Venezia. La competizione per accaparrarsi il Leone d’oro comincia con una star come Angelina Jolie. La biografia di Maria Callas “Maria”, spiega il regista, sceneggiatore e produttore cileno Pablo Larraín, non avrebbe potuto essere realizzata senza un’interprete all’altezza.

Angelina_Jolie__Credits_Pablo_Larra

La Jolie, che per la sua interpretazione potrebbe essere candidata all’Oscar, spiega che per lei il problema è sapere se è stata abbastanza brava per i fans dell’opera e della Callas, per non deludere chi l’ha sempre amata. “Non volevo deludere la sua memoria”.

“Spero che le persone si possano avvicinare all’opera. Io ero più punk ascoltavo i The Clash” dice ancora l’attrice. Fatta oggetto di fuoco di fila di domande alla conferenza stampa..

La divina – morta a 53 anni il 16 settembre del ‘77 – è raccontata negli ultimi sette giorni della sua vita, mentre cerca di ritrovare la voce che ha perduto, rivede la sua vita, la travagliata infanzia, i suoi successi nei teatri di tutto il mondo (Covent Garden, il Met, La Scala, la Fenice di Venezia dove tutto è cominciato), il tormentato amore con Aristotele Onassis. Ci sono le sue più famose interpretazioni come la Traviata, Madama Butterfly e la Norma. La Jolie, che ha dovuto esibirsi nei modi della cantante lirica (con playback), spiega di essersi ispirata tramite le lezioni che ha ascoltato della stessa Callas che ha fatto l’insegnante: “Quando ci si avvicina all’opera si deve mettere una “camicia di forza” si deve essere disciplinati e solo alla fine arriva il personaggio”.

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Nel film anche due attori italiani che si sono lanciati sul mercato internazionale: Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher che danno volto alla domestica Bruna e al tuttofare Ferruccio, figure che l’hanno accompagnata per tutta la vita. La pellicola accolta con buoni applausi alla proiezione della stampa, a leggere i commenti non ha conquistato i critici, che si sono chiesti quale rappresentazione si è voluta fare della Divina: l’eccentrica pazzoide o una figura imbalsamata e consumata dalla vita, letteralmente, smagrita e imbottita di sonniferi. Anche la Jolie, poco mediterranea, forse non ha unanimemente convinto nel calarsi nei panni di Maria. Il regista, che aveva già dedicato due film ad altre grandi donne come Jackie Kennedy e Diana Spencer, spiega di avere semplicemente voluto celebrare questa grandissima cantante lirica attraverso i ricordi, gli amici e “soprattutto il suo canto”.

L’altro film in concorso è “El Jockey (Kill the Jockey)” del regista argentino Luìs Ortega. Prodotto, tra gli altri, da Benicio Del Toro, è una commedia visionaria con Nahuel Pérez Biscayart, Úrsula Corberò e Mariana Di Girólamo.

“Nelle persone non esiste un centro. Il mio film si concentra proprio su questo: non è necessario sapere tutto, la vita è un miracolo che non ha bisogno di troppe spiegazioni”.

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Remo Manfredini è un fantino dalle doti eccezionali ma che sta vivendo un momento buio, è dipendente dalle droghe e dall’alcol, intontito la maggior parte del tempo, tutto questo mentre la fidanzata Abril, anche lei fantina, è rimasta incinta. Il rapporto tra i due sembra vacillare, anche per la presenza invadente di un trio di malavitosi guidati dal boss Sirena che gestiscono i cavalli da corsa e per i quali Manfredini è una fonte di guadagno irrinunciabile. Così, quando lui ha un terribile incidente, e perde memoria e identità, lo cercano ovunque per le vie di Buenos Aires, dove lui vaga vestito da donna, con una pelliccia rubata in ospedale e la testa fasciata. Una situazione grottesca. E uno sguardo profondo su Buenos Aires. Libero dalla propria identità, inizia a scoprire il suo vero io. Ma Sirena è determinato a stanarlo. Vivo o morto.”Tanto più intenso il mondo interiore del personaggio, quanto più violento lo scontro con l’esterno. In cerca della salvezza, il fantino cambierà più volte identità, cercando di raggiungere la libertà grazie all’una o all’altra. Inoltre è una storia d’amore che parla del fatto di come amare” chiosa ancora il regista.

(Caterina Grazioli)