“Lo scopo era di tenere il popolo all’erta e contemporaneamente all’oscuro di tutto”[1]

Sappiamo bene che le fonti che ci raccontano i due conflitti militari in corso (in Donbass e Gaza) lungi dal riportare gli eventi ci portano frammenti di realtà misti a grossolane manipolazioni e menzogne spudorate, coagulate in un mito che filtra la realtà e vive di postulati indiscutibili e travisamenti di storia passata. Voci discordi al ‘pensiero unico’ d’altro canto, hanno spesso un’agenda preconfezionata che manipola i frammenti dei racconti alternative.

Come orientarsi nel labirinto dell’informazione? Innanzitutto ritrovare la storia dell’ultimo secolo, a volte anche dei precedenti, ricordando sempre che la storia è scritta dai vincitori, poi scavare vicino: nell’economia e la finanza, nell’analisi militare, nella lotta per la sopravvivenza politica piuttosto che cercare lontano:  l’inconscio junghiano, la genetica e la violenza innata (?) della nostra specie, la promessa di Jehovah della terra d’Israele al popolo ebreo e l’autentica eredità culturale slava [2].

Due sono i meccanismi operati dal pensiero unico su Gaza e Ucraina: una narrativa slegata da riferimenti politici e storici e la disumanizzazione e la scomunica per il ‘cattivo’ di turno, che non deve essere né ascoltato né creduto, mentre il ‘buono’ può raccontare tutte le balle che vuole e viene osannato. Anche il fronte mediatico occidentale tuttavia si sta sgretolando.

Raccomando l’ascolto dell’emittente del Quatar, Al Jazeera, che mantiene toni equilibrati e giornalismo di buon livello sugli eventi a Gaza[3], suggerisco la lettura di questi libri: Terra contesa. Israele, Palestina e il peso della storia ,di Lorenzo Kamel[4] e La prigione più grande del mondo.
Storia dei territori  occupati, di Ilan Pappé, uno storico israeliano[5]. Il primo in particolare sfata miti sulla storia di Israele e del sionismo nel secolo passato che sono stati attentamente costruiti. Il mito del sionismo vede ‘un popolo senza terra [ebrei] per una terra senza popolo [Palestina[6]]’, entrambe le affermazioni sono errate: il popolo ebraico, dopo millenni di radicamento in luoghi precisi sia in oriente (fino all’India) che in occidente si era diversificato e inserito nelle sue diverse patrie.
La rivoluzione francese, liberandolo dal ghetto (che in certo senso ne proteggeva la singolarità) lo mette in rotta di collisione con ‘la nazione’ corpo omogeneo in cui esso diventa un corpo estraneo, o nel quale si fonde perdendo la sua unicità.

Nell’occidente cristiano e nella cultura slava ortodossa correva un filo rosso di antisemitismo[7] che nel periodo fra il 1881 e il1884 ( dopo l’assassinio dello Zar Alessandro II), e poi ancora nel 2018-1920 sfociò in ondate di persecuzione degli ebrei in paesi slavi, dette pogroms (‘devastazione’) con decine di migliaia di morti, causando una forte emigrazione ebrea che a Londra non era gradita[8]e che già Lord Palmerston a nel diciannovesimo secolo sperava di poter spostare in Palestina.

La prima emigrazione di ebrei russi in Israele inizia appunto nel 1882, continua all’inizio del 1900 e poi durante la guerra civile in Russia[9]. Nel 1875, essendo primo ministro inglese un ebreo convertito (Disraeli) l’Inghilterra acquista dal khedivè d’Egitto Ismail Pasha, che è prossimo alla bancarotta, le sue quote di proprietà dello strategico canale di Suez. Per il rifornimento del carbone necessario alle navi dell’epoca occorreva un punto di appoggio e si era già fatta strada l’idea di una ‘rifondazione della Nazione ebraica in Palestina nella forma di uno stato sotto la tutela della Gran Bretagna’[10].

