Bene hanno fatto il Cinecircolo Celluloide, il Cuf (Comitati utenti familiari) e l’ Ausl di Imola a ricordare il prof. Franco Basaglia nel centenario della nascita e a oltre quaranta anni dalla morte: lo psichiatra che ha gettato le basi della legge 180 sui manicomi e ha costruito un nuovo approccio medico-scientifico-sociale ai cosiddetti disturbi mentali.
Innovatore, rivoluzionario ? Forse tutto, perché, destino comune a quanti vogliono cambiare il mondo, ha pagato con l’isolamento e il contrasto duro e ideologico il suo modo di vedere l’Uomo nella sua pienezza individuale, quale base per andare all’ origine del suo male.
Nell’ occasione, vale un pensiero al prof. Edelweis Cotti, psichiatra sulle orme basagliane con varianti, che nei vari Ospedali Psichiatrici ha portato una ventata innovativa, a volte proposta con una immediatezza non sempre condivisa, ma ostacolata, fino al disprezzo.
Forse una meditata e collegiale gradualità avrebbe favorito la comprensione del nuovo corso, volgendolo in sistema.
Come andò per Basaglia, anche Cotti rimase deluso dalla politica, compresa quella di sinistra, incapace di tradurre il nuovo corso in una proposta politica riformatrice organica, tanto che la legge 180 ha tutt’ora zone di inapplicazione e mal funzionamento.
Parlare di problemi sociali o di agricoltura, per il Professore significava mettere al centro la Persona, i suoi problemi, le sue aspettative, la sue delusioni: solo così si poteva capire il disagio e l’ intimo disturbo.
Gli anni della direzione Cotti dell’ Osservanza, 1973-1986, furono anni di grande cambiamento: abbattimento delle mura inclusive dei reparti, ospiti liberi nel parco, uscite in città, parenti responsabilizzati (quanta fatica!).
Fare memoria di due psichiatri che hanno saputo urlare forte che gli psichiatri non servono, ma sevono persone capaci di comprendere la sofferenza, la fregilità, il malessere di uomini e donne che stanno dentro una società che prima li travolge e poi li rinchiude.
L’ aria di controriforma che aleggia va contrastata con la consapevolezza che la complessità sociale sarà sempre più marcata e che gli emarginati dai limiti singoli e collettivi , dalla solitudine, dall’ economia impietosa, dalle tecnologie escludenti saranno sempre più numerosi con reazioni che faranno invocare drastici provvedimenti.
La politica, quella meno vociante, inutile e stucchevole, provveda ad anticipare pensieri inclusivi, perché le sofferenze, i turbamednti, le disperazioni trovino sempre dei Basaglia e dei Cotti attenti e rispettosi della natura umana.
(Vittorio Feliciani)