Il dibattito Palestina Devastata si è svolto il 24 aprile presso il circolo sociale G. Costa in Bologna. Dopo l’introduzione del professor P.G. Ardeni, economista e candidato per la lista Pace Terra Dignità, hanno parlato Khaled al Zeer, ingegnere, presidente della comunità palestinese in Veneto, anch’egli candidato; Meri Calvelli, cooperante di ACS, una ONG che ha operato per molti anni a Gaza e Youssef Salman, presidente di Mezza Luna Palestinese in Gaza.

Ardeni ha descritto il sette ottobre come un momento di svolta e sottolinea che l’Europa è da tempo coinvolta nel conflitto, che pare irrisolvibile. L’enormità e l’atrocità degli eventi rimette in questione la nostra percezione dell’ebraismo e della Shoah. Il mondo occidentale reagisce alle critiche a Israele con repressione di coloro che manifestano solidarietà ai palestinesi mentre Netaniahu afferma che ‘Israele sta rappresentando la civiltà occidentale’[1] Israele nasce come progetto coloniale inglese al tramonto del colonialismo e resta un coccolato avamposto USA nel cuore del Medio Oriente. Li abbiamo perseguitati noi gli ebrei, quindi diamo loro una terra di altri, la frase era ‘una terra senza popolo per un popolo senza terra’ ma c’era un grave errore: un altro popolo lì abitava da millenni.

La delibera dell’Onu 181 del 1947 che intendeva porre fine agli scontri fra ebrei e palestinesi assegnò il 59% del territorio agli ebrei[2], oggi però il territorio palestinese, frammentato, è meno del 22% del paese. La pressione per l’espulsione del popolo palestinese inizia nel 1948 (prima guerra arabo-israeliana) con l’espulsione di 700.000 persone, circa la metà dei palestinesi allora presenti. Il progetto sionista è prevalso. L’Europa certo aveva simpatia per la causa palestinese e ha offerto un sostegno più sentimentale che politico. Il problema è identificare uno stato con un popolo: se ci pensiamo anche in Europa abbiamo importanti minoranze all’interno degli stati. Lo stato d’Israele è chiaramente composto da due popoli. Per debolezza l’Europa è andata sulla scia della politica statunitense, nonostante un sistema di apartheid coloniale e genocidario che deve farci rimettere tutto in discussione. Di recente si sono scoperte fosse comuni di centinaia di cadaveri all’ospedale Nasser e a quello di Al Shifa :a Gaza si cammina sui cadaveri.

Movimenti che chiedono il cessate il fuoco e di fermare i crimini di guerra, cui partecipano ebrei americani e tedeschi si scontrano con repressione e accuse di antisemitismo: le democrazie paiono incapaci di difendere la libertà di opinione che hanno conquistato ai loro inizi, si reprime il dissenso nell’università che è per  definizione uno spazio di libertà. Manifestazioni a favore di Israele non sono represse. La corte di Giustizia dell’Aja è forse antisemita? Gaza che era un campo di concentramento a cielo aperto diventa un cimitero.

Quale la nostra proposta all’Europa? Non parliamo di aggressore e aggredito: questo si applica a due stati come la Russia e l’Ucraina. Il 7 ottobre di Hamas è un atto terroristico, non un atto di guerra e Israele non può trattare tutti i palestinesi come terroristi, a tale atto si risponda con il diritto, lo stato israeliano stermina una popolazione come atto di punizione collettiva[3], distrugge Gaza per colpire Hamas[4]. Ripudiamo la logica di vendetta dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre che ha portato alla devastazione di Afghanistan e Irak. Israele va fermata subito. Dopo una persecuzione che dura da mezzo secolo era lecito aspettarsi un’esplosione dei palestinesi, Bargouti afferma ‘non abbiamo noi il diritto di lottare per la libertà?’[5].

Mari Calvelli per più di 23 anni ha lavorato in Palestina con la ONG ACS. Ricorda le affermazioni di ottobre di militari israeliani ‘animali sono e come animali li uccideremo’. Mari ritiene che tanti saranno costretti ad abbandonare la loro terra, come avvenne durante la Nakba del 1948 quando Israele argomentò che gli esiliati erano usciti volontariamente. Le angherie durano da sempre: almeno due volte al mese a Gaza avvenivano dei bombardamenti e attacchi mirati. Gaza era sigillata da Israele, nulla entrava o usciva senza permesso, l’acqua mancava. L’80% di Gaza era costituita da profughi da insediamenti in in Israele. La popolazione con grande pazienza ha sostenuto l’urto, certo non sono tutti terroristi. L’occidente ha tentato, dopo la prima intifada con gli accordi di Oslo 1993 di sostenere la soluzione due popoli due paesi ma Israele era implacabilmente avverso e noi abbiamo continuato a non vedere quel che stava succedendo.

Khaled al Zeel si descrive come un palestinese italo-giordano e vive da 40 anni in Italia. Afferma che la causa della autodeterminazione palestinese è una causa di pace e di giustizia. Il sette ottobre ha fatto cadere molte maschere. Khaled ritiene che la repressione degli studenti che manifestano contro l’assalto a Gaza sia un’azione fascista e che le accuse di antisemitismo non si giustifichino con un nostro senso di colpa verso gli ebrei. Il progetto sionista non è religioso ma utilizza la religione come una scusa. Afferma: non sono antisemita, anche noi siamo semiti e i medio oriente gli ebrei che fuggivano dalla  persecuzione in occidente sono stati sempre bene accolti.

