Le Olimpiadi sono per antonomasia l’evento di sport più affascinante dove la stragrande maggioranza dei Paesi del pianeta guardano nella stessa direzione al motto De Coubertiano “Citius, Altus, Fortius” (più veloce, più in alto, più forte) malgrado sia stata aggiunta la parola latina “Communis” (insieme) durante i Giochi di Tokio 2020.

Fin da tempi immemorabili si narra di arte ginnica, i libri VIII e XXIII del poeta Omero ne sono stati preziosa testimonianza quando di tanto in tanto i soldati greci si esercitavano nel lancio del disco, nel pugilato, nelle corse coi carri, nel tiro con l’arco dove le “fatiche” avevano una sola preoccupazione ovvero quella di acquisire agilità (e abilità) necessaria a formare atleti alla guerra così a vincere il nemico.

Far gareggiare gente, in greco chiamati “athla”, con premi in rendite perpetue a spese del denaro pubblico fu poi la logica conseguenza di carattere ludico al fine di far divertire il pubblico dove i partecipanti ai Giochi olimpici erano chiamati “athletai”, tanto a Delfi pei i Giochi pizici quanto a Roma per i ludi Capitolini tutti eventi sponsorizzati verosimilmente da medici e filosofi, una sorta di ancestrali manager tanto capaci da inventarsi l’arte della “gymnastike”, all’oggi wellness, per così ottenere quella buona condizione fisica a conservare la salute.

Lo sport a insegnare sacrificio e rispetto come massimo veicolo di aggregazione è sempre perciò stato considerato anche come volano di cultura, dagli antichi greci che lo consideravano palestra di vita agli yankee americani come luogo di riscatto sociale, con il “distinguo” tutto italiano scottato dal ventennio fascista che vedeva nell’attività fisica soprattutto il mezzo di supremazia e non un passatempo-divertimento e perché no come scusa per bypassare lo stress quotidiano.

Alla base di ogni società democratica e istruita lo sport dovrebbe perciò esserne il motore e non solo apprezzato per il suo lato ludico, ed è un peccato che tutt’oggi la politica non ne abbia ancora capito questa importanza e di quanto l’educazione sportiva faccia bene a prescindere.

Un esempio recentissimo di quanto invece lo sport possa venire “inquinato” da politiche maldestre è quello dell’Olimpiade francese alle prese con sforamenti di budget impressionanti dove le iniziali promesse di basso impatto (anche finanziario) sono presto evaporate al solleone di luglio, accomunando così il destino dell’edizione transalpina a quello di tante altre del recente passato ricordate più come calamità economico-finanziarie che per altro, al punto da chiedersi se in futuro ne varrà la pena continuare a far danni senza cambiare orizzonte.

Solo i media stanno cantando vittoria in quanto volano gli ascolti dei telespettatori che seguono le gare sulle piattaforme Rai, WarnerBros Discovery e canali come Eurosport con share in doppia cifra per (quasi) tutte le classi socioeconomiche con una leggera predominanza di sesso maschile su quello femminile, una voce fuori dal coro multimediatico è partito della Santa Sede sulla cerimonia di apertura a criticare con forza il parallelismo (in parodia) dell’Ultima Cena che per la chiesa di Roma avrebbe offeso tanti cristiani e credenti di altre religioni.

Svogliate le (parziali) scuse francesi per bocca del direttore artistico che ha banalizzato e rispedito al mittente i dubbi sul fatto incriminato perché a suo dire l’immagine ha rappresentato con orgoglio “una grande festa pagana legata agli dei dell’Olimpo” e nulla più.

Nel dimenticatoio le polemiche per convincere i membri Cio (Comitato olimpico internazionale) a non escludere sport che sono alla base della storia olimpica antica e moderna, a favore di altri sponsorizzatissimi da federazioni dell’estremo oriente, la nuova frontiera delle “politiche” olimpiche riguarderà sempre più i disciplinari al femminile sui limiti ammessi di testosterone, donne cis (ovaio policistico), intersex, ecc. perché (eccetto qualche sport) realtà e biologia non si pieghino a giudizi morali su donne basse e mingherline che possano o meno gareggiare con altre corpulente. Ecco, qui sport e buon senso potrebbero essere buone palestre di vita.

(Giuseppe Vassura)