Imola. Stefano Moni è da poche settimane il neo segretario della Camera del Lavoro di Imola. L’abbiamo intervistato per farci raccontare il 2024 che verrà per la Cgil.

Stefano Moni

Ora sei alla guida della Cgil di Imola e una domanda è naturale quale relazione con la Camera del lavoro Metropolitana, dal momento che Imola è una parte importante della Bologna metropolitana?
“La Camera del Lavoro di Imola ha intrecciato già da diversi anni proficui rapporti di collaborazione con la Camera del Lavoro di Bologna su temi importanti quali, per esempio, la formazione delle delegate e dei delegati e la formazione dei funzionari.
C’è quindi una collaborazione ben avviata, che deve necessariamente tenere conto della peculiarità della nostra provincia dove sono presenti due Camere del Lavoro, quella di Bologna e quella di Imola, ciascuna della quali salvaguarda la propria autonomia.
In particolare la Camera del Lavoro di Imola nel 1980 si è fatta portatrice di una scelta importante rendendosi territorio congressuale autonomo e titolare delle proprie risorse, con la rappresentanza di tutte le Categorie e Servizi, scelta confermata anche nel nostro ultimo congresso svoltosi all’inizio del 2023.
Questa scelta ha permesso alla Cgil Imola di rafforzare il proprio radicamento sul territorio, estendere la tutela dei diritti, la rappresentanza sindacale e sociale e la contrattazione nei luoghi di lavoro.
La necessità che abbiamo come Cgil Imola di rafforzare la nostra autonomia, di cui andiamo fieri, ci consente una maggiore vicinanza alle lavoratrici ai lavoratori e ai cittadini del nostro territorio.”

Come segretario della Cgil sei chiamato ad articolare nel territorio le mobilitazioni in corso su sanità, fisco, salari e sicurezza sul lavoro. Ci sono specifiche iniziative in programma nel territorio imolese?
“Veniamo dagli scioperi indetti nel mese di novembre da Cgil e Uil preparati a livello territoriale con una massiccia campagna di assemblee nei luoghi di lavoro. Scioperi contro una manovra dove non c’è nulla per la creazione di nuovi posti di lavoro, nulla contro la precarietà e il lavoro povero e con misure sulla previdenza addirittura peggiorative della Riforma Fornero, una manovra che anziché affrontare i problemi reali del paese, adotta provvedimenti che inaspriscono povertà, disuguaglianze, esclusione, con smantellamento della sanità e della scuola pubblica.Ora la prima esigenza è quella di aumentare strutturalmente i salari, il che vuol dire rinnovare i contratti nazionali di lavoro nel pubblico e nel privato. La riuscita dello sciopero del 22 dicembre dei lavoratori del commercio, del turismo e dei servizi, i cui contratti sono scaduti da 4 anni, solleva il legame fra bassi salari e caduta del potere di acquisto. Al tempo stesso occorre una vera riforma fiscale: la legge delega che il governo si è fatto votare non va bene, non combatte l’evasione, non allarga la base imponibile, non colpisce le rendite finanziarie e immobiliari. E non riduce il peso impositivo su salari e pensioni. Le risorse vanno prese sui profitti e sugli extra profitti e destinate dove sono prioritarie, la sanità e l’istruzione, gli investimenti sulla transizione energetica e ambientale.
Ad oggi niente di tutto ciò che noi chiediamo è stato preso in considerazione dal Governo, quindi prevediamo una forte ripresa della mobilitazione nei primi mesi dell’anno, dove anche la Cgil di Imola si attiverà per garantire la più ampia partecipazione. Nel frattempo continueremo a programmare assemblee sui luoghi di lavoro, programmeremo volantinaggi ed iniziative pubbliche per continuare a parlare con i lavoratori ed i cittadini dei danni enormi che sta provocando questo governo.”

Imola è una importante realtà industriale con una peculiarità ospita importanti esperienze cooperative. Che tipo di rapporto intendi costruire con queste realtà?
“Imola è una città fortemente caratterizzata dalla presenza di realtà cooperative che costituiscono il principale sostegno delle attività economiche del circondario e contribuiscono in larga misura al benessere del nostro territorio.
La realtà cooperativa va salvaguardata e a mio parere dovrebbe fungere da modello per cercare di migliorare l’ intera realtà produttiva mettendo al centro la persona e non il mero profitto.
Dalle cooperative si si aspetta sempre qualcosa in più, l’impresa deve essere eccellente ma poi ci deve essere anche una risposta ai valori di cui la cooperativa è portatrice. Le cooperative devono essere coerenti con il loro patrimonio valoriale.
Auspico una collaborazione con le cooperative per provare a rilanciare questo modello con l’obiettivo di provare a cambiare in meglio il mondo del lavoro e che porti alla realizzazione di obiettivi come, per esempio, la diminuzione della precarietà purtroppo presente anche nelle realtà cooperative e una effettiva partecipazione dei lavoratori alla vita aziendale.”

(m.z.)