Rimini. Presentati da Goletta Verde di Legambiente i risultati del monitoraggio delle acque delle coste dell’Emilia-Romagna: su 11 punti campionati 2 sono risultati essere oltre i limiti di legge. Si tratta del punto presso la foce fiume Uniti a Ravenna, e alla foce del fiume Rubicone a Gatteo a Mare (Forlì Cesena).
La conferenza stampa si è tenuta a bordo di Goletta Verde ormeggiata presso il Marina di Rimini. Al tavolo Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente, insieme a Stefano Raimondi, responsabile biodiversità Legambiente e portavoce Goletta Verde, che hanno illustrato i dati emersi dopo il prelievo e il campionamento delle acque ad opera dei volontari e delle volontarie di Legambiente.
Presenti anche Davide Ferraresi, presidente Legambiente Emilia-Romagna, Cristina Mazziotti, responsabile struttura oceanografica Daphne Arpae Emilia-Romagna, l’assessore all’Ambiente di Rimini Anna Montini, il sindaco di Ravenna Michele De Pascale, il vicesindaco di Cesenatico Lorenza Fantozzi, Alessia Merlo, responsabile Coordinamento dell’Area 2 –Conou, l’assessore all’Ambiente di Misano Nicola Schivardi, Christian Andruccioli assessore all’Ambiente di Riccione, Alessandro Cingolani, Capitano di Fregata, Comandante in seconda Capitaneria di Porto Rimini.
La mappa interattiva del monitoraggio, con i punti di campionamento e i risultati delle analisi >>>>
I dati
Degli 11 campioni esaminati, 6 sono stati prelevati alla foce di fiumi o canali e 5 a mare. I due punti risultati oltre ai limiti di legge hanno ricevuto il giudizio di “inquinato” alle analisi microbiologiche effettuate da laboratori specializzati sul territorio: si tratta dei punti presso la foce fiume Uniti, al Lido di Adriano a Ravenna, e alla foce del fiume Rubicone a Gatteo a Mare (Forlì Cesena).
Osservato speciale
L’osservato speciale da Goletta Verde in Emilia-Romagna è il punto di prelievo presso la foce del torrente Marano, a Riccione (Rimini). Gli “osservati speciali”, novità di quest’anno, sono quei punti storicamente critici per i quali Legambiente ha deciso di ripetere i prelievi anche nei mesi che precedono il passaggio della campagna, a supporto della fotografia scattata nei mesi estivi. Il punto attenzionato risulta essere fin dal 2010 oltre i limiti alle analisi effettuate da Goletta Verde, con le uniche eccezioni del 2019, 2022 e quest’anno. Nei campionamenti dei mesi scorsi, solo nel prelievo di aprile sono state riscontrate criticità.
“Gli esiti del monitoraggio delle acque da parte di Goletta Verde sono in linea con quelli degli ultimi due anni con un solo punto campionato oltre i limiti di legge – dichiara Francesco Occhipinti, direttore di Legambiente Emilia-Romagna. Anche il nostro osservato speciale, il torrente Marano, è rientrato nei parametri ed è risultato a norma. Lo vogliamo prendere come un segnale indicativo di un cambio di tendenza, ma sia per il Marano sia per le foci di fiumi e canali continueremo ad avere la massima attenzione. In Emilia-Romagna abbiamo una doppia responsabilità, perché tutelare il mare vuol dire non solo salvaguardare l’ambiente e gli habitat marini ma anche l’asset economico più importante della regione. Quindi grazie al lavoro di Goletta, continueremo a monitorare la qualità delle acque delle nostre coste informando i cittadini e le cittadine sullo stato di salute del nostro mare”.
