani in particolare. 

(v.z.)

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Mi chiamo Daniele Ferri, ho 31 anni, sono nato a Castel San Pietro e sono cresciuto a Imola. Mi sono diplomato come geometra, pur non avendo mai avuto una grande passione per progetti architettonici e numeri.

Daniele Ferri

Ero troppo impegnato a correre dietro al mio fedele compagno, quella palla rotonda che inseguivo sui prati degli stadi lungo l’Italia intera. Dopo anni di sacrifici, gioie immense e lacrime altrettanto imponenti, sono arrivato ad un’età (28 anni) nella quale mi sono dovuto arrendere all’evidenza: quel sogno custodito fin da bambino e più volte sfiorato con le dita, non sarei mai riuscito ad afferrarlo. È stato complicato dover girare le spalle a quel bambino che per anni aveva inseguito quel desiderio forte e simile ad un aquilone in preda alle raffiche di vento. Quel sogno che l’aveva fatto diventare uomo, al quale però era sfuggita improvvisamente la presa sulla corda, lasciandolo volare lontano l’aquilone oltre l’orizzonte arancione.

Il lavoro di consulente finanziario

Mi sarei dovuto inventare una strada completamente nuova, entrare nel mondo del lavoro, il mondo dei grandi. La scelta ricadde su una professione che mai avrei pensato potesse interessarmi: consulente finanziario. Ero rimasto affascinato da questa figura professionale sopratutto grazie a quello che da anni era il consulente della mia famiglia, Christian Collina.

La sua dinamicità, il controllo totale della situazione, le enormi conoscenze in materia e sopratutto i suoi modi gentili, mi catturarono lentamente.

Dapprima erano solamente domande di curiosità, che presto si trasformarono in serie intenzioni. Iniziai a studiare come mai avevo fatto prima, per preparare un esame su argomenti dei quali non avevo mai sentito parlare. Mi aiutarono i due mesi di pandemia, quando le distrazioni erano poche e riuscivo a concentrarmi totalmente sullo studio.

Purtroppo il primo esame andò male, così dovetti rimboccarmi le maniche per arrivare pronto al secondo tentativo.

Arrivò il fatidico giorno, ed io mi sentivo decisamente più sicuro e consapevole delle conoscenze acquisite. Lo superai brillantemente!

Il primo passo era compiuto, ed io ero determinato più che mai nell’iniziare quella nuova professione.

Iniziai a raccogliere i documenti necessari per sbrigare tutte le questioni burocratiche (una marea, credetemi!) e attesi qualche settimana per l’iscrizione all’albo.

Quando arrivò la conferma stentai a crederci: ce l’avevo fatta, ero consulente finanziario!

Passarono i mesi, e con loro le mie prime esperienze in quell’ambiente così intrigante. Iniziai ad acquisire i primi clienti, iniziando dagli amici di sempre per poi arrivare a completi sconosciuti. Sicuramente erano quelle le sfide più difficili e altrettanto entusiasmanti. Con l’aiuto di alcuni miei colleghi e la lettura di alcuni libri, affinai le tecniche necessarie per diventare un abile venditore, sicuro di sé e delle proprie conoscenze. Continuavo a crescere anche sotto il punto di vista tecnico, informandomi quotidianamente attraverso giornali e podcast, e studiando l’andamento dei mercati insieme ai vari prodotti messi a disposizione dei clienti dalla banca per cui lavoravo.

Insomma, potevo ritenermi molto soddisfatto.

Daniele con la fidanzata Margherita

Poi, come una svolta improvvisa per evitare di schiantarsi, la mia vita cambiò cambiato direzione. Più tempo trascorrevo indossando quegli abiti eleganti, frequentando ambienti importanti e persone con patrimoni invidiabili, più insistevo nel domandarmi se davvero potessi far parte di quella realtà. Io, pieno di tatuaggi e con gli orecchini, in un ambito lavorativo che fa dell’apparenza il punto focale attorno al quale ruota il successo della propria carriera. Continuare a nascondermi, in un certo senso, iniziava ad andarmi stretto.

Fu un incontro, con una donna in particolare, a farmi sterzare sul volante di quella macchina diretta contro il muro. Fin dal primo istante, dal primo sguardo sopra le mascherine ancora obbligatorie, capii di non aver alcuna speranza di resisterle.

Ci conoscemmo e in poco tempo capimmo che sarebbe stato difficile fare a meno l’uno dell’altra.

Le confessai questa mia frustrazione nei confronti del mio lavoro, e lei, con una semplice domanda, accese la luce sulle risposte che stavo cercando:

“Ti immagini felice, tra qualche anno, pensando ai traguardi raggiunti con il tuo attuale lavoro? Oppure pensi che potrebbe mancarti qualcosa?”

Il silenzio che ne seguii, fece molto più rumore rispetto ad un flusso ininterrotto di parole. Capii che quella non poteva essere la mia strada, se dopo appena pochi mesi iniziavo già a sentirmi intrappolato.

Cercai di capire più a fondo cosa potesse realmente piacermi, cosa potesse farmi sentire libero di essere chiunque volessi essere, e che mi facesse immaginare felice, in futuro. Mi resi conto che c’era una passione profonda alla quale non avevo mai prestato troppa attenzione dando priorità a cose che ritenevo più importanti. Il fuoco della scrittura è sempre bruciato in me, ardendo fin da quando ho impugnato la prima penna.

E poi viaggiare…

“Immagina di poter vivere una vita in giro per il mondo, come gitani, a piedi scalzi e noncuranti del pensiero altrui”. Su quell’affermazione vidi il volto di Margherita illuminarsi, come se aspettasse da sempre qualcuno con cui condividere quel desiderio così radicato in lei.

“Da dove ti piacerebbe partire, per questo viaggio lungo una vita?”, le chiesi.

“Australia, la sogno da quando sono bambina…”.

Ed è proprio da una delle città più belle della terra dei canguri, Melbourne (Victoria State), che sto scrivendo questo articolo.

Dopo quella conversazione, avvenuta su per giù ad ottobre 2022, ci siamo armati di coraggio e abbiamo comprato i biglietti aerei. Io mi sono licenziato, lei anche, e abbiamo aspettato che arrivasse il 7 gennaio 2023 per partire.

Siamo atterrati prima a Brisbane, capitale del Queensland, per poi muoverci verso l’entroterra. Abbiamo trascorso i primi sei mesi a Toowoomba, una cittadina situata su una montagna, dove pub e farm regnano sovrani.

A giugno, in seguito ad una proposta da una delle squadre di calcio del posto, abbiamo deciso di spostarci qui a Melbourne. Nel frattempo ho cercato di capire come poter trasformare la scrittura, che ho ripreso per mano e dalla quale non ho più alcuna intenzione di allontanarmi, in una professione.

Dopo diverse ricerche e svariate domande prima al mio professore di italiano delle superiori e poi ad un noto scrittore dell’imolese (Andrea Pagani), sono entrato in contatto con il direttore della testata giornalistica dalla quale state leggendo questo articolo, Valerio Zanotti.

E’ nata così questa nuova rubrica dove parlerò dei nostri viaggi, partendo proprio dall’Australia.

Però prima ho ritenuto necessario raccontarvi prima chi fossi, cosa mi avesse spinto ad abbandonare la strada asfaltata per quella piena di buche, e quali sono gli intenti di questa rubrica, “Parole dal mondo”.

(Daniele Ferri)