E’ inaccettabile che la nuova tragedia che ha colpito i territori emiliano – romagnoli stia diventando il tavolo di una tribuna politica di bassissimo livello. Decine di migliaia di persone stavano ancora combattendo con l’acqua e il fango che il ministro della Protezione civile Nello Musumeci e il sottosegretario Galeazzo Bignani non hanno saputo fare di meglio che scatenare una polemica assolutamente fuori luogo nei tempi e nei modi. Si ha avuto la netta sensazione che non si aspettasse altro per colpire pesantemente il centrosinistra alla vigilia delle elezioni per il Presidente della Regione. E con essi una terra che in un anno e mezzo ha vissuto tre drammatiche alluvioni, rialzandosi dopo il maggio 2023 in maniera quasi miracolosa con pochissimi aiuti.

Traversara (foto Emilia Romagna Meteo)

L’apice di una polemica che non si è mai placata dai mesi successivi all’alluvione del 2023, a cominciare dall’inspiegabile ritardo nella nomina del Commissario straordinario e continuata nei mesi successivi in un rimpallo di responsabilità senza fine.

Ciò che fa arrabbiare ancora di più è la visione di breve periodo, che limita la discussione a ciò che non si è fatto da un anno a questa parte, quando il problema è cosa si è fatto troppo (la cementificazione) e cosa si è fatto troppo poco (in termini di manutenzione del territorio) nei decenni passati e, purtroppo, cosa si continua a non fare per mettere in sicurezza i territori. E questo non vale solo per l’Emilia Romagna…

Tornando a noi ci sono però alcuni dati di fatto che dovrebbero fare riflettere e capire che non è più rinviabile il cambiamento di rotta.

L’Emilia Romagna è una delle regioni con il più alto consumo di suolo.

In Emilia Romagna la spesa in conto capitale per l’ambiente – settore in cui sono compresi gli interventi per l’assetto idrogeologico e la conservazione del suolo, per la protezione dei beni paesaggistici, a sostegno delle attività forestali e la gestione di parchi naturali – delle Amministrazioni pubbliche centrali e locali nel decennio 2010-2020 è scesa del 41% rispetto alla media 2001-2010, con una maggiore accentuazione rispetto al -37,4% medio nazionale.

L’Emilia-Romagna è la Regione con la maggior quota di popolazione esposta al rischio di alluvioni di media entità, ben il 62,5% a fronte di una media nazionale dell’11,5%.

In Emilia-Romagna ci sono una sessantina di casse di espansione, in gran parte in Emilia, che possono raccogliere fino a 66 milioni di metri cubi di acqua. Altre sono in attesa di essere costruite, siamo in ritardo. Certo le casse di espansione da sole non sono la soluzione, soprattutto se cade una quantità di acqua come quello di un anno fa e dell’ultima questa settimana, tuttavia possono aiutare a limitare i danni.

Ed è chiaro che il singolo intervento non basta a mettere in sicurezza un territorio fragile come il nostro, come si dice da tempo serve un grande piano di manutenzione che tenga conto di tutte le sue fragilità e che le affronti con le competenze e gli strumenti oggi a disposizione.

Di fronte all’ennesima tragedia ci saremmo aspettati un profilo molto basso della politica, poche parole e molti fatti urgenti. Invece mentre l’acqua continua ad invadere città, paesi e abitazioni, la politica litiga, con l’eccezione dei sindaci coinvolti che ci mettono la loro faccia e fanno ciò che possono.

E’ però giunto il momento del punto e a capo. E’ ora di chiudere il sipario di questo teatrino indecente, anche per rispetto di chi ha perso la vita e dei tanti che sono ancora sott’acqua. Lo dobbiamo chiedere tutti, a cominciare proprio da quei sindaci che in questi anni sono stati sulle barricate da soli, e noi cittadini che non ne possiamo più di queste drammatiche immagini inframmezzate da spot elettorali insopportabili.

E’ ora di mettere sul tavolo ciò che è stato fatto e ciò che ancora si deve fare per mettere in sicurezza un territorio che ha già dato molto e troppo in termini di consumo. Le reali esigenze di sviluppo devono guardare sempre di più alla tutela e alla riqualificazione del territorio. Dobbiamo decidere che tipo di economia vogliamo in questa epoca di eventi estremi. E cominciare ad investire per mettere in sicurezza il territorio, non con misure tampone ma con opere che possano contrastare davvero la furia della natura.

Il rimpallo di responsabilità e le accuse reciproche valgono meno di zero, servono dei fatti. E i fatti sono rappresentati da lavori che partono e che finiscono. Da strade finalmente sistemate senza più viabilità alternate. Da versanti di montagna messi in sicurezza. Da casse di espansione e da corsi di fiumi e torrenti con argini adeguati e con pulizie fatte a regola d’arte. E così via.

Se c’è ancora una classe politica seria che voglia mettere davanti l’interesse del Paese non il proprio batta un colpo. In caso contrario non ci resta che attendere con una crescente preoccupazione la prossima settimana di pioggia.

(Valerio Zanotti)