“Smettiamola di chiamare emergenza climatica fenomeni che sono ormai diventati ordinari, una costante climatica. Forse ragionando in questa maniera, cambiando radicalmente punto di vista, si riuscirà finalmente a cambiare approccio e a ragionare in termini di piano strutturale di interventi e di opere” – commenta Luana Tampieri, presidente di Cia Imola, dopo aver trascorso la giornata del 21 ottobre non solo a raccogliere segnalazioni delle aziende agricole, in particolare nelle zone di pianura attorno a Castel Guelfo, Giardino e Sasso Morelli dove il Sillaro è esondato in più punti, ma anche a guardare i suoi campi che si trovano proprio in quelle zone nuovamente allagati per la scarsa manutenzione dei corsi d’acqua.
“Siamo consapevoli – continua Tampieri – che la nostra regione ha un alto rischio idrogeologico e che probabilmente nessun sistema idraulico riuscirebbe a reggere una tale quantità di pioggia caduta in poche ore, peraltro su terreni già intrisi d’acqua. Non è nostra intenzione puntare il dito su nessuno, ma la misura è davvero colma e non si può più pensare di aggiustare tutto con le manutenzioni ordinarie e straordinarie dei fiumi: serve un piano di opere e infrastrutture adeguate a questo clima, il clima della pianura padana, non solo e non più una serie di interventi straordinari. Qui di straordinario, ormai c’è solo la burocrazia che occorre per ottenere i risarcimenti, ricordo che stiamo ancora aspettando quelli del 2023, e la lentezza di intervento a tutti i livelli istituzionali”.
Nelle scorse settimane l’associazione agricola ha incontrato i candidati sindaci di entrambi gli schieramenti per portare all’attenzione proprio le esigenze infrastrutturali del territorio per superare i problemi idraulici, legati anche alla fragilità estrema di alcune zone collinari.
“Cia Imola sta dialogando con tutti i rappresentati istituzionali, indipendentemente dal colore politico e candidati o meno alle prossime amministrative, per capire innanzitutto quali siano le azioni immediate che si possono fare e chi deve farli perché non sempre è chiaro – conclude Luana Tampieri -. Abbiamo sottolineato che servono anche più controlli sulle manutenzioni che sono di competenza dei privati Poi chiaramente, anche a livello nazionale, la nostra associazione sta lavorando per andare a intercettare i fondi che devono arrivare a livello nazionale ed europeo, perché è impensabile che l’Emilia-Romagna possa farcela da sola: “metterci una pezza” e neanche troppo resistente con le risorse regionali sarebbe impossibile per chiunque governi o si trovasse a guidare tra meno di un mese la nostra regione. Serve uno sforzo collettivo, a partire dalle aziende che devono continuare a segnalare i danni e far sentire la loro voce anche se sono deluse e arrabbiate, per passare dagli amministratori locali che devono poter gestire le pratiche per i risarcimenti fino a Bruxelles dove occorre andare a batter cassa per realizzare opere che mettano in sicurezza i territori, le persone e il lavoro dei nostri agricoltori”.