Ormai è cosa nota, la Vena del Gesso romagnola (VdG) è uno dei sette siti carsici gessosi dell’Emilia Romagna riconosciuti dall’Unesco nel 2023.
Per imparare a conoscere ed apprezzare questi siti, niente di meglio che percorrerli a piedi sui sentieri curati dalle sezioni del Club alpino italiano.
Il sentiero 705
Uno dei settori più interessanti della VdG è quello compreso tra il fiume Santerno ed il torrente Senio, con la Rupe di Tossignano e il Monte del Casino. Natura e storia caratterizzano quest’area che possiamo visitare percorrendo il sentiero 705, curato dalla sezione Cai Imola.
Partenza dal parcheggio di fronte al cimitero di Borgo Tossignano, si percorre la strada asfaltata verso Tossignano e alla prima curva troviamo l’inizio del sentiero, sulla destra, lato a monte.
Si percorre la salita incrociando a volte la strada asfaltata che sale al paese fino a trovarci di fronte alla Rupe, si deve fare attenzione perché il sentiero, comunque ben segnalato, gira a destra su una strada secondaria, qualche decina di metri e si gira a sinistra su sterrato.
Tossignano
Raggiungiamo le prime case dell’arroccato borgo di Tossignano, se andiamo a sinistra arriviamo nel centro del paese, il sentiero prosegue invece a destra fino a raggiungere il parcheggio della quercia scolpita, a monte di Tossignano. Qui c’è una fontana ed è l’unica possibilità di rifornirsi d’acqua, siamo in ambiente carsico quindi l’acqua in superficie è quasi totalmente assente, comunque non potabile.
Si prosegue attraversando la strada, fare attenzione alle indicazioni; percorriamo ancora qualche metro in salita, qui una deviazione conduce sulla panoramica cima della Rupe, un percorso molto ripido ed esposto, non per tutti.
La Rupe è più facilmente raggiungibile dal paese. Dalla sommità si gode di una bella vista sui rilievi dell’Appennino e sulla VdG della quale si vede a ovest il monte Penzola e più lontano il monte La Pieve e il monte dell’Acqua Salata. Verso est uno dei più bei panorami della VdG, la Riva San Biagio con le sue evidenti faglie e frane.
Il rio Sgarba
Tornati sul sentiero comincia la discesa in una vasta depressione, è la “valle cieca” del rio Sgarba, la più grande della VdG. Valle cieca è un tipico ambiente carsico, il rio nasce ed ha il suo percorso su terreno argilloso, impermeabile, raggiunge il gesso che è una roccia carsificabile e scompare sotto terra dando vita al Sistema carsico del rio Sgarba, una grotta di 300 metri di sviluppo.
Le acque escono poi al di là dei gessi, formando una “valle chiusa”.
Scendendo passiamo di fronte ad una grotta, Tana sotto la Rocca di Tossignano che i locali chiamano “Tana del Re Tiberio”, come la più famosa nei pressi di Borgo Rivola, raggiungiamo una breve deviazione che ci consente di evitare una frana e di passare dentro una grotticella di pochi metri, il Tunnel.
Gola di Tramosasso
Continuiamo in discesa costeggiando la Rupe fino al Passo del Cavallo, siamo proprio sopra al Sistema carsico del rio Sgarba, sulla nostra sinistra è evidente la Gola di Tramosasso che divide la Rupe di Tossignano dal monte del Casino.
Dopo un breve tratto in piano comincia una salita lunga e ripida, complicata in caso di bagnato, ai piedi della Riva San Biagio.
La Riva di San Biagio
Lungo la Riva si notano diverse frane, ai piedi della più grande si aprono un paio di grotticelle usate dagli sfollati durante la seconda guerra mondiale, in una di queste veniva fata anche la messa. Il sentiero conduce al passo della Pre, 384 m slm, tre km dalla partenza.
Il 705 continua in salita in cresta verso est; a sinistra (nord) abbiamo il bosco che ricopre gran parte del pendio, a destra abbiamo la parete quasi verticale della Riva San Biagio e la valle cieca dello Sgarba. Di quassù si vede bene anche il castagneto di Campiuno e più si sale maggiore è il panorama sulle nostre montagne.
