Imola. “Quando speravamo nella coesistenza pacifica” è il titolo del libro di Giorgio Marabini (casa editrice Mandragora) che verrà presentato martedì 10 settembre, ore 21, alla biblioteca comunale di Imola. Dialoga con l’autore il professor Valter Galavotti. Nel corso dell’incontro Luigi Tranchini leggerà alcuni brani del libro.
Giorgio Marabini è nato a Mosca da padre italiano e madre russa il 22 luglio 1941, un mese dopo l’aggressione nazista e il primo giorno in cui i nazisti bombardarono Mosca dove appunto la famiglia di Marabini risiedeva. Dopo aver vissuto in Russia la sua prima infanzia giungerà ad Imola solo nel 1945 all’età di quattro anni, assieme alla sua famiglia che rientrava dopo un lungo esilio politico vissuto in Austria, Svizzera, Francia, Belgio e Russia. Esilio dovuto alle persecuzioni politiche di cui tutta la famiglia dal bisnonno Anselmo al nonno Andrea fu spesso oggetto per via della propria attività politica spesa a favore dei lavoratori e dei contadini, prima nelle file del Partito socialista, poi nel Partito comunista.
Marabini racconta eventi incontri e aneddoti della sua famiglia a partire dalla capostipite della famiglia, una filatrice del ‘700 nata a Imola quando le truppe di Napoleone invasero Imola e la Romagna. Gli avvenimenti principali della sua vita partono dall’infanzia in Russia negli anni ’40, per portarci poi al periodo milanese negli anni ’50 fino alla giovinezza e maturità a Imola. in Romagna e all’estero.
Inizialmente, ad una prima lettura, il libro potrebbe disorientarci per la rapidità dei passaggi cronologici e per la sovrabbondante ricchezza dei riferimenti storici, politici e letterari , ma ad una lettura più approfondita si entra in sintonia con l’autore e si comprende come lui segua un suo particolare filtro della memoria che ci permette di entrare dentro un mondo fatto di relazioni ,di sentimenti, di visioni per scoprire le connessioni fra periodi e personaggi diversi . Appare evidente al lettore che non si segue in modo meccanico la cronologia storica; il tempo diventa un tempo prevalentemente interiore , un flusso di coscienza a cui si abbandona in libertà .
Certamente Marabini mette a centro della sua narrazione gli eventi della sua vita personale, una vita ricca di esperienze e di episodi molto significativi, ma questi momenti autobiografici si intrecciano continuamente con i grandi eventi della storia: l’invasione napoleonica, il Risorgimento. la prima e la seconda guerra mondiale, la rivoluzione russa, la guerra fredda…
Particolare attenzione, come dimostra il titolo, viene data alla cosiddetta coesistenza pacifica tra i blocchi dell’Est e dell’Ovest che maturò tra a gli anni ’50 e ’60 ed ebbe per protagonisti il segretario del Partito comunista sovietico Nikita Kruscev e il presidente americano John Fitztgerald Kennedy. Il lento disgelo tra le due superpotenze fece sperare in una nuova fase per l’umanità basata sul dialogo e su una coesistenza competitiva capace di risolvere i problemi mondiali della fame e della miseria e progredire nel campo scientifico e tecnico-spaziale.
C’è dunque nell’autore un intreccio molto forte tra microstoria e macrostoria, tra le vicende biografiche e familiari e la grande storia, già presente nella sua famiglia attraverso personaggi imponenti come il bisnonno Anselmo Marabini e il nonno Andrea, grandi protagonisti degli avvenimenti politici dell’ultimo secolo.
Non dimentichiamo che Anselmo Marabini, dopo avere aderito alla sezione italiana della Prima Internazionale, fu tra i fondatori del Partito Socialista Italiano al Congresso di Genova del 1892, fu eletto alla Camera nel 1919, partecipò poi alla scissione della frazione comunista e alla successiva fondazione del Partito Comunista d’Italia diventandone autorevole dirigente.
L’orgoglio e la fierezza delle proprie radici traspaiono con grande evidenza in alcuni episodi.
Ad esempio quando ricorda la conquista del comune del 1889 da parte di una coalizione socialista e repubblicana che vide come protagonisti oltre ad Anselmo Marabini, Andrea Costa e Luigi Sassi; oppure quando menziona il commovente discorso, un vero e proprio inno alla libertà, che Anselmo Marabini pronunciò davanti ad una folla immensa radunata in piazza Matteotti quando al suo rientro a Imola nel 1945; oppure ancora quando Giorgio emozionatissimo entra nel consiglio comunale di Imola accompagnato dal nonno Andrea che era stato a sua volta consigliere comunale, come lo era stato per la prima volta Anselmo nel mitico 1889.
Si tratta dunque di un libro importante, sia perché racconta con uno stile elegante e vivace la storia di una grande famiglia imolese che ha segnato profondamente la nostra identità, sia perché Giorgio, prendendoci per mano col garbo che lo contraddistingue, ci consente di attraversare quasi due secoli di storia vissuti tra la Russia e l’Italia (ma non solo..) ponendo però Imola sempre al centro della propria mappa sentimentale.
L’autore che ci guida in questo viaggio è un uomo colto gentile, curioso, con una mentalità profondamente cosmopolita. Un uomo che non ha mai cessato di porsi delle domande e cercare delle risposte a problemi cruciali del nostro tempo.
Non a caso il libro termina con queste parole: “Anselmo e la sua generazione ci hanno lasciato, io penso, un mondo migliore di quello che avevano trovato e con più speranza, perlomeno un periodo, il ‘domani’ era o si aspettava migliore dell’ ‘oggi’ e soprattutto speravamo in una Pace dell’Universo lunga, eterna. Ma io con la mia generazione che cosa lascio e che cosa lasceremo ai nostri figli e nipoti? Io non lo so e cerco ancora di capire che cosa abbiamo fatto finora e se abbiamo ancora il tempo di fare qualcosa. Vedremo o meglio vedranno i posteri“.