“Siamo la prima generazione che ha un’idea chiara dell’impatto dei cambiamenti climatici, ma siamo anche l’ultima che può agire per salvare il pianeta!”. Questo il messaggio datato 25 marzo in occasione dell’Ora della Terra 2023 a sottolineare la consapevolezza che esiste un problema a cui voler (e poter) porre rimedio promuovendo una mobilitazione internazionale a favore la salvaguardia della natura e la biodiversità del Pianeta.
Ci fu poco da festeggiare un anno fa come ce ne sarà ancor meno in futuro sulla base degli andamenti delle concentrazioni di gas-serra in atmosfera che anziché calare crescono, provocando l’innalzamento delle temperature medie del pianeta. Si altera così sempre di più il clima causando la perdita continua ed inarrestabile di biodiversità, colpa questa anche dell’aumento della popolazione e di uno sviluppo economico incontrollato.
I problemi ambientali, rispettandone i limiti delle risorse, non sempre hanno trovato spazio fra le priorità in agenda delle politiche dei governi, che hanno sempre volto più attenzione a rapporti di Pil, posti di lavoro, prosperità e di equità sociale per preservare così lo stile di vita consumistico, per alcuni oggi non più sostenibile, che da sempre ha favorito l’aumento delle emissioni di gas-serra alterando irresponsabilmente ed irreversibilmente il clima del pianeta.
A rimediare agli errori del passato sarebbe servito riuscire a rendere prima possibile più efficiente l’uso dell’energia, ma ciò si è finora sempre scontrato con gli interessi delle lobby dell’industria del carbone e delle compagnie petrolifere che ancor oggi, grazie ai sussidi accordati ai combustibili fossili, garantiscono ancora a mezzo mondo elettricità ed energie, compresi i “fabolous three” campioni di emissioni di CO2, ossia Usa, Cina e India.
Da visioni opposte a volte però possono nascere compromessi a conciliare interessi comuni in settori di fondamentale importanza come quello industriale o i trasporti aviazione compresa, anche se per ora sembra ancora prematuro conciliare al meglio competitività e ambiente.
La fazione “industriale” (preda delle lobby del fossile) è convinta che l’eliminazione dei sussidi a suo favore ed il conseguente inasprimento dei vincoli alle emissioni di CO2 abbatterà competitività e utili aziendali, mentre quella “green” è di contro arroccata all’idea che l’abbandono del fossile a favore delle rinnovabili sia l’unica medicina per ridurre le emissioni di gas-serra, invogliare investimenti e creare posti di lavoro.
Esistono problemi più importanti (dirà qualcuno) soprattutto in questi tempi di crisi profonde dovute alle guerre o anche solo di carattere personale di chi non riesce ad arrivare a fine mese, ma ricorrenze come questa di cui stiamo parlando servono a ricordare di quanto e per quanto tempo sia stato sbagliato sfruttare (quasi) tutte le risorse possibili destinate anche alle generazioni che sarebbero venute dopo le nostre e di quanto inconsapevolmente ed irresponsabilmente ciò sia stato fatto senza troppo pensare alle conseguenze, ignorando che prima o poi il conto da pagare sarebbe arrivato.
Oltre a ciò l’Ora della Terra è quà a ricordare della distruzione degli habitat per colpa dell’agricoltura intensiva, della selvaggia crescita delle infrastrutture che ha deforestato ed inquinato ed anche ad ammonire della pericolosità di quella ridicola equazione “lavoro e benessere uguale a devastazione del territorio” che ha portato ai guai di una antropizzazione politica ed industriale solo volta a voracità immediate, anziché perseguirne l’esatto contrario che sarebbe stato d’utilità per avviare quell’inversione di rotta necessaria a suggerire vie d’uscita per una convivenza accettabile fra noi e gli altri esseri viventi, che avrebbe “nutrito” il Pianeta anzichè dissanguarlo.
(Giuseppe Vassura)