Ancor prima della nascita del sionismo lo stato ebraico è un progetto coloniale dell’Impero inglese, cui il sionismo nato sul finire del diciottesimo secolo si appoggerà, fino ad ottenere la ‘Dichiarazione Balfour’ nel 1917. Vi era già un piccolo ma costante rivolo di immigrazione ebrea in Palestina, tollerato dall’impero turco[11]. Dopo il collasso turco, finita la prima guerra mondiale, la Società delle Nazioni mise la Palestina sotto mandato britannico[12] che vi favorì la formazione di un ‘focolare ebraico’.

Il paese non era affatto vuoto, i palestinesi vi sono presenti da millenni e hanno una precisa identità culturale. Fin dall’inizio il piano sionista era di occupare interamente la Palestina ed espellere i suoi abitanti, nonostante la forte resistenza degli inglesi prima del 1948 e dell’Onu poi, alle mire espansionistiche e al progetto di pulizia etnica de ‘il grande Israele’, nella logica coloniale dell’eliminazione dell’indigeno.

Ilan Pappe sottolinea come la guerra dei sei giorni del 1967 sia uno spartiacque storico, permettendo a Israele di occupare militarmente[13] (per 57 anni) la Cisgiordania (prima amministrata dalla Giordania) e Gaza (prima amministrata dall’Egitto). Le dirigenze politiche e militari sono sempre state unite sul progetto, pur dovendo portarlo avanti con prudenza e dissimulazione.

Egli descrive questo progetto come un mega carcere per i palestinesi, che nel 1967 erano un milione e mezzo, oggi sono diversi milioni e costituiscono (insieme al 20% degli israeliani non ebrei: cristiani e mussulmani palestinesi) un rischio demografico per i sei milioni di ebrei (in maggioranza non ortodossi) che risiedono in Israele.
Circa sei milioni di ebrei della diaspora risiedono negli Stati Uniti e altri due milioni fra Canada ed Europa (1,5 milioni in Europa), la diaspora che sosteneva Israele non si identifica con il sionismo. Una parte di essa, con associazioni di ebrei per la pace e a difesa dei palestinesi, si dissocia dal progetto ‘Grande Israele’, come vediamo nelle dilaganti manifestazioni, studentesche e non in Europa, Stati Uniti e tutto l’occidente, contro il massacro dei palestinesi.
La stessa popolazione ebrea israeliana è profondamente divisa e solo in parte sostiene questa azione militare che, come sempre, il governo vende come ‘azione di difesa’.

Ilan Pappe commenta che solo la guerra del 1948, contro la lega araba si può configurare come difensiva, le guerre successive sono state buone occasioni per far avanzare un progetto di spoliazione ed espulsione della popolazione indigena già ben delineato dalla dirigenza sionista, laburisti inclusi. Rimando al libro di Pappe, significativamente intitolato ‘la prigione (a cielo aperto) più grande del mondo’ per lo sviluppo dell’occupazione in Cisgiordania, processo indisturbato da sussulti di opposizione della dirigenza americana, europea, dei paesi arabi e dalle critiche di relazioni dell’Onu[14], Pappe demolisce il valore dei cosidetti accordi di Oslo (cui Arafat fu costretto) e dichiara che la soluzione ‘due stati’ è divenuta geograficamente impossibile.

Voglio qui riassumere gli eventi in Gaza nel corso del secolo corrente perché il libro di Pappe, scritto nel 2017 testimonia di un crescendo di bombardamenti e distruzioni, in particolare dopo che Israele ritirò i suoi coloni dalla striscia di Gaza (2005-2006) e lasciò l’amministrazione in mano ad Hamas, che non era in origine solo un’organizzazione militare ma anche un’associazione islamica benefica, corpo politico e amministrativo[15].
Da allora la striscia resta sigillata, con la frontiera egiziana aperta o chiusa a discrezione delle autorità. Vi passavano in media 500 camion al giorno con aiuti umanitari, più tutti gli uomini e materiali che usano i tunnel da Gaza verso il Sinai.
Il piccolo territori è solcato da un’enorme rete di tunnel, alcuni dei quali creati in passato dall’esercito Israeliano. Qualsiasi edificio, ad esempio un ospedale, si trova probabilmente su uno di essi, ma ciò non lo rende un bersaglio legittimo.

