Lo scorso 29 luglio 2024 è entrata in vigore l’ordinanza della Regione Emilia Romagna in cui “è fatto divieto di lavoro nei settori agricolo e florovivaistico, nei cantieri edili ed affini in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle ore 12.30 alle ore 16, nei giorni e nelle aree in cui la mappa del rischio pubblicata sul sito internet http://www.worklimate.it/scelta-mappa/sole-attivita-fisica-alta/ riferita a: “lavoratori esposti al sole” con “attività fisica intensa” segnala un livello di rischio “Alto” per la loro salute.

Cantiere edile (foto di Leopictures da Pixabay)

La Fillea Cgil Imola (la categoria della Cgil che segue lavoratrici e lavoratori impegnati nei cantieri edili) ha vigilato sulla corretta applicazione da parte delle imprese di questa Ordinanza (n. 101 del 26 luglio 2024), “in quanto la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro è tra i temi più attenzionati dalla Cgil, visti i continui fatti di cronaca che riportano situazioni i cui esiti sono gravi o gravissimi per lavoratori e lavoratrici”.

“Purtroppo, dobbiamo segnalare che i casi in cui l’ordinanza è stata disattesa sono stati frequenti – si legge nel comunicato di Andrea Berti della Fillea Cgil di Imola -, nonostante le imprese che operano nell’ambito di cantieri edili o stradali di questo territorio fossero state formalmente informate con mail e posta elettronica certificata dell’Ordinanza adottata dalla Regione Emilia Romagna. Facendo verifiche negli orari in cui l’ordinanza vieta il lavoro erano operativi a Imola cantieri in via Selice, in via Bicocca e in via Colombarotto; a Castel San Pietro Terme in via San Biagio e sulla S.P. 19 “San Carlo”; a Castel Guelfo in via Fornace e in località Belpiano a Fontanelice”.

Il problema non è solo il non rospetto della norma, “già di per sé grave, ma di non considerare i rischi, anche molto alti, per i lavoratori che operano all’aperto, magari sopra un tetto senza nessuna possibilità di schermatura dai raggi solari in orari in cui la temperatura al sole raggiunge o supera i 40 gradi. Vogliamo che anche questo territorio contribuisca ad aumentare l’elenco degli infortuni mortali per il caldo?”.

La Fillea Cgil ovviamente fa le doverose segnalazioni agli organi competenti che potranno adottare i provvedimenti del caso. “Quello che ci interessa particolarmente è però un cambio di passo culturale, in cui il valore della vita della persona abbia un peso maggiore dei tempi di consegna di un manufatto. La salute non deve essere in alcun modo una merce di scambio. Occorre che anche i committenti dei lavori si attivino nei controlli sulla filiera degli appalti e subappalti che vengono attivati per portare a termine un’opera. La salute è un bene troppo importante ed è oggetto anche di uno dei quattro referendum abrogativi per cui Cgil ha raccolto oltre un milione di firme. I committenti – pubblici o privati che siano – non possono e non devono disinteressarsi delle condizioni di lavoro di chi produce per loro”.

Andrea Berti – Fillea Cgil Imola