La guerra russo-ucraina è iniziata nel febbraio 2022 dopo circa un decennio di guai fra il governo ucraino e forze d’opposizione filo-russe in Donbass ed in altre zone di frontiera, un ginepraio di accordi e protocolli che da pessimi vicini di casa quali erano sono stati prontamente violati portando ambo le parti prima diplomaticamente e poi politicamente a scontrarsi prima a parole con feroci proteste ed infine coi fatti in scontro militare, fornendo così l’assist ai russi a “riconoscere” le repubbliche del Donbass nel febbraio 2022 per poi entrarvi dopo aver mesi prima ammassato truppe armate, anche grazie al “sostegno” di Bielorussia, Iran, Corea del Sud e Siria.

Guerra in Ucraina (foto Pixabay)

E’ storia conosciuta il supporto militare Nato e della UE oltre a quello di Giappone e Australia a sostegno il governo di Kiev per liberare quella parte del Paese che da due anni è in mano russa malgrado non se ne veda più la prospettiva certa come all’inizio del conflitto.
Uno “stallo” questo tanto inaspettato quanto fonte di nervosismo a confermare i “rumours” che stanno rimbalzando fra le intelligence dei partner della coalizione anti-russa come ad evocare non più impossibile l’opzione di proporre a Putin un cessate il fuoco finanche addirittura un armistizio.

D’altronde con le elezioni europee dietro l’angolo e la voglia di riprendere a vivere l’era meno bellicosa della storia come vissuta nel migliore dei mondi possibile (ante conflitto), si sta facendo strada in occidente un mansuetismo e un altruismo ad affossare il (falso) mito della vendetta a tutti costi contro gli odiati russi, vicini di casa del popolo ucraino aggredito o anche che il dittatore Putin possa (ri) farla franca, “sposando” ciò che dice la psicanalisi sul limitato grado di autocontrollo degli esseri umani o sull’empatia che (a volte) può finire tra parentesi.

Brutte storie di aggressori ed aggrediti malgrado tutte le volte che si è urlato con forza (ma invano) dalle barricate del buon senso: “mai più”, dopo Auschwitz o per fallimenti delle Nazioni Unite o dell’Onu (Srebrenica, Ruanda, ecc.), per poi cadere nella retorica delle celebrazioni e le cerimonie raduno di capelli grigi e occhiali da vista, a rischiare così l’oblio.

Se sarà così anche per la guerra russo-ucraina lo vedremo presto, ma già l’indifferenza mediatica del non schierarsi in maniera gridata che echeggia dalle news dal conflitto non lascia presagire a nulla di buono sul “cambio di passo” che invece servirebbe a far cadere il dittatore russo, svelto a far giungere al pettine della logica del terrore e della guerra tutti i nodi irrisolti e irrisolvibili che c’erano in Donbass.

Della guerra mondiale “a pezzi”, e di ciò che Papa Francesco ha relazionato recentemente, il conflitto russo-ucraino ne è quindi diventato primo testimone anche se diverso rispetto ai tanti (troppi) altri guai glocal che non hanno fornito soluzioni per i quali sono nati, la guerra di usurpazione russa di parte di un territorio altrui potrà invece “finire” raggiungendone lo scopo.

Questo a confermare di quanto ci sia sempre bisogno d’aberrare le guerre al pari di non violentare la natura, di smettere il saccheggio delle risorse naturali e di non avvelenare più il pianeta come invece continuiamo a fare causando il climate change, ciò in nome dell’etica, ma anche del buon senso perché poi in prima persona siamo solo noi a pagar “pegno” in termini di salute. Il pianeta non rischia, ci sarà anche dopo.

(Giuseppe Vassura)