La striscia di Gaza non era sottomessa docilmente come la Cisgiordania con una autorità palestinese debole e collusa con Israele, ogni tanto tirava missili inefficaci contro il territorio israeliano. Le missioni ‘punitive’, bombardamenti e assassinii mirati erano regolari dal 2006 (dopo che i coloni ebrei lasciarono Gaza e Hamas ne prese l’amministrazione), il numero dei morti, soprattutto donne e bambini aumentava: qualche decina poi qualche centinaia.

Gli attacchi erano preceduti dal ‘bussare sul tetto’: qualche missile di avvertimento, telefonate ai residenti cui si intimava di lasciar subito la casa (tutti dormivano con uno zaino di emergenza accanto) e l’esercito controllava con i droni che essi fossero effettivamente usciti.

Nel 2009 rimasero uccisi 1500 Palestinesi e una decina di soldati israeliani. Molti persero la casa che aiuti internazionali e dei paesi arabi avrebbero ricostruito (L’Europa ha speso molti soldi per Gaza, creando edifici che poi furono distrutti).
Nell’estate del 2014 (motivato da un rapimento di 3 israeliani) gli attacchi missilistico uccisero 2200 Palestinesi ma gli Israeliani in un inusitato scontro a fuoco con le milizie persero 66 soldati. In quegli anni era in atto la guerra civile in Siria e sorgeva l’Isis in Irak, forse il mondo era occupato altrove[16].

Dimenticavo il blocco economico ( il divieto di importare materiali edili)che frantuma quanto è sopravvissuto agli attacchi missilistici. All’interno di questa mega prigione, che l’Onu disse sarebbe divenuta invivibile nel 2020, sopravvive la terza generazione di detenuti a vita. A Gaza viene inflitta , dopo un’agonia lenta, ora una morte molto veloce, i ‘danni collaterali’ non vengono più avvertiti o allontanati.

Uno strumento di intelligenza artificiale, chiamato the Gospel (il Vangelo) collega grandi quantità di informazioni e chiunque abbia il minimo collegamento con Hamas (i militanti sono tutti nei tunnel) viene segnalato: quando torna a casa l’immobile viene colpito: lo strumento calcola quanti civili saranno colpiti oltre a lui; un tempo numeri alti di vittime civili previste avrebbero impedito l’attacco, non oggi.
‘L’immunità che Israele ha ricevuto negli ultimi cinquant’anni incoraggia anche altri, sia regimi che opposizioni [17], a credere che nel vicino oriente i diritti umani e civili siano irrilevanti’ Ilan Pappe opera citata p.355.  Chi ci assicura che prima o poi la democrazia e i diritti umani non diventino irrilevanti anche a casa nostra?

Si è detto che negli ultimi sei mesi molti hanno gettato la maschera: Biden e gli altri ‘sionisti cristiani’, Erdogan che ha attivato un blocco del commercio (7 miliardi) con Israele solo dopo una sconfitta nel corso di elezioni amministrative, mentre trattiene una flotilla umanitaria diretta a Gaza che si trova a Istanbul, la Giordania e l’Arabia che hanno aiutato Israele a bloccare i droni iraniani, la Germania che a rimorchio degli Usa arma e sostiene legalmente e all’Onu evidenti crimini di guerra dell’esercito e dei coloni israeliani (quasi 500 palestinesi uccisi in Cisgiordania in pochi mesi)[18].

La maschera che è caduta dai nostri occhi era una benda che ci impediva di vedere la costante e graduata espulsione o soppressione dei Palestinesi che è in atto dal 1967, con strumenti tecnici sempre più efficienti e armi sempre più letali.

Nel libro Terra contesa il professor Kamel spiega come una secolare convivenza pacifica fra Palestinesi (cristiani o mussulmani) ed Ebrei, a causa dell’acquisto e poi dell’occupazione del territorio, si sia deteriorata a partire dal 1920[19].
Ci consideriamo esseri umani e vediamo gli altri come tali: la loro sofferenza e la disperazione che possiamo vedere ogni giorno ci angosciano, né il tormento diminuisce col passare dei giorni, anche ‘le cose hanno lacrime’ dice il poeta Lucrezio[20].
Noi non vediamo i palestinesi come ‘animali’ trattati come tali (citazione dal generale Ghassan Allam che aggiunge ‘non ci saranno elettricità e acqua a Gaza, ci sarà solo distruzione Volete l’Inferno, avrete l’Inferno’).

