Si avvicina il voto per le elezioni europee ed una delle preoccupazioni è il possibile alto astensionismo, che, come si è visto nelle più recenti elezioni, di fatto può indebolire il mandato degli eletti.
Inoltre, il 2 giugno è la Festa della Repubblica, cioè la ricorrenza del voto del 2 giugno 1946 in cui con un referendum il popolo decise per la Repubblica contro la Monarchia: ebbene, allora per la prima volta votarono le donne, come ha bene ricordato il recente film di Paola Cortellesi che ha riscosso un grande successo, “C’è ancora domani”. Votò oltre l’ottantadue per cento delle donne, nonostante l’arretratezza che caratterizzava all’epoca parte del paese.
Ci pare interessante riportare qui un appello al voto fatto in un’altra occasione da Silvio Alvisi, l’importante dirigente socialista a cui è intitolata la struttura sociosanitaria di via D’Agostino.
Compagno ed amico di Andrea Costa, sindacalista e dirigente socialista, fu oppositore del fascismo e dopo la guerra per molti anni fu amministratore nel consiglio comunale di Imola e nel consiglio provinciale di Bologna.
Il testo che segue è un suo appello alle donne perché votino il Partito Socialista apparso su “La Lotta”, giornale socialista imolese, il 26 aprile del 1963: oggi i tempi sono diversi e tante sono le forze politiche attuali, tuttavia ci pare giusto rileggerlo, perché, seppur scritto sessanta anni fa, richiama problemi dell’oggi. Per questo ne pubblichiamo ampi stralci.
Si inizia con un appello a nome del Partito Socialista, ovviamente.
L’appello alle donne affinché si rechino a votare
“Alvisi alle elettrici.
Le donne del popolo, le donne che lavorano col braccio e col pensiero, le donne che attendono alla direzione ed all’economia della casa, debbono sapere che il Partito Socialista le ha sempre e costantemente sostenute nelle loro aspirazioni…”.
Poi richiama problemi e categorie professionali che in genere non paiono troppo dissimili da un oggi caratterizzato da tantissimi infortuni e morti sul lavoro, orari reali spesso al di fuori da quanto previsto dai contratti o “in nero”, forbice dei salari che si allarga mentre quelli bassi vengono spinti sempre più giù, tagli alla sanità e carenze di controlli sui luoghi di lavoro.
“L’abolizione del lavoro notturno, la riduzione delle ore di fatica, l’aumento del salario, le provvidenze igieniche e via via… le contadine, le operaie, le impiegate, le infermiere, le commesse, le maestre, le professioniste…”.
Segue un appello ad impegnarsi contro le guerre.
“… le mamme, le spose, le sorelle, le figlie, da chi hanno sentito imprecare contro la guerra?… la incomprensione fu del popolo stesso che non trovò in sé la forza, perché ingannato o fuorviato dalla falsa propaganda di chi aveva interesse a fare guerre, mascherandole come volute e dichiarate per la grandezza ed il benessere generale…E speriamo che oggi, dopo tante dolorose esperienze, si veda da che parte sta la ragione…”.
Si tratta di una tematica di estrema attualità, si parla di decine di guerre oggi nel mondo, al di là di quelle più importanti e pericolose che riempiono i nostri telegiornali.
Il pacifismo è stato in passato caratteristica fondante della sinistra in generale, a partire dalla chiara presa di posizione di Andrea Costa contro le guerre coloniali “Né un uomo, né un soldo per una guerra ingiusta!”, seguita più di recente negli anni Cinquanta e Sessanta dai movimenti contro la proliferazione delle bombe atomiche, per il disarmo e la pace nel mondo.
Imola ha una lunga tradizione di mobilitazioni per il pacifismo ed il disarmo, che vorremmo non fosse dimenticata, piuttosto ripresa con più forza.
Infine c’é un appello contro l’astensionismo e per la partecipazione al voto.
“Donne, udite il nostro richiamo. Vi si dica che le donne non debbono far politica. Ma non avete fatto, voi donne, fin qui, la politica passiva o la politica degli altri, quando avete subito le conseguenze dolorose di imposizioni, di restrizioni, di persecuzioni, di eccidi, che toglievano ai vostri uomini la libertà, il lavoro e spesso la vita?
Passare, allora, dalla politica passiva a quella attiva; date la vostra opera diretta e coscienziosa perché il passato non torni più… difendete il diritto alla vita ed al benessere; lavorate per una migliore società in cui scompaiono tutte le disparità fra l’uomo e la donna… lasciate prevenzioni e ritegni che falsi tutori hanno creato apposta per meglio ingannarvi r sfruttarvi: divenite coscienti dei vostri diritti, come lo siete dei vostri doveri.
La battaglia sarà dura, ma sarà vinta dalla vostra fede e dalla vostra tenacia.
I figli vi benediranno una volta di più perché preparerete anche per essi un avvenire più giusto e più umano.”
E oggi? E’ evidente che lo scritto risente del tempo in cui fu steso, tuttavia, pur sapendo che tali parole furono scritte nel 1963, esse hanno un sapore profetico.
Infatti, molte delle problematiche che Alvisi esponeva paiono riproporsi, inoltre, purtroppo, se ne sono aggiunte di altre drammatiche, come l’inquinamento, le faccende ambientali in generale, la sempre crescente disparità tra gli strati sociali e tra i popoli, con tutto ciò che questo drammaticamente comporta.
Per non parlare delle guerre in atto e di quelle possibili ancor più devastanti e terribili.
La situazione internazionale ed italiana non può certo dirsi tranquilla, per cui occorre una maggiore presa di coscienza delle cose e dei problemi, occorre fuoriuscire dal disinteresse, perché è evidente che, se i cittadini non intervengono con impegno personale, ci sarà comunque qualcuno a prendere le decisioni, non necessariamente per il bene comune e di quello degli strati popolari.
Per questo l’antico appello al voto di Silvio Alvisi ci pare di attualità.
(Marco Pelliconi)