L’Italia è una Repubblica fondata sul gran premio. E a chi non è d’accordo non va mai bene niente…

Lo sciopero è un diritto? Solo se non disturba. Solo se si chiede permesso. Solo se il datore di lavoro non subisce nessun pregiudizio. Meglio sarebbe se la richiesta fosse accompagnata magari da un mazzo di fiori o un invito a cena.

Lo sciopero può essere rimandato quando piace a chi comanda. Ai lavoratori è consentito esprimere, ma solo con educazione, il proprio disappunto per le condizioni di lavoro, per i salari, per le morti bianche che in realtà grondano sangue rossissimo.

Come se l’Italia non avesse una delle regolamentazioni più illiberali, si vuole comprimere ulteriormente il diritto di sciopero, unica arma in mano ai più deboli per fare valere le proprie ragioni, in un disegno di totale asservimento del lavoro alle élite, comprimendo gli interessi di tanti in favore dei pochi, dei detentori dei mezzi di produzione, finanziari e di propaganda, in un sistema in cui le disuguaglianze aumentano e si estremizzano.

Esistono mille modi per evitare uno sciopero, trattare, creare le condizioni perchè non sia proclamato; esistono mille modi per non precettare i lavoratori di una intera nazione, ad esempio precettando solo alcune tratte e alcuni treni. Ma non è la Costituzione che si vuole rispettare, non sono le parti più deboli che si vogliono tutelare e nemmeno una minima capacità contrattuale in capo a tutte le parti, non è la democrazia che si vuole preservare. Si vogliono mostrare i muscoli senza capire che le corde a forza di tirarle si spezzano. Che le regole del gioco devono essere uguali per tutti. Che la precettazione è prevista qualora sussista il fondato pericolo di un pregiudizio grave ed imminente ai diritti della persona costituzionalmente tutelati.
Come quello di partecipare a un gran premio…

(Cobas Pubblico impiego Imola)