La distruzione degli ospedali e la carneficina in essi avvenuta mi colpisce particolarmente, sono luoghi di rifugio e di cura in ogni guerra, protetti da leggi umanitarie ormai carta straccia. Ci colpisce anche la distruzione delle scuole delle nazioni unite, di tutti i luoghi di culto, di tutte le università e di tutte le infrastrutture, la morte di centinaia di giornalisti e operatori sanitari, spesso insieme alle loro famiglie allargate.

Kamel documenta precedenti saccheggi di archivi e biblioteche[21], ora tutti i musei sono distrutti, per obliterare non solo i palestinesi di oggi ma anche la memoria di quelli di ieri. Continuano i bombardamenti Israeliani di obiettivi libanesi (Hezbollah) e siriani, con vittime civili, contro gruppi che vengono monotonamente definiti sempre ‘legati all’Iran’ ma sui quali l’Iran non ha controllo, come non controlla gli Houthi (Ansar Allah) yemeniti che continuano a limitare, con i loro razzi rudimentali, la libertà di navigazione nel mar Rosso[22].

Ai costanti assassinii mirati – di ‘terroristi’- da parte di Israele (mai rivendicati) siamo ben abituati: circa una ventina qua e là negli ultimi  mesi, anche a costo di attaccare il consolato iraniano a Damasco. A proposito: Xi Jinping si è recato a Belgrado per commemorare il 25o anniversario del bombardamento (‘per errore’) del consolato cinese a Belgrado da parte degli aerei NATO, evidentemente se lo è legato al dito. Bombardare siti diplomatici equivale nel diritto internazionale a bombardare territorio del paese stesso del consolato o dell’ ambasciata[23].

La relatrice speciale dell’Onu per la Palestina, compatriota della quale possiamo andare fieri, l’avvocata italiana Francesca Albanese, cui è impedito l’ingresso a Gaza, ha scritto un testo ‘Anatomy of a Genocide’ di cui leggo una versione (advance unedited version) per la 55a sessione del Consiglio per i diritti umani in data 25 Marzo 2024. Segnalo anche un documento di Amnesty International del 2023 che descrive il regime di apartheid cui sono soggetti i palestinesi, non solo nei territori occupati, anche in Israele essi sono privati di diritti.

Albanese descrive il genocidio come un processo che nega ad un popolo il diritto di esistere e cerca in vari modi di eliminarlo. L’attacco a Gaza degli ultimi sei mesi (in parallelo un forte aumento della repressione in Cisgiordani, con migliaia di arresti, costanti incursioni israeliane e centinaia di morti) fa seguito ad un attacco a villaggi Israeliani nel Sud il 7 ottobre 2023 in Israele. Combattenti Palestinesi (non solamente di Hamas) hanno infranto le barriere di confine, ucciso 840 civili e 350 soldati e catturato 240 ostaggi[24].

L’esercito e i servizi segreti israeliani colti di sorpresa hanno impiegato tre giorni per riprendere il controllo della situazione. Tale evento – ricordo che in base alla carta dell’Onu popolazioni occupate hanno diritto a ricorrere alla resistenza armata, nel rispetto delle leggi umanitarie internazionali – non può giustificare la mattanza che è sotto i nostri occhi e che la corte internazionale di giustizia dell’Aja ritiene plausibile si configuri come genocidio.
A essa si aggiunge indurre carestia, impedire soccorso sanitario e provviste di medicinali, la distruzione di infrastrutture essenziali che certamente porterà ad epidemie nel corso dell’estate, vista anche la (da anni cronica) carenza di acqua, e di acqua potabile in Gaza.

Gli Stati Uniti intanto (che hanno ereditato il progetto coloniale inglese: Israele è  utile a mantenere il controllo in medio oriente) ha aumentato drasticamente il sostegno militare a Israele. All’indignazione che molti provano (e molti ebrei fra loro) si associano reazioni di sgomento e senso di impotenza. Si teme anche un possibile attacco all’Iran tale da scatenare una guerra regionale, impedito solo dal fatto che Israele ha necessità che gli Usa si associno a tale attacco; ora (in fase di campagna elettorale) si rifiutano di farlo ma domani chissà.

