“Accidenti!”, sbottò Andrea quando la carpetta gli scivolò, i documenti contenuti si sparpagliarono sull’asfalto dell’attraversamento pedonale e si dovette chinare per raccoglierli.

“Aspetta, ti dò una mano – gli disse un ragazzo proveniente dalla parte opposta, che si chinò a sua volta -. Brutta giornata, a quanto vedo…”.

“Non me ne parlare -rispose Andrea -. Già la vita è piena di problemi, poi tutta questa burocrazia fa ancora più impazzire”.

“Effettivamente a volte verrebbe voglia di mollare tutto e di andarsene agli antipodi”, confermò l’altro.

Andrea lo fissò e il ragazzo riprese: “Agli antipodi significa il più lontano possibile da qui, praticamente all’altro estremo del mondo, dove magari iniziare una nuova vita”. Detto questo l’interlocutore tacque e riprese a raccogliere i documenti, inducendo Andrea a fare lo stesso. Quando ebbero terminato, il ragazzo si accomiatò con un ‘Ecco fatto’, senza neanche essersi praticamente presentato.

Quella sera Andrea aveva ancora in mente ciò che il misterioso ragazzo gli aveva detto sugli antipodi, l’altro estremo del mondo, e su Internet scopri che, rispetto alla loro città, questo posto si trovava sulle isole Chatham, arcipelago al largo della Nuova Zelanda. Spinto dalla curiosità, cominciò a documentarsi.

Isole Chatman (foto Nasa – Pubblico dominio, da Wikipedia)

“Le isole sono collinari, con zone costiere che comprendono scogliere, dune, spiagge e corsi d’acqua. La vegetazione naturale delle isole era in passato un misto di foreste, brughiere e paludi, ma oggi la maggior parte del territorio è coperto di felci o pascoli, sebbene vi siano ancora alcune zone di fitta foresta, aree di torbiere e altri habitat”, cominciò a leggere Andrea su Wikipedia. Non essendo molto popolate, le Chatham sembrano consentire pace e tranquillità, come si intuisce da alcune immagini.

Una veduta delle isole (foto Ville Miettinen from Helsinki, Finland, da Wikipedia)

Il mattino seguente il postino si presentò alla porta. La risposta del Cnr, relativa al progetto di ricerca presentato da Andrea, dopo mesi di attesa era finalmente arrivata. Strappandola in mille pezzi dopo averla letta, l’uomo era furioso: “E meno male che mi avevano detto che c’erano buone possibilità!”, esclamò.
Per sbollire uscì di casa per prendere aria e, vagando senza meta, si trovò a passare davanti a un’agenzia viaggi. Vi entrò.

“In che modo posso aiutarla?”, gli chiese una ragazza dalla sua scrivania.
“Vorrei raggiungere le isole Chatham, Nuova Zelanda, viaggio di sola andata”, le rispose Andrea.
“Un trasferimento nell’altro emisfero  – commentò ridacchiando la tour operator -. Bene, devo prenotarle un volo fino ad Auckland e uno da lì alle isole”.

L’aereo decollò e Andrea sentì di lasciare a terra problemi, delusioni e difficoltà, o almeno così gli piaceva pensare. Al termine del lungo volo l’uomo giunse su una delle isole Chatham, dove aveva comprato una casetta sulla spiaggia, con una boscaglia alle spalle.
“Finalmente  – disse osservando le onde dell’oceano -. Ora potrò ricominciare da capo”.
“Ti troverai sicuramente bene qui – lo apostrofò una ragazza mora dalla carnagione leggermente scura, comparsa accanto a lui dal nulla -. Mi chiamo Jessica ed abito nel villaggio Maori dall’altra parte della boscaglia. Vieni, attraversiamola, così ti faccio conoscere i miei genitori e la mia gente. Non vorrai vivere il resto della tua vita tutto solo?!”.
“Ok – rispose Andrea sorridendo -. Mi farà sicuramente piacere conoscere i nuovi vicini! Ragazzi, si comincia una nuova vita? Ai posteri l ‘ardua sentenza!”.

(Marco Martelli)