I numeri sono impietosi; la Juventus sta raccogliendo risultati inaccettabili.

Infatti era da 13 anni, con la gestione tecnica affidata a Gigi Delneri, che non veniva fissata a futura memoria una striscia tanto deficitaria di risultati, che hanno portato a totalizzare solamente 7 punti nelle ultime 8 partite di campionato, frutto di una vittoria, 4 pareggi e 3 sconfitte, con 5 partite disputate allo Stadium e soltanto 3 fuori casa.

Il tutto con 11 gol subiti e appena 9 realizzati.

Questo ruolino di marcia da piena zona retrocessione (se il campionato fosse iniziato 8 partite fa la Juve sarebbe quint’ultima) mette ancora più in luce quanto accaduto nelle prime 21 gare di questo campionato, evidenziando quanto la Juve abbia iperformato il proprio campionato fino a quel punto.

Invece occorre guardare la realtà che, implacabile, ci consegna risultati ottenuti casualmente, frutto di episodi in cui la buona sorte ci ha dato una mano (reti negli ultimi istanti di gara, mai il senso di gestire e orientare la partita da squadra leader pur in assenza degli impegni infrasettimanali, visto che siamo stati ingiustamente esclusi dalle coppe europee, che sul campo abbiamo invece meritato di disputare).

A mio avviso il divario maggiore con l’Inter risiede nella qualità complessiva della rosa che, nel caso dei nerazzurri, annovera 15/16 giocatori che nella Juve sarebbero titolarissimi.

(Foto Pixabay)

Oltre a ciò manca una definizione precisa di gioco, con il centrocampo (zona nevralgica di ogni progetto tecnico adeguato) non in grado di fornire quel salto di qualità tanto atteso.

Infatti oltre ad un filtro inadeguato offerto ad una difesa non più che dignitosa, non annoveriamo a centrocampo giocatori capaci di creare la superiorità numerica in fase di attacco e che non portano un adeguato contributo di gol.

Allegri colpevolmente non osa a sufficienza, continua un fastidioso mantra “l’obiettivo è centrare la qualificazione in Champions, è un percorso di crescita, ecc” perché la Juve non può attestarsi su tali, banali obiettivi.

A ciò è doveroso ricordare con disappunto il silenzio incomprensibile, colpevole della società che da alcuni anni perpetua un mutismo inaccettabile.

Ora è davvero il momento di prendere atto di un progetto fallimentare, a mio avviso iniziato con la scelta di acquistare Cristiano Ronaldo (troppo condizionante a livello tecnico, economico, di equilibrio dentro lo spogliatoio) e ripartire con un tecnico motivato e capace (per me Thiago Motta più di altri) e giocatori “pronti subito”, cioè capaci di sopportare le pressioni di chi è costretto a recuperare anni uggiosi per rilanciare un lignaggio societario che ri-appassioni tifosi anche troppo pazienti.

La qualificazione ufficiale al mondiale per club porterà nelle casse societarie 50 milioni di euro (che possono aumentare significativamente), ma solo dalla prossima stagione.

Quindi, nell’immediatezza, propongo importanti operazioni di mercato a partire da:

individuazione del nuovo tecnico;

mettere sul mercato i giocatori non funzionali al metodo di gioco del nuovo mister;

uniformare tutto il settore giovanile ad un progetto di gioco (più che a schemi che valgono mediamente solo sulla carta perché il calcio è fantasia, non meccanica riproposizione di quanto studiato a tavolino) che sappia esaltare le qualità dei singoli che, se virtuosi, non possono soffocare il loro talento dentro “armature” precostituite.

Quest’assunzione di responsabilità va condivisa da proprietà, dirigenza, staff tecnico e resa esplicita ai milioni di tifosi che meritano di vedere la Juventus recitare il ruolo che il nostro calcio da decenni le ha assegnato: quella di assoluta protagonista.

(Daniele Bassi)