Quarantacinque anni fa, la sera dell’11 luglio 1979 venne assassinato Giorgio Ambrosoli, un esempio concreto di eroismo civile.

Giorgio Ambrosoli (foto Wikipedia)

La vicenda, che lo porta alla morte, inizia il 27 settembre 1974, quando la Banca Privata italiana – guidata dal banchiere siciliano Michele Sindona – dichiara bancarotta. Il 30 settembre Ambrosoli viene nominato – dall’allora governatore della Banca d’Italia Guido Carli – liquidatore dell’istituto di credito. E’ un impegno gravoso, condotto quasi in solitudine.

Inizia a indagare sulle attività di Sindona ed emergono subito gravi irregolarità della banca: false scritture contabili, connivenze con pubblici ufficiali e con l’opaco mondo della finanza di Michele Sindona.

Ad Ambrosoli cominciano ad arrivare pressioni e minacce per avallare documenti comprovanti la buona fede di queste attività: non cede e, consapevole dei rischi che corre, nel 1975 invia una lettera alla moglie che riassume tutta la sua filosofia di vita.

Faticosamente e ritrovandosi solo in trincea, Ambrosoli giunge alla fine del suo lavoro. La relazione finale è attesa per il 12 luglio 1979. La sera prima, viene avvicinato da uno sconosciuto, mentre sta rincasando, che lo uccide con quattro colpi di pistola.

Nel 1981, con la scoperta delle carte di Licio Gelli e della Loggia P2, emergono con chiarezza le manovre per cercare di salvare la Banca di Sindona.

Questa la lettera di Ambrosoli alla moglie (fonte Wikipedia): “Anna carissima, è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della BPI, atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. (…). È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese. (…)
Con l’incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell’interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici. (…). Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto (…). Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi […] Giorgio

Nel 1995 Michele Placido gli ha dedicato il film “Un eroe borghese”, nel dicembre del 2014 la Rai la fiction “Qualunque cosa succeda”, tratta dall’omonimo libro del figlio Umberto, con Pierfrancesco Favino e la regia di Alberto Negrin e nel 2019 è uscito il film “Il prezzo del coraggio” con Alessio Boni nella parte del protagonista.

Rivederli ci può aiutare a capire meglio cosa significhi vivere i propri ideali fino in fondo.

(Tiziano Conti)