La regione rimane una polveriera che aspetta solo una miccia accesa per saltare in aria. A giudicare dall’ultimo attacco di rappresaglia sul territorio d’Israele da parte dell’Iran con 300 fra droni e missili l’Iran si prepara a vender cara la pelle. La chiusura degli stretti di Hormuz, che l’Iran controlla, affonderebbe rapidamente l’economia mondiale.

Le attività di mediazione di Egitto e Quatar per Gaza spero possano condurre ad un cessate il fuoco che non cambierebbe il progetto  di pulizia etnica israeliano ma migliorerebbe la situazione umanitaria, sempre che l’esercito e/o i coloni Israeliani  non ostacolino il passaggio dei camion e l’UNWRA sia in grado di distribuire l’aiuto umanitario senza esser fatta bersaglio (centinaia i morti fra i suoi dipendenti). L’organizzazione delle Nazioni Unite per i Palestinesi, Unrwa, esiste dal 1948 per aiutare anche i profughi in Giordania, Siria e Libano ma Israele vuole distruggerla e gli Stati Uniti con i loro vassalli la sabotano[25].

Un cenno alla sollevazione di studenti in Usa e altri paesi occidentali, quasi ovunque contrastati da interventi repressivi, inevitabile il confronto con le proteste contro la guerra in Vietnam. Le richieste alle università di tagliare legami economici e accademici con Israele sono assai concrete.

La difesa della libertà di parola sembra retorica, gli interventi disciplinari e legali spesso motivano i giovani a raddoppiare l’impegno. Molti di loro si scontrano con la durezza e l’arroganza del potere costituito che i sessantottini nel loro ottimismo non avevano mai colto, è una lezione che sarà loro molto utile in futuro.

Le immagini della polizia che trascina via gli studenti sono allarmanti: sta prevalendo nelle nostre società una svolta autoritaria? Leggo la recensione di un libro di uno storico israeliano, Zeev Sternhell (1935-2020) Histoire et lumières. Changer le monde par la raison [la Storia e l’Illuminismo]. Cambiare il mondo attraverso la ragione][26].

Il libro ripercorre la vita travagliata di Sternhell, un ebreo polacco, sopravvissuto alla tragedia dell’ultima guerra, storico del fascismo francese, sionista e socialista, soldato israeliano in quattro guerre e militante pacifista.
Credo possa aiutare a chiudere il cerchio di questa difficile riflessione sul presente in Palestina, inaccettabile ma in apparenza non modificabile.
Si noti come la condanna ripetuta dell’espulsione dei Palestinesi, dell’apartheid e dei crimini di guerra del governo israeliano da parte di giovani ebrei, intellettuali, ma anche di militari di carriera (e il rifiuto di alcuni riservisti israeliani di partecipare all’imminente massacro in Rafah) abbia appena rallentato lo schiacciasassi della violenza illegale dei coloni ebrei e dell’esercito, esecutori del progetto sionista ora in versione religioso – fondamentalista -apocalittica.

Sternhell individua una corrente ‘anti-illuminista’ nel pensiero europeo assai vasta, collegando De Maistre ad Hayek e Isaiah Berlin, mentre riduce il progetto ‘sapere aude’ dell’Enciclopedia al paradigma razionalistico di cambiare il mondo con la ragione. Egli cerca di dimostrare come (in Francia) sia da destra (fascismo e antisemitismo) che da sinistra (socialdemocrazia) si siano combattuti gli ideali illuministici, ai quali , come patrimonio della civiltà europea, ci conviene aggiungere la cultura romantica europea, il valore della comunità e della società civile, la funzione storica della tradizione, religione inclusa.

Egli sottolinea la visione paramilitare della politica e della società  del fascismo e ritiene che sia nato da una fusione del nazionalismo con l’anarcosindacalismo e il socialismo non marxista[27]. Fu inoltre uno degli esponenti israeliani più impegnati nella costruzione del processo di pace, condannò e combatté l’apartheid dei palestinesi[28]: ‘ come è possibile che gli ebrei che hanno tanto sofferto possano a loro volta infliggere sofferenze così dure ai palestinesi?’[29].