Lungo questo tratto è facile distinguere quel che rimane delle trincee usate dalle truppe tedesche nella seconda guerra mondiale (leggilanotizia del 17/01/2024), più difficile notare i pochi resti della antica chiesa di San Biagio e l’annesso cimitero, posizionata sulla prima cima di Monte del Casino che raggiungiamo.
Del cimitero non esistono più tracce visibili ma anche recentemente sono state rinvenute ossa umane.
Cà Budrio
Si prosegue su continui saliscendi fino a raggiungere la cima più elevata, 474 metri slm, ancora un paio di saliscendi e raggiungiamo Cà Budrio, 420 metri slm, sul bordo dell’omonima dolina, incrocio di sentieri. Anche le doline sono depressioni carsiche dove spesso si trovano grotte, in effetti al fondo di questa si apre l’Abisso A. Lusa, ingresso più alto del Complesso Carsico di Monte del Casino, un sistema di grotte di oltre 6 km di sviluppo e 225 metri di profondità, una delle più lunghe della VDG e la più profonda.
Continuiamo nel prato della dolina fino a raggiungere una ripida salita che conduce nuovamente in cresta. Siamo a bassa quota e l’estate non è il periodo migliore per percorrere questo anello, considerando anche la mancanza d’acqua sul percorso, ma siamo spesso all’ombra e in cresta e anche nei periodi più caldi soffia sempre una piacevole brezza.
Sasso Letroso
Si continua con brevi ma ripidi saliscendi, raggiungiamo anche la massima quota di oggi a Monte San Carlo, 477 metri slm fino a raggiungere la chiesetta di Sasso Letroso, 300 metri slm, 7 km dalla partenza, a picco sulla valle del Torrente Senio. Poco prima di raggiungere la chiesa, sulla sinistra si notano due belle bolle di scollamento, riconoscibili dalla loro forma ad igloo, sono formazioni carsiche rare e fragili, tipiche dei gessi, da fotografare ma non da toccare.
Nei pressi, adiacente al sentiero c’è un capanno, questo sorge sulle fondamenta di un’antica casa, qui anche in piena parete sono stati trovati muretti a secco di antiche costruzioni. In questa area c’è anche l’esemplare di felce persica più a ovest in assoluto, in Italia esiste solo nella VdG, è una piccola felcetta che ama l’esposizione al sole. Dal ripetitore sovrastante la chiesa si vede bene la brutta ferita della cava di gesso di Monte Tondo.
Sotto al ripetitore, lato chiesa, si trova una grotticella modificata dall’uomo che un tempo veniva usata come camera mortuaria. Ai piedi della falesia ci sono alcune cavità artificiali, sono cave di Lapis Specularis, il gesso ricristallizzato, talmente trasparente che gli antichi romani lo usavano al posto del vetro.
Dalla chiesa si prosegue verso ovest sulla stradina ghiaiata, in breve si raggiunge l’asfalto. Si evita la discesa che conduce a Borgo Rivola e si continua verso ovest; l’asfalto termina dopo alcune centinaia di metri ad un bivio dove si prende a sinistra entrando nel bosco, in meno di un km si raggiunge Cà Siepe che sorge sulla destra del sentiero.
In questo breve tratto, ai lati del sentiero si aprono diverse grotticelle, una di queste è ben visibile sulla sinistra, ad un paio di metri dalla strada. È l’ingresso alto di una serie di grotticelle da dove in inverno esce una corrente d’aria calda.
Villa Banzole
Presso Cà Siepe si prende a sinistra in salita, anche qui il percorso è ben segnalato coi segni bianco/rossi del Cai. In breve siamo sul bordo settentrionale della dolina di Cà Budrio, nove km dalla partenza, qualche decina di metri in piano e si scende seguendo le indicazioni per Villa Banzole, si percorre quella che ancora è una strada comunale che collegava Borgo Tossignano a Borgo Rivola, ormai ridotta a sentiero, comodo sentiero. siamo in una delle aree carsiche più importanti della regione, 100 metri sotto di noi si sviluppano le gallerie del già citato Complesso Carsico di Monte del Casino, l’area è caratterizzata dalla faglia del Rio Gambellaro che attraversa perpendicolarmente tutto il monte dalla cresta alle argille.
