Al voto europeo andremo in 400 milioni ed eleggeremo i nostri rappresentanti a Strasburgo, inizieranno gli olandesi giovedì 6 giugno, gli italiani durante quel weekend con il resto a chiudere domenica 9, a sancire ancora una volta che democrazia, pace ed unità nella diversità serviranno ancora per un bel pò a farci star benone alla faccia dei tanti (troppi) antieuropeisti islamofobi-antimigranti che a prescindere stanno tifando contro ogni logica unionista montando così timori e paure effimere.
Il voto europeo dei 27 deve perciò far muro a queste scellerate ideologie di nazionalismi esasperati, sia perchè il più delle volte hanno generato guerre, sia perchè possono intaccare i valori fondanti della nostra storia di gente di pace, della quale noi europei ne abbiamo peraltro goduto fino all’inizio del conflitto russo-ucraino, e tutto ciò grazie allo stato di diritto e ordine democratico che abbiamo scelto e mantenuto in continente malgrado due conflitti mondiali ed una molteplicità di opinioni e culture.
Il diritto di opinione, l’indipendenza dei media e la salvaguardia del ruolo delle opposizioni democratiche sono da sempre stati gli “assi nella manica” di noi europei a difendere democrazie e libertà malgrado il mondo nei decenni sia diventato sempre più precario e preda di estremismi di destra e di sinistra volti ad abbattere stato di diritto e comuni libertà finanche a mettere in dubbio che non ne valesse più la pena difendere il diritto/dovere del voto.
Una tornata elettorale, questa, dove c’è moltissimo in gioco per provare ad alzare l’asticella del benessere comune, e non soltanto per chi sostiene (e chi no) Ursula Von der Layen, che dal 2019 guida la Commissione europea. A cominciare dalla transizione verde (che è a un bivio), dal dossier “migrazioni ed asilo” in modo da sapere se e per quanto tempo avremo ancora bisogno di manodopera immigrata, dalle problematiche inerenti l’equidistanza fra le 2 superpotenze Usa e Cina, considerando finalmente possibile dotare la Ue di una “difesa” propria in un futuro senza Nato, nell’adottare le più elementari equivalenze di beneficio in merito il costo della vita e ripresa economica a bannare una Europa a 2 velocità, fino a promuovere scelte sociali e diritti fondamentali delle comunità LGBT+ tra i 27 tanto da est a ovest quanto da nord a sud.
Una Europa forte perciò, unita e pragmatica con più investimenti comuni a frenare la fuga di capitali e talenti così da incentivare le fonti di approvvigionamento energetico a costi concorrenziali per non rischiare il preludio di una deindustrializzazione delle filiere soprattutto dell’auto, della chimica e dell’agroindustria cercando altresì di ridurre la dipendenza di innovazione dall’estero, assumendo in tal modo autonomia.
Le scadenze elettorali come quella imminente sono come i capodanni o gli anniversari ossia propizi a bilanci ed esami di coscienza, per questo l’euro forte e la capacità di attrarre capitali stranieri dovranno essere mission importanti ad arginare i problemi aperti dello squilibrio della ricchezza in continente, come quello della tassazione e dei deficit di tanti degli Stati Ue che faticano a promuovere politiche para-keynesiane nei ceti meno abbienti, dai piani assistenziali ai sistemi pensionistici.
Un voto che stimola l’Unione a far meglio anche sulle questioni più classiche, dal contenimento della violenza nei grandi centri urbani causata da microcriminalità alla lotta alla corruzione, dalla tutela ambientale compreso il turismo sostenibile agli investimenti nel settore educativo, ma soprattutto un voto per l’Unione europea paladina del diritto di parola (di voto) senza il quale la società civile privata del dissenso e senza un punto di partenza può diventare ben presto preda dei totalitarismi perché “privata” della possibilità di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento così a “ridurre” il ruolo dell’organo deputato ad esprimere la sovranità popolare.
(Giuseppe Vassura)
Speriamo in un grande successo di AFD in Gemrania e di Salvini in Italia!
caro Fabio, speriamo di no…