Venezia. “Iddu – L’ultimo padrino” è l’ultimo film italiano in concorso alla mostra, in questo giovedì piovoso che si avvia alla conclusione dell’81^ edizione. Iddu è Matteo Messina Denaro, il boss mafioso siciliano latitante per oltre 30 anni fino all’arresto a Palermo nel 2023.
Film concepito anni prima dell’arresto di Matteo Messina Denaro: Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, i registi, spiegano: “C’è stato uno studio lungo e faticoso per ricercare materiali sulla figura di Matteo Messina Denaro. Era stato sottovalutato come criminale e non ce n’era molto, a parte i pizzini e poco altro Abbiamo poi trovato un carteggio di una decina di lettere che MMD scambia con l’ex sindaco del suo paese Castelvetrano, parlando anche di sè”. “Il ritratto che emergeva era di uno strano e infantile narciso. Il sindaco sembrava una maschera della commedia all’italiana”. Con questi elementi hanno lavorato gli autori che, dopo l’arresto del mafioso, quando le informazioni su di lui si sono moltiplicate, hanno potuto constatare che il ritratto che ne avevano fatto era attendibile.
Elio Germano presta il volto a MMD, mentre Toni Servillo a Catello, l’ex sindaco con cui il mafioso latitante scambia il carteggio. Dice Servillo: “Un personaggio grottesco. Ci si chiede. ma come è stato possibile che tali figure abbiano tenuto in scacco una regione e lo stato italiano per tanto tempo?”. Altri interpreti Daniela Marra, Barbora Bobulova, Giuseppe Tantillo, Fausto Russo Alesi, Antonia Truppo, Tommaso Ragno.
Matteo (Elio Germano), mai chiamato per cognome, parla per pizzini, scritti di getto, rispondendo solo a chi merita risposta, con l’aiuto di una donna (Barbora Bobulova) che lo ospita a casa sua. Intanto, dopo aver scontato diversi anni di prigione per mafia, torna libero Catello Palumbo (Toni Servillo), omuncolo conosciuto in paese come “il preside”. Soprattutto, lo conoscono bene i servizi segreti, che provano a sfruttarlo, essendo Catello una sorta di padre putativo per il latitante. Catello è costretto a collaborare ed inizia a scambiare con Matteo i famosi pizzini. Ciononostante, l’azzardo diventa sempre più rischioso. Il film non pare avere convinto i critici che vedono un alternarsi di registri, dallo squarcio realistico, al favolistico, al contrappunto farsesco, che non risultano amalgamati, con un effetto straniante. Anche l’aspetto di film di denuncia risulta sottotono.
10 ottobre nelle sale con 01 Distribution.
“Stranger eyes” di Siew Hua Yeo, anch’esso in concorso giovedì, arriva dalla cinematografia di Singapore per la prima volta a Venezia (prodotto anche da Taiwan). Osservare ed essere osservati, costantemente. In questo thriller si sondano le ambiguità generate dal vivere sotto stretto controllo.
Il regista, già autore del neo noir “Huàn tǔ (A Land Imagined)”, 2018, vincitore del Pardo d’oro al Festival di Locarno, in conferenza stampa spiega l’ispirazione del film: “Vivo a Singapore, che è una città densamente popolata. Ci sono grattacieli costruiti uno vicino all’altro. Guardo i miei vicini di casa che vivono di fronte a me e loro vedono me. Sappiamo le nostre routine. Inoltre ci sono tantissime telecamere di sorveglianza ovunque. Il rapporto del vedere ed essere visti fa parte della mia realtà. Viviamo in tanti in piccoli appartamenti, ma non abbiamo intimità, siamo alienati uno dall’altro. Voglio presentare i punti di vista. Osservare gli altri con più profondità”.
Dopo la misteriosa scomparsa della propria bambina in un parco giochi, una giovane coppia inizia a ricevere strani video e si rende conto che qualcuno ha filmato la loro vita quotidiana, persino i momenti più intimi. La polizia mette la casa sotto sorveglianza per tentare di sorprendere il voyeur, ma la famiglia inizia a sgretolarsi a mano a mano che i segreti si svelano sotto lo sguardo attento di occhi che li osservano da ogni parte. Tra gli interpreti gli attori taiwanesi Wu Chien-Ho, Lee Kang-Sheng, Anicca Panna, Vera Chen, Pete Teo, Xenia Tan, Maryanne Ng-Yew. La vicenda per alcuni critici è serrata e coinvolgente, per altri un po’ deludente.
C’è un altro M presentato oggi, dopo Matteo Messina Denaro, un’altra figura nera del Belpaese: Mussolini. Con la serie tv “M – il figlio del secolo”, fuori concorso. E’ tratto dall’omonimo libro di Antonio Scurati, premio Strega, qui anche sceneggiatore insieme a Stefano Bises, Davide Serino. “L’intento non era quello di trasmettere un messaggio, non voglio mettermi sul pulpito, ma presento una storia e permetto agli spettatori di decidere” spiega Joe Wright il regista della serie (già autore di “Orgoglio e pregiudizio”, “Espiazione”, “L’ora più buia”), che verrà trasmessa su Sky. Per Luca Marinelli, l’M del titolo, la fatica è stata quella di immedesimarsi nel personaggio e di sospendere il giudizio, da antifascista convinto, rispetto a una persona che ha provocato tanto dolore. In 8 episodi divisi in due parti si racconta il periodo dell’ascesa del fascismo dal 1919, anno della fondazione dei famigerati Fasci italiani di combattimento, il movimento politico sfociato poi nel partito nazionale fascista, al 1925, quando il feroce dittatore, ormai preso il potere, pronuncia in parlamento il suo discorso dopo l’assassinio del deputato socialista che si opponeva al fascismo, Giacomo Matteotti. Oltre all’aspetto pubblico viene trattato l’aspetto privato in modo moderno e graffiante, raccontando le sue relazioni personali, la moglie Rachele, l’amante Margherita Sarfatti e altre figure storiche. “Per non dimenticare”.
(Caterina Grazioli)