L’8 marzo è da oltre un secolo una data di lotta delle donne in tutto il mondo per denunciare la disuguaglianza di condizione rispetto agli uomini e le violenze con cui la cultura patriarcale alimenta il proprio dominio di genere.

Tutte le iniziative della Giornata internazionale della donna

Gli effetti disastrosi sono sotto i nostri occhi ogni giorno. Nella società mediatica contemporanea questa data riscuote più attenzione che negli altri 364 giorni dell’anno nonostante la fatica quotidiana che milioni di donne affrontano per sopravvivere, contrastare le violenze, affermare i propri diritti.

Nell’affollamento di date da celebrare proclamate dall’Onu e da altri organismi internazionali, l’8 marzo è forse l’unica data riconosciuta a livello internazionale scelta dalle donne stesse.
Un’azione di autodeterminazione originaria, libera dalla paternità e dalla benevola accettazione del potere maschile.

8 marzo 2020 in Piazza Matteotti a Imola

Per questo e per l’evoluzione del conflitto fra i generi, che oggi registra segnali forti di messa in discussione da parte dei movimenti integralisti confessionali, delle forze politiche reazionarie in Italia e nel mondo dei diritti conquistati, per noi è Lotto Marzo.

Una giornata in cui la nostra voce si alza per difendere i diritti conquistati e per mettere in evidenza come, a dispetto di accondiscendenze ipocrite, di false aperture, di celebrazioni formali e rapaci interessi commerciali, la realizzazione della parità fra i generi sia ancora molto lontana.

Innanzi tutto la pace. Mettere fine ai conflitti armati in corso è una condizione indispensabile per i diritti umani e di genere.
Le guerre sono fonte di prezzi altissimi per le donne, in anticipo sul futuro ( se ci sarà). Pensiamo agli stupri di massa come arma bellica e non solo.
In questo contesto rinnoviamo la nostra solidarietà a tutte le donne che in ogni contesto di guerra sono spesso le uniche capaci di costruire occasioni di dialogo e di considerare l’altro non solo come nemico. Esse continuano a rischiare la vita per i loro diritti in situazioni sempre più difficili e di assoluta violenza.

In molte aree del pianeta è lo stesso pur in contesti con caratteristiche diverse: le donne si dimostrano le uniche capaci di lottare per i diritti dei loro popoli e agiscono per la pace. In Afghanistan, in Kurdistan, in Turchia, in Iran, in Russia e in Ucraina, in Palestina e in Israele. Ma la voce delle armi è maschile e ignora ogni tentativo in tal senso.

Il nostro pensiero corre anche alle disuguaglianze inasprite dai cambiamenti climatici risultato della corsa al profitto e dello sfruttamento estremo delle risorse naturali e umane.

In Italia dall’inizio dell’anno si sono verificati circa 15 femminicidi. La violenza sulle donne si alimenta della cultura patriarcale. Ogni 25 novembre si ribadisce l’importanza dell’educazione, si indicano le scuole come il luogo di elezione per superare gli stereotipi sessisti e diffondere la pratica del rispetto.

Come Commissione abbiamo lavorato costantemente sul tema insieme all’assessorato del Comune. Con la campagna “Violenza sulle donne: basta la parola” a cui hanno aderito tutti i Comuni del Circondario, abbiamo cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica, proponendo una riflessione su alcune parole chiave particolarmente significative.

Cambiare il modo di pensare, la mentalità, il senso comune che contraddistinguono una cultura richiede il costante intervento sul contesto che alimenta la condizione di disparità fra i generi.
L’azione dei soggetti impegnati sul contrasto alla violenza, dai centri antiviolenza ai servizi, alle associazioni di donne è depotenziata dall’uso ostinato del linguaggio sessista e discriminatorio, dall’aggressione verbale sui media e i social network, da un mercato che continua a proporre prodotti fortemente stereotipati (pensiamo all’industria dei giocattoli e alla rete commerciale di distribuzione e vendita), da percorsi formativi segregati che non valorizzano i talenti delle ragazze impoverendo l’intero sistema economico e sociale.

Uno degli ostacoli più pesanti è la differenza di autonomia economica fra donne e uomini. I dati di inizio febbraio confermano l’enorme divario delle condizioni di lavoro sia in termini professionali e di accesso al lavoro che di livello salariale.
Un tema strategico e cruciale che incide sullo sviluppo economico e sociale, sulla sua qualità, sull’effettiva possibilità di scelta della propria vita sull’andamento demografico, sul doppio carico di lavoro sostenuto dalle donne e sul welfare.

Il tema della carriera e di una presenza maggiore delle donne in posizioni di potere è solo un aspetto che non garantisce automaticamente il miglioramento della condizione di tutte. Noi pensiamo che l’empowerment femminile vada affrontato in termini intersezionali e abbia un legame stretto con il diritto all’autodeterminazione.

Il successo di poche non realizza una cultura di parità fra i generi se non porta al successo di tutte e non contribuisce a liberare tutte da una cultura stereotipata sessista.
L’esercizio del potere deve essere diffuso e paritario in tutti i livelli del sistema e non l’accesso a un privilegio che si presenta più ampio per una prudente e “gentile” concessione del potere maschile.

In questo senso rileviamo e denunciamo il verificarsi troppo frequente di azioni di propaganda e di pinkwashing (come si dice oggi) che finiscono per agire come anticorpi del sistema patriarcale.

Allora rinnoviamo quest’anno il significato dell’8 marzo e della sua storia promuovendo “8 marzo, quando tutte le donne del mondo”.
Un incontro che è l’inizio di un percorso con gli studenti e le studentesse del triennio delle scuole secondario di secondo grado. Si tiene l’8 marzo alle 17 presso la sala di viale Cappuccini 14 (ex sede di quartiere).
L’incontro è valido per l’acquisizione di crediti formativi In tempi in cui governi neo e vetero fascisti e/o di stampo sovranista propongono ancora modelli socio-economici in cui si celebra il valore delle donne solo come madri e perciò funzionali nella salvaguardia della triade Dio, Patria e Famiglia, crediamo sia fondamentale, nell’esempio delle nostre madri e nonne, guastare la festa del patriarcato.

Ribadiamo che i diritti delle donne sono diritti umani. Sulla nostra libertà di scelta e sul nostro corpo non siamo disponibili a fare alcuna concessione o arretramento.

(Commissione Pari opportunità del Comune di Imola)