Venezia. Apertura con il botto per la 81esima mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia. Verrà proiettato il film fuori concorso “Beetlejuice Beetlejuice” di Tim Burton, presenti oltre al regista gli interpreti Michael Keaton, Winona Ryder, Catherine O’Hara, Jenna Ortega, Monica Bellucci, Willem Dafoe e Justin Theroux. Il film è il sequel del film del 1988 “Beetlejuice – Spiritello porcello” che aveva già come interpreti Keaton, Ryder e O’Hara.
Sul red carpet e poi sul palco ha sfilato anche Sigourney Weaver che ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera, accolta con una standing ovation nella sala, risulta emozionata.
“E’ davvero molto importante sono sorpresa e commossa; è il festival che genera più entusiasmo ed ispirazione. E’ straordinario fare parte di questa costellazione di Leoni d’oro alla carriera”.
Si sono spese diverse parole per celebrare il cinema, che nel contesto della mostra, lontano dalle logiche del mercato, assurge a forma di arte. Il nuovo presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco, vola veramente alto, anche troppo, forse anche per evitare al suo primo anno critiche e prese di posizione: “Ci metto il massimo della concentrazione, della cautela e rispetto verso qualcosa che fonda un atto di arte. Il cinema nel suo essere industria, grazie alla mostra di Venezia riesce ad essere arte e dunque bellezza e grandezza. E’ un comandamento ben preciso – dice l’imperatore Adriano – essere responsabili di fronte alla bellezza – attraverso le fantastiche storie possiamo contemplare le stelle”.
Anche Sveva Alviti attrice divisa tra l’Italia e la Francia madrina della serata di apertura della mostra spende frasi d’amore e sogno: “Tempo per noi spazio nostro. In questa sala, su queste poltrone, iniziamo un viaggio verso luoghi che conosciamo o forse no, in una dimensione di libertà.”
Ed infine Isabelle Huppert presidente della giuria di Venezia 81 che assegnerà il Leone d’oro ha dato il via alla mostra parlando un po’ in italiano,”è un grande onore essere qui”, in inglese e in francese “Ma – dice – c’è un linguaggio comune che tutti condividiamo, una lingua intelligente, universale che non esclude nessuno, anche virtuosa, che può sbagliarsi ma si tratta di una lingua che ci da’ speranza e che merita di restare in vita: la lingua del cinema”.
Alberto Barbera, in maniera molto più concreta, trae quest’anno il succo di tutto il lavoro fatto in questi 12 anni di direzione artistica della mostra: “Un lavoro che dura mesi e mesi, senza sosta. Io passo la maggior parte dell’anno vedendo film, mattina, pomeriggio e sera. C’è anche una grandissima attività di scouting da collaboratori ed esperti dei singoli paesi del mondo che ci mandano film da vedere”.
Tiene a sottolineare che è un lavoro sistematico, in profondità, di aggiustamento anno per anno, di costruzione di rapporti, con produttori, registi, autori e venditori dei film che dice “ormai gestiscono la maggior parte dei film più importanti”.
E conclude spiegando che la 81esima mostra è “specchio del cinema di oggi vitalissimo, che sta cambiando, ricco novità di ricerca di volti nuovi, inaspettati e inediti che sono il domani del cinema”.
Per tornare al film di apertura “Beetlejuice Beetlejuice”, alla proiezione per la stampa ha ricevuto applausi, risate ed erano presenti diversi colpi ad effetto. Non tutti i critici hanno espresso lo stesso pensiero. Per alcuni è stato abbastanza deludente, rispetto al precedente, un cult più libero ed eccentrico. Vi si narrano le vicende della famiglia Deetz, oltre trent’anni dopo, in un continuo rimando tra mondo degli spiriti e mondo reale. Lydia Deetz (Ryder), che era la protagonista della precedente pellicola e da ragazzina goth era in grado di avere rapporti con il modo degli spiriti che infestavano la casa di Winter River, ora conduce un programma sulle ghost house e le capita di rivedere nel pubblico Beetlejuice (Michael Keaton) lo “spiritello porcello” e politicamente scorretto che aveva sposato tanto tempo prima e che è l’annuncio di una nuova morte in famiglia. Nella vecchia casa si ritrovano così tre generazioni: mamma Delia (Catherine O’Hara), Lydia e Astrid (Jenna Ortega). La Bellucci, nuova entrata, è invece una vecchia sposa di Beetlejuice, fatta a pezzi dal marito e tornata intera ma graffettata, così come è nuovo il personaggio di William Dafoe, il detective fantasma. Tim Burton ha “ritrovato la voglia di fare cinema con questo film”, dopo essersi, dice, un po’ perso negli ultimi tempi.
(Caterina Grazioli)