Per Sternhell l’interpretazione del passato è inseparabile da un impegno sociale e politico nel presente, riprendendo un filo che è presente agli inizi del sionismo egli riscopre Marx, un Marx umanista. Penso che abbia correttamente identificano un oscuro lago sotterraneo della cultura europea che fluisce verso ideologie di modernismo reazionario spesso identitario e legato a perversioni estremiste di religioni monoteiste[30], nutrito di scientismo che sfociano oggi a Gaza in ‘un assalto totale contro l’umanità’.
Credo che siamo di fronte ad un ‘assalto totale’ contro la nostra e altrui umanità, razionalità, solidarietà e democrazia che ci lascia sgomenti per la sua demenziale violenza, ma questo orrore non deve paralizzare il nostro pensiero razionale e la capacità di reagire politicamente.

Oggi possiamo coltivare la speranza di evitare una imminente catastrofe umanitaria. Hamas ha accettato l’attuale proposta dei negoziatori: Quatar, gli egiziani e persino il capo della CIA William Burns. Il governo israeliano continua a inviare messaggi ambigui e contradditori ma manderà i suoi rappresentanti al Cairo, Biden continua a parlare con Netaniahu, testimoni sul terreno affermano che l’attacco a est di Rafah (bombardata per molti giorni) è iniziato, gli USA non si oppongono ad un’operazione limitata in Rafah. Gaza è rasa al suolo ma Hamas è sopravvissuta.

Entrambi (il presidente Usa e il primo ministro israeliano) sono sotto pressione, il primo dalla rivolta studentesca estesa a macchia d’olio nonostante la repressione poliziesca e il secondo inseguito da manifestazioni di migliaia di cittadini che chiedono il cessate il fuoco e il ritorno degli ostaggi.

E’ chiaro che il governo non vuole nessuno dei due e che un cessato il fuoco lo porterebbe alla disintegrazione e a nuove elezioni in Israele che segnerebbero la fine di Netaniahu. Biden o i suoi consiglieri hanno finalmente capito che le manifestazioni studentesche a favore della Palestina mettono in grave pericolo la rielezione del Presidente. Uno o l’altro deve necessariamente perire.

Se, come pare, Biden è in favore del cessate il fuoco (anche se chiamato con altro nome) Israele è isolato sia nella regione che a livello internazionale se dovesse rifiutare di accordarsi a sospendere le operazioni militari. I termini della proposta non sono ancora chiari nei dettagli.

Si dice che l’ora prima dell’alba sia la più buia, questa notte temo durerà ancora a lungo…

(Cecilia Clementel)

[1] Ilan Pappe: La prigione più grande del mondo, Fazi Editore, 2022, p.84. Pappe è uno storico israeliano rigoroso e coraggioso, professore di Storia e direttore del Centro Europeo per gli studi sulla Palestina all’università di Exeter (GB).

[3] Al Jazeera è stata di recente bandita ed espulsa da Israele, diversi suoi giornalisti sono morti a Gaza. E’ stata inoltre bandita dal riportare le elezioni in corso in India. Queste scelte indicano il montare dell’islamofobia e degli attentati alla libertà di stampa .Montano i rischi alla stessa incolumità dei professionisti del quarto potere.

[4] Professore associato di storia globale e storia del Medio Oriente all’università di Torino. Il libro del 2022 è edito da Carocci.

[5] Il libro, del 2017, è tradotto da Fazi editore nel 2022.

[6] La striscia di Gaza in realtà fu sempre la terra dei filistei, non degli ebrei.

[7] Nell’oriente musulmano gli ebrei furono sempre bene accolti. I pochi eccidi di ebrei nel medio oriente del XX secolo sono affatto isolati (Hebron 1929, 67 morti, oltre 450 si salvarono rifugiandosi da famiglie arabe locali), né è vero che gli ebrei dell’oriente furono costretti a lasciare Iraq o Egitto per trasferirsi in Israele dopo il 1948, cioè dopo l’espulsione forzata di 700.000 palestinesi. Gli ebrei orientali (Mizrahim) che arrivarono in Israele all’epoca furono 800.000.

Kamel pp.100-101. Vedi anche sul net ‘Mizrahim, gli ebrei del medio Oriente’.

[8] Ricordo che fino alla prima guerra mondiale si viaggiava senza passaporto.

