Del variegato mondo dei rapporti di coppia fece notizia qualche anno fa ciò che apparse sulla stampa svedese in merito la percentuale di donne di quel Paese nordeuropeo (90%) non più disposte a procreare con padri che non condividessero con loro i lavori domestici.
Scalpore e scandalo soprattutto da parte dell’opinione pubblica clerical-latino-mediterranea più incline all’opposto, peraltro ancor più irritata da ciò che poi si apprese successivamente da quelle stesse fonti che, come se non fosse stato sufficiente il già detto, rincararono la dose ribadendo che per loro la musica era cambiata senza ritorno da formale a sostanziale e con essa la gestione della vita familiare, di quella delle proprie mamme e nonne a bannare quote di rappresentanza e vecchi pregiudizi figli del patriarcato, tanto come madri o professioniste quanto come donne o mogli.
Nei decenni anche dalle nostre parti comunque qualcosa (in meglio) è cambiato perchè sempre più spesso il partner, soprattutto se maschio, ha iniziato a curarsi dei figli o almeno ci sta provando con i giochi e la scuola finanche a digerire i lavori domestici anche se quasi la totalità di loro non ha mai usato un ferro da stiro.
Questa “partecipazione” si spera migliorerà sempre più a vantaggio delle coppie 4.0 dei nostri giorni così impegnate a vivere il life-style affettivo più “border line” della storia recente, con la stragrande maggioranza di loro a conoscersi così velocemente da non avere un passato affettivo né da raccontarne e/o ricordarne i convenevoli e i modi usuali del “conoscersi piano”, consuetudini queste che fino a pochi decenni fa erano invece (quasi) d’obbligo alle coppie per scegliersi meglio.
A volte però non tutto fila liscio ed è in questo caso una fortuna avere famiglie allargate in soccorso alle coppie a rischio “default”, quando, cioè, ai due partner qualcosa negli affetti è andato storto, perché infatti questa parentela acquisita è lì a far da “frizione” tanto bacchettando da un pulpito “terzo” su come le eventuali colpe debbano essere attribuite anzitutto ad entrambi, quanto più benevolmente a ricordar loro ciò che (malgrado tutto) è stato “costruito” assieme nell’economia affettiva della vita di coppia.
Già “estinti” l’uomo rude a tagliar legna col cric sempre in tasca e la donna che lava, cuce e prepara cena in religioso silenzio, la coppia 4.0 si può ergere così come terza via ad essere di maggior utilità alla società del futuro, come a dire: “…donne e uomini potete essere voi stess* anche senza emulare il passato patriarcale o ciò che c’è in giro oggi… dai tipi che non si radono più, barba e occhiali finti finanche con la gonna come a carnevale, alle tipe multitasking che virano sneakears in “tacco 12” in un nanosecondo, prima apparendo come femmine da proteggere poi pretendendo l’impossibile, tutto e subito.
Speranza nel meglio che è sempre l’ultima a morire anche se poco rassicuranti sono le news da parte di chi ne capisce a non prevedere coppie responsabili e coscienziose che nell’immediato futuro cresceranno di numero, come a ribadire che è servito poco il buon senso degli anni ’70 che ha spazzato via gran parte del potere di fondo in mano a padri-mariti-padroni e tutte le assurde regole di quel gioco famigliare d’altri tempi.
Da qui il passo è breve sulle contraddizioni ed i pregiudizi di carattere etico-morale facenti parte del dna di tante coppie a limitarne la possibilità di avere in mano le carte giuste su come adattare la prole al mondo, ma anche adattando il mondo a loro, senza ingannarla con una mare di coccole che non troverà nella realtà, bensì di cura e accoglimento anche sotto la guida amorevole degli adulti di famiglie allargate.
Per qualcuno la colpa di ciò è dell’abitudinarietà sociale profondamente radicata nel conformismo (troppo) clericale da parte dell’opinione pubblica del recente passato che ha lasciato al palo molte delle tematiche sul libero affetto in libera convivenza.
Tuttavia una luce in fondo a questo tunnel si scorge da qualche tempo contro ciò che finora ha ostacolato giuridicamente le convivenze famigliari, non facendo chiarezza sulla confusione che regna nell’applicazione delle norme di diritto privato ed in quella sui diritti patrimoniali, compreso il caos che regna sovrano nelle molteplici ed annose questioni riguardanti le unioni di genere che (meglio prima che poi) dovranno trovare il giusto spazio anche per legge al pari di quelle della famiglia tradizionale, perché entrambe trovano al loro interno risorse per se stesse e potendo al contempo diventare risorsa per gli altri e perciò anche per la società.
Nell’era della comunicazione che viviamo, dove possiamo tutto su qualsiasi argomento, la coppia 4.0 è perciò messa a dura prova. Può deragliare e perciò diventare incline a vivere di “inciuci”, tanto attingendo dal “patriarcale” del passato quanto dal trend folle che maldestri influencer propongono soprattutto sui social, scelte sbagliate e senza coraggio queste che possono amplificare l’incomunicabilità di un dialogo già distorto da chi dei due non vuole più riceverlo, diventando come stranier* di un’altra patria, così a non voler più nemmeno conciliare col partner né questo lato oscuro della luna nè quell’altro a “rimediare” un nuovo ottimismo di coppia.
(Giuseppe Vassura)