La squadra di Pallacanestro del Sud Sudan, il paese più povero al mondo, con la più alta mortalità infantile, martoriato da guerre civili con oltre 2 milioni di vittime, dichiarato indipendente nel 2011, nel quale non esiste nemmeno un impianto al coperto dove giocare, ha lasciato un’impronta di simpatia alle Olimpiadi di Parigi.
Per passare ai quarti e continuare a sognare, il Sud Sudan avrebbe dovuto battere la Serbia. Invece è arrivata la sconfitta per 96-85 che ha chiuso l’avventura olimpica dell’unica rappresentante africana in lizza. E secondo l’ex stella NBA Luol Deng, assistente allenatore e finanziatore della squadra, a influenzare il risultato sarebbe stato l’arbitraggio. In effetti, anche solo prendendo in esame il conteggio dei liberi concessi, 31 a 6 in favore della Serbia, qualche elemento oggettivo supporta la sua tesi.
Poco più di 10 anni fa, dopo l’indipendenza, con l’aiuto di Luol Deng è stata costituita la squadra maschile di pallacanestro, composta per la maggior parte da rifugiati scappati dal loro paese.
Battendo l’Angola si sono garantiti un vero e proprio miracolo sportivo, la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi 2024.
Il talento non manca e sicuramente la fame è la benzina per stupire. Si fanno chiamare Bright Stars” (stelle luminose).
Non hanno mai giocato in patria, per il semplice motivo che non esiste in patria un palazzetto e questo certamente non è il principale problema di un Paese che, oltre uno sconfinato orgoglio e una prepotente voglia di vita, pace e libertà, non ha null’altro da offrire.
Praticamente la loro totalità ha perso un genitore o un parente nella guerra civile, sono nati e cresciuti profughi. Termine che racchiude e supera ogni senso di povertà, esclusione e marginalità.
Hanno partecipato alle Olimpiadi per segnalare al mondo che esistono e che niente, nessuno potrà negar loro la gioia della vita e dello sport.
Gli hanno pure suonato l’inno sbagliato e hanno vinto all’esordio, battendo Portorico: già questa sembra una favola incredibile, così come nella fase di preparazione a momenti battevano gli Stati Uniti d’America, salvati solo da una magia dell’eterno LeBron James.
Loro, i sudsudanesi, senza casa, senza un tetto, senza un soldo, ma con un grande cuore stanno scrivendo una storia pazzesca. Già scendendo in campo hanno dato un senso a questi Giochi per tutto il loro popolo e sono diventati gli eroi di tutti noi.
Poi non sono arrivati ai quarti – con qualche recriminazione, come abbiamo visto – ma questa è un’altra storia.
(Tiziano Conti)