“Per migliorare lo stato della balneazione è necessario che i progetti finanziati dal Pnrr per l’efficientamento della rete fognaria e degli impianti di depurazione siano portati avanti in maniera spedita – il monito di Stefano Raimondi, portavoce di Goletta Verde e responsabile biodiversità di Legambiente -. L’Alto Adriatico sta vivendo momenti davvero difficili, dall’emergenza granchio blu al fenomeno della mucillagine in mare che da decenni non si registrava. Tra le concause per la presenza di mucillagine in mare c’è anche l’eccessiva presenza di nutrienti, derivanti da agricoltura e allevamenti intensivi in Pianura Padana che arrivano attraverso il fiume dal Po. Abbiamo lanciato delle proposte al neocommissario Caterino per l’emergenza granchio blu: uso delle nasse per pesca selettiva, subito gli indennizzi, favorire la ricerca scientifica”.
Via libera ai primi impianti eolico off-shore dell’Adriatico
In Emilia-Romagna ok dal Mase (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza stradale) alla valutazione ambientale per i primi impianti eolico off-shore dell’Adriatico. Le energie da fonti rinnovabili, in particolare l’eolico off-shore, sono uno dei temi più importanti che viaggiano a bordo di Goletta Verde.
Nelle ultime settimane è arrivato l’ok da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica alla valutazione di impatto ambientale ai due progetti di eolico off-shore che potrebbero essere realizzati al largo di Rimini e Ravenna.
“La nostra battaglia per l’indipendenza dalle fonti fossili e la transizione energetica fa segnare i primi punti con il semaforo verde a due progetti per l’eolico off-shore che forniranno di energia pulita l’Emilia-Romagna, con una potenza di oltre 1.000 MW – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente -. Si tratta dei primi progetti che potrebbero prendere corpo al largo del mar Adriatico, un passo importantissimo per lo sviluppo sostenibile del territorio emiliano-romagnolo, speriamo che sia da apripista agli altri progetti in attesa di valutazione. L’iter non è concluso ma con Goletta Verde continueremo a chiedere un’accelerazione fino all’ok finale, allo scopo di avere un Paese indipendente dalle fonti fossili e con sempre più energia green”.
La mucillagine
Sulle coste dei mari dell’Alto Adriatico, in particolare dalle Marche, Emilia-Romagna al Friuli-Venezia Giulia, sono visibili ad occhio nudo grosse chiazze di colore verde-marrone. Che cosa è? Si tratta della mucillagine prodotta dalle microalghe che emerge in superfice dai fondali marini.
Da cosa deriva il fenomeno? Iniziamo col dire, sgombrando il campo da facili allarmismi, che si tratta di un fenomeno naturale e che non ha nessuna conseguenza diretta per la salute pubblica. È diventato imponente negli ultimi tempi – non si notava da decenni – a causa dell’eccessivo apporto di nutrienti, come azoto e fosforo provenienti dal bacino del fiume Po, che alimentano una maggiore secrezione delle microalghe presenti nei fondali del litorale Adriatico. A cosa è dovuto questo eccesso di nutrienti? I nutrienti, come azoto e fosforo, sono una diretta conseguenza del loro uso in agricoltura e negli allevamenti di bovini e suini.
Le forti piogge dei mesi scorsi in tutto il bacino del Po hanno di fatti dilavato i terreni agricoli di queste sostanze arrivate in Adriatico attraverso il fiume Po. Il peso dell’agro-zootecnia sul mare Adriatico? Secondo i più recenti dati pubblicati dall’Istat le regioni del Nord si intestano un consumo di fertilizzanti che rappresenta il 62% del dato nazionale per l’azoto e del 58% per il fosforo. Stesso discorso per gli allevamenti intensivi: nel Nord si concentra il 67% di bovini e il 90% dei suini allevati in tutta Italia.
Il tutto si traduce in un grosso peso per l’Adriatico, in termini di azoto e fosforo. Uno studio di Autorità di Bacino del Po e delle università di Ferrara, Parma e Torino ci dice che 251mila tonnellate di azoto finiscono ogni anno nei fiumi e nelle falde e da qui, nell’alto Adriatico mentre il quantitativo di fosforo ammonta a 73mila tonnellate all’anno.