Israele è, o dovrebbe essere, uno stato democratico laico. Ci hanno raccontato la favola dei due stati mentre si impadronivano del territorio, prima con la mano sinistra: i kibbutzim, ora con la mano destra: gli estremisti religiosi. Nel 1947 l’ONU assegna il 50% del territorio al 30% della popolazione. I palestinesi sono sotto occupazione dal 1976, mentre si invoca un maquillage di diritto internazionale, libertà e democrazia per nascondere un’operazione coloniale. La Segre ritiene che sia esagerato parlare di genocidio in Gaza (11.000 bambini morti) ma parla di genocidio in Ucraina (500 bambini morti). Chiamo il complesso militare industriale gli alligatori del mercato, quel che accade è il colpo di coda di un occidente capitalistico che sta morendo.

Youssef Salman ha denunciato la profonda crisi delle istituzioni internazionali di cui è  vittima il sud globale, e anche l’Italia. Si contano oggi 39 focolai di guerra, ma un vescovo ne ha segnalati 63. Papa Francesco la chiama la terza guerra mondiale ‘a pezzi’: un futuro nero per i nostri giovani. Gli americani rubano il petrolio siriano e gli israeliani il gas al largo di Gaza. Egitto ed ENI fanno finta di non sapere.

Gli inglesi hanno creato Israele. Gli Stati Uniti hanno posto il veto 3 volte al consiglio di sicurezza ONU a una risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza[6]; quasi isolato ha tuttavia posto il veto alla richiesta dei palestinesi (ora osservatori all’Onu) di essere accolti come partecipanti a pieno diritto. Biden è complice con il genocidio di Gaza, ha subito mobilitato due portaerei e ieri ha votato (oltre alle armi che regolarmente invia) contributi per 16 miliardi di dollari per Israele. Gli ebrei sono nostri fratelli, alcuni di loro riconoscono i nostri diritti ma vengono trattati peggio di noi, come traditori. Da 100 anni a poco a poco ci stanno rubando la Palestina, da 7 Ottobre in Cisgiordania ci sono stati quasi 600 palestinesi assassinati da esercito e coloni ebrei che colludono. Ci descrivono come arabi, cioè stranieri: per loro non esistiamo o siamo tutti terroristi.

Nella vivace discussione sono emersi dati importanti. Le ONG italiane che lavorano in Palestina si sono viste tagliare i fondi (fondi di emergenza già stanziati) dal governo Meloni l’8 Ottobre[7], in seguito ha bloccato i contributi all’UNRWA. Contro il governo vi è un esposto che lo accusa di complicittà al genocidio, fornitura di armi a Israele [8]e violazione dell’articolo 11 della Costituzione. Vi sono anche accuse di ricettazione del gas rubato a Gaza (l’estrazione avviene nel mare prospiciente, è possibile che questa sia una delle motivazioni dell’invasione di Gaza).

Si sta creando a Bologna una rete per la Palestina. Il comune di Bologna ha votato di escludere da appalti ditte ‘che non rispettano i diritti umani’ ma l’Università di Bologna collabora molto con il governo israeliano.

Il dottor Maurizio Marino da Padova, membro di ‘Sanitari per Gaza’ ci informa della presenza di una rete nazionale ‘Sanitari per Gaza’ e sottolinea l’annientamento del sistema sanitario in Gaza, senza precedenti e certamente un crimine di guerra (nemmeno la eventuale presenza di armi o di militanti di Hamas in ospedale giustificherebbe legalmente tale scempio). La distruzione di strutture e l’assassinio di sanitari che in guerra godrebbero di privilegi testimonia del disprezzo della dignità dei palestinesi.

Michele Santoro sarà presente al Nuovo cinema Nosadella in Bologna sabato 4 maggio, ore 18

(Cecilia Clementel)

[1] Questa la abbiamo già sentita dal presidente dell’Ucraina…

[2] Prevedeva che Gerusalemme fosse amministrata dall’ONU.

[3] Concetto nazi-fascista che Israele applica da sempre.

[4] Hamas aveva previsto e forse sperato in una reazione eccessiva e si è preparata a sostenerla sul lungo periodo.

[5] La Carta dei diritti dell’ONU riconosce a coloro che sono stati occupati il diritto di combattere, anche con le armi, contro l’occupazione.

[6] E si sono astenuti sulla successiva, ma l’ingiunzione per il cessate il fuoco è rimasta lettera morta cone le richieste della corte di giustizia dell’Aja. Israele pratica la politica del tirem innanz.

[7] Dichiarando ‘inopportuno’ andare a Gaza, gli aiuti che sono comunque portati sono sostenuti da contributi di solidarietà.

[8] Un simile intervento è stato fatto in Germania, gli USA non possono essere accusati analogamente perché si relazionano alla Corte di giustizia internazionale solo se ‘approvano’ di essere perseguiti!