Il 19 agosto ricorrono 70 anni dalla morte di Alcide De Gasperi. Presidente del Consiglio fino all’agosto 1953, era in quel ruolo dal dicembre 1945, poco dopo la fine della guerra.
Sono gli anni in cui si è forgiata la democrazia italiana: niente era scontato alla fine della guerra. De Gasperi è stato uno dei padri della Repubblica: il presidente della ricostruzione di un Paese distrutto dalla guerra, ma anche il politico che – insieme ai costituenti – ha dato solidità alle istituzioni democratiche.
Nel mondo della guerra fredda, De Gasperi si misurò con il più grande partito comunista occidentale, fondato sul voto libero e non sulla coercizione sovietica. La collaborazione governativa con Pci e Psi si interruppe nel maggio 1947 per dar luogo a successivi Governi costituiti dalla Dc e dai partiti moderati. In un quadro difficile, De Gasperi non volle una Dc anticomunista alleata con le destre. La sua formula governativa era un centrismo alleato con i partiti laici. Nel 1952, al rinnovo dell’amministrazione del Comune di Roma, nonostante le pressioni di Pio XII, rifiutò l’alleanza con la destra e vinse le elezioni.
De Gasperi fu un politico anomalo in Italia. Visse per ben 37 anni nel Trentino degli Asburgo, più di metà della vita. C’è un parallelismo con un altro grande europeista, Robert Schuman, proveniente dalla Lorena, regione francese al confine con la Germania, nato in Lussemburgo e cittadino tedesco fino al 1918, madrelingua tedesco, Presidente del Consiglio dei ministri francese nel dopoguerra.
Gente di frontiera, Schuman e De Gasperi, ma tutt’altro che di periferia, avevano un’idea dell’Europa che, in buona parte, sfuggiva ai loro contemporanei.
De Gasperi venne eletto nel 1909 consigliere comunale a Trento e, due anni più tardi, al Parlamento austroungarico. Condivise queste esperienze con Cesare Battisti, a cui lo legava un rapporto di stima nonostante la distanza tra le posizioni politiche. Negli anni dell’impegno a Trento ebbe il primo scontro con Benito Mussolini: lo definirà “un modest’uomo”.
Durante la Prima guerra mondiale, aveva conosciuto l’orrore del conflitto e la forza delle passioni nazionali. Aveva visto crollare le costruzioni imperiali, come quella degli Asburgo, ma credeva che il futuro nazionale degli Stati europei andasse pensato nel quadro dell’unità del continente.
Uomo di fede e di ideali, era anche un politico pragmatico: “Un amico con cui è possibile fare un compromesso senza rinunciare a una ragione di vita”, lo definì Luigi Einaudi, Presidente della Repubblica dal 1948 al 1955.
Nei suoi anni italiani, aveva vissuto l’avvento del fascismo, la privazione della libertà e la soppressione dei partiti. Nonostante la breve durata dei suoi Governi, l’Italia di De Gasperi ha goduto di una stabilità che ha cambiato in profondità il Paese.
Ogni generazione esprime rappresentanti politici vicini al proprio modo di vedere le dinamiche sociali: Alcide De Gasperi resto un punto di riferimento anche per i tempi che cambiano.
(Tiziano Conti)