Il conou
Il Consorzio nazionale oli usati sostiene da anni la campagna estiva di Legambiente, nella convinzione che sia assolutamente necessario agire collettivamente per la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.
Il Consorzio è parte attiva in questo scenario: con la sua attività di raccolta e rigenerazione degli oli minerali usati è un esempio di eccellenza di economia circolare, non solo in Italia, ma addirittura in Europa. Raccogliendo l’olio lubrificante usato alla fine del suo ciclo di vita nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli, il Conou fa in modo che questo rifiuto – altamente pericoloso se non gestito correttamente – si trasformi in una preziosa risorsa.
Oltre il 98% dell’olio raccolto dal Consorzio viene infatti rigenerato e trasformato in nuova materia prima riutilizzabile, con benefici per l’ambiente e la salute grazie alla riduzione dell’utilizzo di risorse naturali e delle emissioni di gas serra e di altri inquinanti.
“Transizione energetica e soprattutto Economia circolare sono le soluzioni alla crisi climatica e allo sfruttamento e dispersione di risorse. Il Conou, operativo dal 1984, è un esempio concreto di eccellenza in Europa nel settore dell’Economia circolare; oltre a raccogliere e rigenerare tutto l’olio usato in Italia, si impegna nel sensibilizzare cittadini di oggi e di domani affinché concorrano attivamente allo sviluppo sostenibile del nostro Pianeta. Immaginate come sarebbero queste coste e questo mare oggi se in quasi 40 anni avessimo lasciato che quasi 7 milioni di tonnellate invece che raccolte fossero state disperse a terra, nei mari e nei laghi” spiega Alessia Merlo, responsabile Conou coordinamento Area Nord-Est. “La Goletta, con gli straordinari volontari di Legambiente, ci ammonisce e ci indica la strada che tutti dobbiamo percorrere”.
Il monitoraggio scientifico
I prelievi di Goletta Verde vengono eseguiti da tecnici, volontari e volontarie di Legambiente. L’ufficio scientifico dell’associazione si è occupato della loro formazione e del loro coordinamento, individuando i laboratori sul territorio.
I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli). Il numero dei campionamenti effettuati viene definito in proporzione ai Km di costa di ogni regione.
Legenda
Facendo riferimento ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) i giudizi si esprimono sulla base dello schema seguente: Inquinato = Enterococchi intestinali > 200 UFC/100 ml e/o Escherichia coli > 500 UFC/100ml. Fortemente Inquinato = Enterococchi intestinali > 400 UFC/100 ml e/o Escherichia coli > 1000 UFC/100ml.
Granchio blu le tre proposte di Legambiente
“La pesca selettiva con l’uso di nasse è la strada giusta, attenzione a non usare l’emergenza per aggirare le norme su pesca a strascico. Occorre poi sburocratizzare la macchina degli indennizzi, e puntare su ricerca scientifica”. Goletta Verde di Legambiente lancia dall’Adriatico un appello a Enrico Caterino, neo-neocommissario per l’emergenza granchio blu nominato nei iorni scorsi con decreto firmato dalla Presidenza del Consiglio.
1) L’uso delle nasse, attrezzi di pesca selettiva e a basso impatto ambientale, è la strada giusta per la pesca del granchio. Questa soluzione è già stata sperimentata in altri paesi come Spagna e Grecia. Per tamponare l’emergenza va bene pescare, raccogliere e smaltire il granchio blu, ma si tratta di una soluzione temporanea.
2) Occorre sburocratizzare e snellire il processo di ristori e indennizzi alle imprese del settore ittico e dell’acquacoltura che hanno richiesta sostegno al governo per fronteggiare le perdite economiche
3) Non va dimenticato il monitoraggio e la ricerca scientifica. Lo studio e l’analisi dell’invasione del granchio blu deve essere sostenuta adeguatamente e, soprattutto, in maniera costante e concreta affinché si riesca a trovare una soluzione definitiva al problema.