Il movimento tettonico della faglia ha lasciato una parete ben visibile che superiamo con una leggera salita. Si supera poi l’incrocio col 705 bis che conduce dal Passo della Pre e si prosegue in discesa fino a raggiungere Villa Banzole, 325 m slm, antica abitazione signorile con adiacente cappelletta, era di proprietà della famiglia di Alfredo Oriani, scrittore e poeta di Casola Valsenio.
Un cartello messo dal parco informa che a metà del diciannovesimo secolo l’abitazione fu assediata dai briganti del Passatore che non riuscì ad impadronirsene. Attorno alla villa ci sono grandi alberi, tigli, cipressi, cedri del Libano, e querce, una di queste, a monte della villa, è una delle roverelle più grandi del parco. Quasi di fronte alla villa, su una carrareccia che si dirige verso est c’è un gruppo di case ormai in rovina, compresa una chiesetta, nei pressi di questa si notano strane forme di gesso, una tau ed una stella a sei punte, difficile capire se sono forme dovute ad erosione naturale oppure opera dell’uomo.
Verso Tossignano
Il nostro itinerario continua verso ovest in discesa nel bosco fitto, raggiungiamo il tratto “ruspato” di recente e quindi di facile percorrenza, passiamo vicino ai piazzali alti di una cava di gesso dismessa da decenni, e si raggiunge la strada che costeggia il Rio Sgarba, 94 metri slm, 12,5 km, seguendo la strada e superato il ponte sul rio troviamo un sentiero, è un tratto del cammino di Sant’Antonio che conduce direttamente a Tossignano. Proseguiamo invece sulla strada per alcune centinaia di metri e ad una evidente curva a destra la si lascia per proseguire su una carrareccia che conduce al parcheggio di fronte al cimitero di Borgo Tossignano chiudendo l’anello dopo poco meno di cinque ore, (tempi CAI), 14,5 km e 750 m di dislivello, sia salita che discesa, con difficoltà E (Escursionistico).
Sentieri alternativi
Ben fatta è la carta dei sentieri del Parco regionale della Vena del Gesso romagnola. Tutto ciò si può percorrere anche partendo dalla valle del Torrente Senio, direttamente da Borgo Rivola oppure lasciando le auto in via Sasso Letroso nei pressi della chiesa. È possibile anche accorciare il percorso, sono due le possibilità più interessanti, con inizio sempre dal parcheggio di Borgo Tossignano, si possono compiere due anelli di diverse lunghezze.
Il primo, raggiunto il Passo della Pre, segue il sentiero 705 bis che conduce sul 705 basso a monte di Villa Banzole, si continua poi come nel percorso già descritto per un giro di quasi 8 km e un dislivello di circa 450 metri.
L’altra possibilità è partendo sempre dallo stesso parcheggio, si raggiunge Cà Budrio, qui invece di proseguire verso est entrando nella dolina, si segue la strada ghiaiata verso nord che costeggia la dolina stessa raggiungendo il sentiero che arriva da Cà Siepe incontrando le indicazioni per Villa Banzole.
Si compie un anello di 11 km con dislivello di 650 metri. Nel parco è vietato uscire dai sentieri Cai o raccogliere qualsiasi cosa. È sempre bene consultare il sito Cai Imola prima di mettersi in cammino, ci possono essere aggiornamenti importanti che riguardano la percorribilità.
Ricordiamo di portarci una busta dove riporre i rifiuti di ogni tipo, anche bucce di frutti vari che saranno anche non inquinanti ma comunque poco bello vederne abbandonate. Saggio è anche evitare rumori che possano disturbare altri escursionisti o gli abitanti dei boschi stessi.
Per concludere la giornata consiglio una visita al museo geologico del palazzo Baronale di Tossignano.
(Loris Garelli – Foto archivio Garelli)