Durante la legislatura che sta per concludersi, il dibattito sull’impiego dei prodotti antiparassitari è stato particolarmente acceso e ha coinvolto non solo il mondo agricolo ma anche, più in generale, l’opinione pubblica.

Da un lato, frange della popolazione chiedono una riduzione nell’uso dei prodotti chimici in agricoltura, spesso senza tenere conto che la sicurezza alimentare del nostro continente dipende dalla disponibilità di fitofarmaci efficienti, ora più che mai, poiché le sfide legate a malattie, insetti e parassiti stanno aumentando invece di diminuire.

Dall’altro lato, la pandemia e il conflitto in Ucraina hanno accresciuto la consapevolezza dei cittadini europei sull’importanza di sostenere una produzione agricola efficace e di preservare una certa sovranità alimentare nel continente.

In questo contesto, emergono diverse questioni. Innanzitutto, c’è una tendenza al ribasso nel numero di principi attivi autorizzati in Europa, in parte dovuta alle rigorose normative riguardanti la loro autorizzazione e ri-autorizzazione. Tuttavia, parte della responsabilità ricade anche sui produttori stessi di questi principi attivi, che talvolta non richiedono la ri-autorizzazione sperando d’introdurre sul mercato prodotti nuovi, più redditizi per loro, anziché continuare a commercializzare prodotti esistenti da tempo.

Il problema principale è che sempre più spesso i nostri agricoltori si trovano in situazioni in cui non esistono più prodotti chimici adeguati per affrontare i loro problemi specifici.

Piantagione di Grano (Foto di Pexels da Pixabay)

Parallelamente, a livello delle istituzioni europee è stata discussa una proposta di regolamento volta a ridurre drasticamente l’uso dei prodotti antiparassitari, con l’obiettivo di una diminuzione obbligatoria del 50 per cento entro la fine del decennio in corso.

Mi sono opposto fermamente e con successo a questa iniziativa legislativa, la quale rifletteva un approccio meramente ideologico, sostenuto principalmente dalla sinistra e dagli ambientalisti. Su questo tema, sinistra e verdi hanno adottato un discorso estremamente populista, cavalcando l’idea che l’agricoltura faccia attualmente un uso eccessivo di prodotti fitosanitari e suggerendo che una diminuzione del 50 per cento entro sei anni non causerebbe alcun problema. Tuttavia, è evidente a tutti che in un così breve periodo non è possibile sviluppare un numero sufficiente di valide alternative.

Fortunatamente, alla fine questa proposta di legge è naufragata in Parlamento europeo. Confido che questo invii un chiaro segnale alla Commissione europea, incoraggiandola ad adottare un approccio più pragmatico su questi temi negli anni a venire.

Con questa bocciatura però, non viene meno la richiesta dei cittadini e dei consumatori di una riduzione nell’uso di prodotti antiparassitari. È quindi necessario esplorare altre strade per raggiungere questo obiettivo, investendo nello sviluppo di tecnologie che permettano all’agricoltura di diminuire in modo efficace l’impiego di questi prodotti.

Lo sviluppo di piante più resistenti rappresenta indubbiamente una delle prospettive più incoraggianti. In Parlamento europeo ci siamo espressi a favore di regole che facilitino il potenziamento delle tecnologie di evoluzione assistita (TEA), ovvero nuove tecniche di miglioramento genetico per sviluppare piante più robuste, capaci di resistere meglio agli attacchi parassitari. Ora questo dossier legislativo è al vaglio del Consiglio dell’Unione europea, il quale spero sarà in grado di trovare un accordo col Parlamento europeo per una nuova legislazione solida in materia, in condizione di regolare efficientemente il modo in cui queste piante possono essere generate, vendute e coltivate nell’Unione europea.

A Bruxelles siamo intervenuti anche in merito ai prodotti biologici meno impattanti, ampia categoria che include stimolanti, organismi come funghi, batteri, agenti virali, peptidi, fino a insetti, nematodi e altro ancora. Con un regolamento, abbiamo deciso che questi agenti possono essere autorizzati in maniera ancora più veloce rispetto al passato, per permetterne una vera e propria espansione sul mercato.

Su un altro fronte, molto rilevante è anche il progresso nel settore dei prodotti antiparassitari di sintesi meno impattanti. Anche qui, constatiamo che l’industria produce sempre meno principi attivi. È pertanto essenziale sostenere i produttori affinché investano nella ricerca di nuove sostanze, perché è altamente improbabile che negli anni a venire si possa fare lotta parassitaria in agricoltura solo ricorrendo a una nuova generazione di prodotti biologici. I principi attivi chimici, di sintesi, giocheranno un ruolo decisivo anche in futuro e per questo è cruciale investire nel loro miglioramento.

E poi c’è anche tutto il mondo dell’agricoltura di precisione. Un prodotto antiparassitario deve essere applicato il più possibile solo dov’è necessario: non deve essere disperso nell’aria o sul suolo, ma raggiungere direttamente la pianta. Qui c’è un grande potenziale per progredire ulteriormente, sfruttando nuove tecnologie, macchinari, sensori e così via.

Ma per realizzare questo obiettivo è essenziale garantire agli agricoltori un reddito adeguato, perché tali macchinari sono spesso costosi. Le autorità pubbliche devono impegnarsi a tutelare la redditività della professione agricola e anche contribuire a finanziare l’acquisto di queste tecnologie, come l’Italia ha fatto negli ultimi anni.

In questo scenario, la ricerca nel settore agricolo resta di fondamentale importanza. È necessario investire a livello europeo e a tal fine abbiamo già raddoppiato il valore del fondo per la ricerca agricola rispetto alla precedente programmazione finanziaria dell’Unione. È inoltre importante valorizzare appieno gli istituti di ricerca, affinché siano messi nelle migliori condizioni possibili per far progredire l’innovazione e diffonderla sul territorio. Un ruolo centrale in questo senso è svolto infine dalla consulenza agricola, che ha ampi margini di miglioramento in Europa.

La tutela delle piante rimane quindi una sfida cruciale, di fronte alla quale noi legislatori dobbiamo basarci sulla scienza. È perciò essenziale eliminare completamente qualsiasi approccio ideologico e intensificare gli sforzi per promuovere una lotta antiparassitaria sempre più efficiente e sostenibile.

(Herbert Dorfmann, europarlamentare della Commissione agricoltura)