[9] Essi sono aiutati dal banchiere Rothchild a comperare terreni in Palestina,.

[10] Kamel p.22.

[11] Kamel p.87 ss. L’impatto del sionismo.

[12] Chi fosse interessato alla feroce competizione fra Francia e Inghilterra in medio oriente può leggere (se di robusta costituzione, essendo tale conflitto coloniale una lotta senza esclusione di colpi) A line in the sand di James Barr, Simon & Schuster Ltd. 2012.

[13] Le Autorità civili Israeliane sono sempre soggette all’autorità militare in Cisgiordania, sono state utili foglie di fico.

[14] La brutalità dell’esercito Israeliano a partire dagli anni settanta, l’uso consolidato di gravi torture (coperto dal sistema giudiziario) e le migliaia di Palestinesi (fra cui adolescenti e numerosi bambini) in detenzione amministrativa-con detti maltrattamenti, torture ed eventuale decesso-senza capi d’accusa né processo (procedimento del tutto illegale in zona d’occupazione) sono anch’essi passati generalmente sotto i radar del mondo occidentale e, si deve dirlo, del mondo islamico.

[15] Questa la ho sentita in autobus: ‘non mi fido delle cifre dei morti a Gaza perché sono date da Hamas’. Come amministrazione Hamas ha il ministero della sanità e l’amministrazione dei pochi ospedali rimasti. Secondo me le cifre dei morti, non tenendo conto di militanti uccisi nei tunnel e dei civili sotto le macerie o in fosse comuni sono seriamente sottostimate. Non sarei sorpresa se alla fine del conflitto si contassero più di 100.000 morti e il doppio/triplo di feriti, spesso gravi e handicappati. Le cifre delle perdite di soldati israeliani sono anch’esse sospette.

[16] Persino il prudente rapporto Goldstone, commissionato dall’ONU sui massacri in Gaza dal 25 novembre 2008 al 21 gennaio 2009, corredate da prove (sebbene Israele avesse impedito l’ingresso ai giornalisti) della devastazione da attacchi israeliani da terra, mare e aria per 2 mesi, non ebbe eco o conseguenze.

[17] Sappiamo che nel Medio Oriente molti governi non hanno bisogno di incoraggiamento in tale direzione…

[18] In Germania gravi violazioni della libertà di opinione per i sostenitori della Palestina, ovunque la crescita degli attacchi ai palestinesi passa sotto silenzio. A furia di evocare a sproposito l’antisemitismo si rischia di resuscitarlo.

[19] Kamel capitolo 4: l’impatto del sionismo.

[20] ‘sunt lacrimae rerum’

[21] Kamel p.294

[22] Vedo oggi sul giornale la storia di turisti italiani bloccati a Socotra, isola in teoria parte dello Yemen, che tutti si adoprano ad aiutare. Quanto a me ho tentato di dissuadere amici da una vacanza (pare meravigliosa) in Oman, proprio lì davanti agli stretti di Hormuz. O io o loro vivono su un diverso pianeta.

[23] Per motivi a me ignoti questo non si applica se la sede diplomatica è iraniana, a giudicare dalle reazioni USA e UE.

[24] Mantengo una forte diffidenza sulla veridicità delle informazioni che ci vengono fornite, in particolare da fonti ufficiali Israeliane. Come ho scritto trovo Al Jazeera equilibrata e affidabile fonte di analisi e informazioni, cosi pure Haaretz.

[25] E’ possibile che le informazioni che collegano dipendenti UNRWA agli eventi del 7 Ottobre siano state ottenute con la tortura, fatto sta che gli israeliani non ce le hanno comunicate.

[26] In Il mestiere dello storico, VII/ 1, 2015, il libro Histoire et lumières di Zeev Sternhell intervistato da Nicholas Weill, 2014.

[27] Uno dei suoi libri più noti si intitola ‘Né destra né sinistra’.

[28] Fu ferito da una bomba nel 2008, un attentato ad opera di un ebreo ortodosso estremista.

[29] Sternhell, Zeev, Histoire et lumières. Changer le monde par la raison, Entretiens avec Nicolas Weill, Paris, Albin Michel, 2014, p.189.

[30] Anche l’induismo di Modi va per questa strada.