Il 2024 è un anno da segnare sul calendario della storia per come potrebbe cambiare gli equilibri globali del nostro pianeta. Più di 4 miliardi di persone saranno chiamate alle urne: “il più grande anno di elezioni della storia”, come lo ha definito il settimanale britannico The Economist.
In Europa, l’attenzione sarà rivolta al rinnovo del Parlamento Europeo in giugno, ma anche a elezioni nazionali in Austria, Belgio, Croazia, Lituania, Portogallo e Romania. Nuovi presidenti saranno eletti in Croazia, Finlandia, Lituania, Romania e Slovacchia.
Oltre a ciò, elezioni sono programmate in Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia, Macedonia del Nord e Russia, con quest’ultima che terrà elezioni presidenziali e regionali in un contesto di crescente autoritarismo e con lo scontato esito della conferma di Putin e del suo partito.
Tutti i riflettori, però, saranno puntati sulla campagna elettorale americana, che ci accompagnerà per tutto il 2024 fino al giorno del voto, fissato per il 5 novembre. Ad oggi appare scontata una seconda sfida tra il presidente uscente Joe Biden e il suo predecessore Donald Trump: le sempre più evidenti difficoltà fisiche del presidente e dall’altra i guai giudiziari del suo sfidante, rendono incerto e avvincente il confronto dall’esito fondamentale per quello che sarà il mondo a partire dal 20 gennaio 2025, giorno del giuramento del nuovo presidente americano. Dall’inquilino della Casa Bianca dipende tutto il sistema diplomatico, militare e occidentale, che a Washington fa riferimento.
Li abbiamo già sperimentati entrambi, ma dagli anni del primo Trump il mondo ha iniziato ad infiammarsi e “The Donald” non sembra proprio uno adatto a spegnere incendi.
L’Asia vedrà elezioni cruciali a Taiwan (il primo Paese al voto, il 13 gennaio), Bangladesh, Pakistan, Mongolia e Iran. Ma quello a cui il mondo guarda con più attenzione è a ciò che accadrà a Taipei: stando ai sondaggi, dovrebbe vedere prevalere il partito della presidente uscente, molto vicino agli Stati Uniti di Joe Biden, ma con Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese, che – nel discorso di fine anno – ha fatto capire che la Cina considera Taiwan una propria regione, da riportare a casa.
In Africa nel corso del 2024 voteranno 16 Paesi, con elezioni significative in Senegal, Algeria e Mozambico, oltre alle elezioni generali in Sud Africa. L’Italia osserva da vicino le elezioni in Algeria, uno dei suoi principali fornitori di gas ma anche uno stato che vive in un regime totalitario nei fatti, con stretti legami con la Russia di Putin. E’ facile immaginare che lì le cose non cambieranno di molto.
Si voterà anche in Ucraina, dove il presidente in carica Volodymyr Zelens’kyj non ha escluso la possibilità di tenere elezioni nonostante la legge marziale. Un’elezione in un Paese parzialmente occupato e con milioni di sfollati pone interrogativi significativi sulla sua libertà e equità. Tuttavia, se il voto dovesse avvenire, rappresenterebbe una potente dimostrazione di resistenza contro i tentativi russi di soffocare l’indipendenza ucraina.
Secondo le valutazioni dell’Economist Intelligence Unit (EIU, centro studi del Gruppo editoriale inglese The Economist), solo in 43 dei 76 Paesi le elezioni saranno pienamente libere ed regolari.
Come affermato da Winston Churchill in un discorso alla Camera dei Comuni inglese nel novembre 1947 “È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”: mai come nel 2024 i destini del mondo possono prendere una strada che ci porti lontano da sistemi di governo che finora avevano garantito 80 anni di pace dall’ultima sanguinosa Guerra Mondiale.
(Tiziano Conti)