Il Post è uno dei giornali online che ha avuto più successo, e si tratta di un’esperienza indipendente. Con Claudio Caprara, uno dei responsabili di questa bella storia, ne ripercorriamo brevemente le tappe.
Quando è partita questa esperienza e quali le condizioni di partenza (avete accesso a finanziamenti pubblici?).
“L’idea di far crescere blog personale in qualcosa di più evoluto, Luca Sofri, l’aveva in mente da un po’ di tempo. Ci eravamo conosciuti qualche anno prima, avevo concluso una mia esperienza professionale alla direzione di un canale satellitare di politica, mi raccontò la sua idea a settembre del 2009. In giro per il web italiano c’erano delle sperimentazioni di giornali generalisti solo on line assai approssimative, mentre negli Stati Uniti stava avendo successo il sito di Arianna Huffington e il Daily Beast, che somigliavano di più a quello che si poteva progettare in Italia. Grazie alla collaborazione con una società che possedeva e progettava siti web (che si chiamava Banzai) si è arrivati al progetto, alla costituzione della società e alla selezione di 6 giornalisti che dovevano affiancare Sofri nella scrittura degli articoli. Il Post è nato nel 2010 e le testate giornalistiche nate dopo il 2008 non hanno diritto a sovvenzioni.”
Quali i passaggi più importanti del vostro cammino.
“Nei primi anni la cosa più importante che siamo riusciti a fare è diventare un esempio di sobrietà, precisione, accuratezza e pulizia di linguaggio. Tutto questo con un’attenzione maniacale al contenimento dei costi. Il modello di business era quello della raccolta pubblicitaria che ha avuto un all’inizio un andamento sufficiente, ma consentiva appena a sostenere le spese. Poi ci sono stati due fatti che hanno cambiato lo scenario: il primo la scelta di chiedere ai nostri lettori di sottoscrivere un abbonamento. Non era una cosa scontata perchè nel 2019 quando abbiamo cominciato c’era molto scetticismo nel mercato italiano. Il riferimento internazionale in quella fase fu il Guardian, ma in realtà il Post ha sempre mantenuto un suo approccio originale anche nel marketing. I risultati furono buoni, ma poi arrivò la pandemia e grazie alle regole ferree che ci eravamo dati nei primi anni abbiamo affrontato quella catastrofe internazionale acquisendo in autorevolezza, il nostro profilo di giornale che spiegava le cose per bene è stato riconosciuto a livello di massa e i risultati degli abbonamenti sono stati sempre migliori. L’altro evento che ha trainato la nostra crescita è l’invenzione di Francesco Costa di fare una rassegna stampa quotidiana di 20 minuti, ogni mattina alle 8, in forma di podcast. È stato un successo che ancora sta dando risultati.”
E oggi, quali i progetti e quali le forze di cui disponete.
“Siamo partiti con 6 giornalisti oggi siamo 7 volte tanti. Il Post è un continuo generatore di idee e di progetti. Abbiamo dato vita a una rivista trimestrale in forma di libro che si chiama ‘Cose Spiegate bene’ che ci sta dando delle belle soddisfazioni e raccoglie il favore dei lettori e degli abbonati. I podcast sono selezionati con molta cura e raccolgono, a cominciare da Indagini di Stefano Nazzi, una grande popolarità. Stiamo allargando il numero di eventi pubblici, tra l’altro dal 20 al 22 settembre torneremo a Faenza, la città che ci ha adottato ormai 5 anni fa. Poi il 10 aprile uscirà il primo libro di una collana di volumi dedicati al giornalismo, alla divulgazione, alla riflessione sui temi dell’informazione come diritto fondamentale. La collana, per mantenere alto il livello di fantasia che ci caratterizza nei titoli, si chiamerà Altrecose.”
(m.z.)