C’è un’aria talmente inquinata nelle città dell’Emilia-Romagna che medici ed esperti sconsigliano di fare attività all’aperto. L’inversione termica tipica di questo periodo nel bacino padano e la mancanza di pioggia favoriscono la concentrazione di inquinanti in atmosfera, i dati delle centraline s’impennano. Succede ogni anno, ma l’inizio del 2024 è stato davvero terribile, in particolare per le concentrazioni di polveri sottili: Legambiente ci dice che in poco più di un mese alcune città dell’Emilia-Romagna avevano già superato la metà dei 35 sforamenti consentiti nel corso di un anno. Sul “podio al contrario” Modena e Ravenna, seguono, a poca distanza, Ferrara, Piacenza e Rimini.

Per dare un’idea dell’emergenza smog in regione, domenica 18 febbraio la centralina di Modena Giardini ha superato la soglia dei 100 microgrammi per metro cubo di Pm10, col valore di 101 su media giornaliera, migliorando di poco il dato di sabato: 111 microgrammi. Sempre domenica valori simili si sono registrati a Piacenza (99 microgrammi della centralina Giordani-Farnese) fino a Rimini (97 in via Flaminia).

Mentre scriviamo sono quindi scattate le misure emergenziali antismog, tra cui lo stop alla circolazione dei veicoli diesel fino a euro 5.

Ma le misure di limitazione alla circolazione dei veicoli privati non bastano, tanto più che non valgono sul reticolo autostradale che attraversa la regione da ovest a est, da nord a sud.

L’Emilia-Romagna da fine gennaio dispone di un nuovo Piano integrato dell’aria che prescrive a tutti i comuni capoluogo di intensificare gli sforzi per abbassare le concentrazioni di PM10, al 2030, con una percentuale di riduzione compresa tra il 5% e il 30%, mentre per le PM 2.5 (le più piccole e più dannose alla salute perché penetrano profondamente negli alveoli polmonari) la riduzione necessaria oscilla tra il 26% e il 47%. Di poco migliore la situazione per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2), un gas dannoso per l’apparato respiratorio, per il quale la riduzione massima richiesta riguarda Modena con un 26%.

Nel report annuale “Mal’aria” di Legambiente Emilia-Romagna c’è un altro dato che desta particolare preoccupazione: i lievi miglioramenti del 2023 sarebbero da attribuire principalmente a condizioni meteo favorevoli, e non a politiche di riduzione delle emissioni e alla transizione ecologica.

La battaglia per l’aria pulita è parte della storia dei Verdi e trasversale ad ogni nostra iniziativa politica: “cura del ferro” nella mobilità, potenziamento ed elettrificazione del trasporto pubblico; percorsi ciclopedonali sicuri; riduzione della velocità stradale; promozione delle produzioni bio contro l’agricoltura intensiva e i mega allevamenti che originano le emissioni di ammoniaca, come spiegavo sopra un precursore delle polveri sottili; bioarchitettura e conversione degli impianti di riscaldamento a modalità meno inquinanti come le pompe di calore; stop a nuove autostrade e colate di cemento.

Temi che ho portato in più occasioni in Assemblea legislativa. Nel recente dibattito sul nuovo Piano Aria regionale (Pair 2030), che finalmente ha una dotazione finanziaria importante per l’attuazione dei progetti (14 miliardi di euro tra fondi regionali, nazionali ed europei), ho presentato tre ordini del giorno – approvati – su questi temi: destinare parte dei pedaggi autostradali a misure compensative nei territori più esposti all’inquinamento atmosferico generato dal traffico; sostegno al completamento del Servizio Ferroviario Metropolitano di Bologna; impegno della Giunta regionale a sollecitare il Governo ad aumentare le risorse assegnate al Fondo Nazionale per il Trasporto Pubblico Locale.

Proposte simili a quelle di Legambiente Emilia-Romagna: ripensare la mobilità urbana, implementando zone a basse e zero emissioni, ridisegnando lo spazio pubblico urbano con Città a 30 km/h e strade scolastiche, investendo massicciamente nel trasporto pubblico locale, nell’ampliamento di reti ciclo-pedonali e nell’elettrificazione di tutti i veicoli; agire sinergicamente sulle altre fonti di inquinamento, a partire dal riscaldamento domestico e dall’agricoltura.

Senza una svolta vera su questi temi, continueremo a subire danni alla nostra salute e a contare morti: sono 47.000 l’anno, in Italia, i decessi prematuri dovuti alle polveri Pm 2.5. E in questi giorni, da settimane, i cittadini emiliano-romagnoli ne stano respirando in gran quantità.

Di fronte a questi numeri non si può cedere ai ricatti di chi, alzando la voce, vuole meno vincoli di tutela dell’ambiente e quindi della nostra salute. La battaglia per la qualità dell’aria ci riguarda tutte e tutti, e per questo dobbiamo sentirla come nostra e affrontarla insieme.

(Silvia Zamboni, capogruppo di Europa Verde e vicepresidente dell’Assemblea legislativa Emilia-Romagna)